Lamezia, incontro cyberbullismo al liceo scientifico: "Denunciare a Forze dell’ordine ogni irregolarità"

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Lamezia Terme – Il liceo scientifico di Lamezia Terme, l'Associazione "ConDivisa", il Movimento Antimafia "AmmazzateciTutti", hanno promosso l’incontro "Consenso sociale e consenso social" del quale si è parlato della nuova legge sul cyberbullismo a tutela dei minori che, grazie ad essa, possono direttamente denunciare i loro persecutori. Un workshop per i giovani con il fine di allertarli dal pericolo della rete internet, oramai sempre più social e sempre più frequentata da giovani e non. La rete però non è sempre è un’amica fidata perché, fra like e post si possono nascondere pericolose insidie e attrazioni. Queste lusinghe però possono essere delle ‘esche’ gettate, spesso, dalla criminalità organizzata. A introdurre i relatori l’avvocato Rosanna Cataudo che ha annunciato l’incontro come, “l’inizio di un percorso di educazione alla legalità in una terra, la nostra, dilaniata dal seme della illegalità”. Dopo l’intervento della preside dell’Istituto ‘Galilei’ Teresa Goffredo sulle finalità ultime del progetto volto a prevenire ogni forma di cyber-abuso, si sono susseguiti i pertinenti interventi del Primo Dirigente del Commissariato di Lamezia Terme Marco Chiacchiera.

Chiacchiera ha raccontato il suo percorso professionale che da Perugia, dove ha svolto anche accertamenti sull'omicidio di Meredith Kercher, è arrivato in Calabria lo scorso agosto. “In Calabria - ha annotato - c’è un diverso approccio con le mafie rispetto che al Nord, un esempio è il linguaggio ‘ndranghetistico. Infatti, se esso al Sud si fa valere con gesti spregiudicati e delinquenziali, lo stesso effetto non riesce a sortire al Nord, dove si sviluppano, però, fenomeni legati alla microcriminalità”. Il primo dirigente ha poi invitato a googlare su internet come fatto da lui stesso, la parola mafia per capire cosa sia in realtà e scoprire che, per chi non lo sapesse, “è una mafia presente in tutti e 5 i continenti”. Chiacchiera si sofferma sul termine mafioso arricchendo che, questo malavitoso è “in realtà uno sconfitto e il suo destino è di essere sempre braccato dalle cosche avverse, di poter essere ucciso, di cambiare residenza se collaboratore di giustizia, di rischiare il carcere duro del 41bis e di vedere i  beni illecitamente ottenuti confiscati o sequestrati senza quindi che, né lui né la sua famiglia possano goderne”. “Essere mafioso pertanto non è né dignitoso né onorevole, bisogna fare il bene di questa terra meritevole, ha aggiunto, e ispirarsi a modelli e personaggi positivi”.

L’incisivo intervento di Chiacchiera è stato condiviso dal procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini che si è soffermata a delucidare le normative poste in essere dalla nuova legge sul cyberbullismo del 2016 ed in vigore da quest’anno. Una legge atta a tutelare i minori cui le normative conferiscono agli stessi la facoltà di denunciare chi li attacca. “I social ci portano ovunque, ci aprono le porte della conoscenza ma hanno anche degli aspetti che è bene conoscere”. E, ha rimarcato Chiacchiera, “bisogna essere capaci di tenerli a bada affidandosi alla propria intelligenza e, quando notiamo un sito o qualcosa che non ci convince o, che tende a farci aderire forzatamente a una certa idea segnalarlo, denunciare alle Forze dell’ordine ogni irregolarità informatica deve essere quindi una priorità. Perché, una foto, un post o un like possono rimanere per sempre su internet”. Si tratta, ha ripreso il Procuratore aggiunto, “degli aspetti negativi della rete che possono farci prendere delle vie sbagliate e spingerci in reti pericolose come quelle ‘ndranghetiste che, sempre di più, puntano ad adescare sul web persone e minori”. “Lamezia, purtroppo è una città molto colpita dalla ‘ndrangheta quindi è utile, studiare e far conoscere il fenomeno delle mafie per averne un quadro completo.

Lamezia - ha ricordato ancora la Manzini - vive e ha vissuto momenti tristi e delittuosi”. L’incontro è stato moderato dalla presidente dell’associazione ‘ConDivisa’ Lia Staropoli, per la quale la vera antimafia è costituita da “Magistrati e Forze dell’ordine”, pertanto “fondi e risorse devono andare a loro che garantiscono il bene fondamentale della sicurezza a tutti i cittadini”.

Francesco Ielà

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