Lamezia, iniziativa al ‘Galilei’ per il giorno della memoria: “Annullare è stato il vero senso della Shoah”

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Lamezia Terme – Un totale annullamento della dignità umana con vessazioni e torture, “perché annullare - ha evidenziato la storica d’arte Alessandra Carelli - è stato il vero senso della Shoah”. E’ questo che il campo di concentramento di Auschwitz come altri campi di concentramento e sterminio sono stati. All’ingresso di Auschwitz una scritta: “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”), una frase breve, bella, importante, un miraggio di rosee aspettative, consistita però in realtà, in un simbolo di crudeltà e barbarie perpetrate nei confronti di una parte del popolo ebreo che vi era recluso, e non solo ebrei ma, fra le vittime vi erano anche Rom, omosessuali e i disabili. A commetterle la ferocia criminale eseguita dalla follia nazista, fermata il 27 gennaio del 1945 quando i cancelli del lager di Auschwitz (in Polonia) vennero aperti dall’esercito dell'Armata Rossa, e al mondo vennero rivelati i crimini e le atrocità compiuti contro i prigionieri.  È così che la “non vita” della Shoah (lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista), il Liceo scientifico Galilei (come altre Istituzioni) ha voluto continuare a mantenere viva la memoria di quei giorni alienanti con un’iniziativa: ‘L’arte al servizio della Memoria’alla quale hanno partecipato la studiosa Alessandra Carelliaccolta dagli allievi e dalla dirigente del ‘Galilei’ Teresa Goffredoche ha dato il via al seminario commemorativo, “un momento per ricordare un triste episodio del nostro passato”.

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Il dettagliato viaggio da Auschwitz sino ai giorni nostri con documentazioni storiche e artistiche, quali: murales, opere teatrali e televisive, fumetti, musica e quadri è stato fatto dalla storica dell’arte Alessandra Corelli, che ha illustrato anche quanto sia fondamentale la memoria di quel giorno dove a prendere il sopravvento sono state la follia e la violenza, fatta da un uomo su un altro uomo: “La memoria va trattata con le dovute cautele, perché la storia si ripete e talvolta negativamente, se allora ‘la razza impura’, i pericolosi, erano gli ebrei, ora i nemici sono diventati gli altri popoli che sono ingiustamente segregati o respinti, ‘perché ci rubano il lavoro’ (ma chi andrebbe a raccogliere ora pomodori in un campo? Si chiede La Carelli)”. La relazione della studiosa è continuata enunciando gli aspetti affinché episodi di follia smettano di accadere: “Sono tre gli aspetti da mettere in pratica, ossia conoscere la storia, rispettarne le vittime ed evitare che si ripeta”.

Nel completare la relazione la studiosa ha ribadito come la storia ha sempre avuto un legame inscindibile con l’arte, “l’arte e i suoi autori sono sempre stati dei veri cronisti dei loro tempi, fra gli altri si parla delle opere di Otto Dix, Goya, che hanno rappresentato la crudezza della guerra, Pablo Picasso o degli artisti futuristi quali Marinetti, Sironi, Boccioni, i quali quest’ultimi tre, con le loro opere hanno inteso ‘promuovere’ la guerra”. Un ultimo appunto la studiosa lo ha fatto chiarendo le differenze tra campo di sterminio e campo di concentramento. “I campi di concentramento erano le prigioni dove erano rinchiusi i nemici della patria, mentre i campi si sterminio erano una macabra evoluzione dei primi, nei quali ogni forma di diritto umano era violata”. Alla fine dell’incontro è stato consegnato alla professoressa Michela Cimino un riconoscimento consistente in una targa riportante una frase di Primo Levi”

Francesco Ielà

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