Lamezia, "L'altro giorno ho fatto quarant'anni": Lucio Luca racconta storia del giornalista Alessandro Bozzo a ragazzi liceo classico

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Lamezia Terme - Una pallina da tennis gialla che sta ad indicare il game over di una partita finita ma anche la passione di uno sport che necessita di grande testa. Questo lo sfondo della copertina del libro "L' altro giorno ho fatto quarant'anni" del giornalista e caporedattore di Repubblica Lucio Luca,  edito Laurana presentato al liceo classico F. Fiorentino di Lamezia Terme. Il libro vede anche l'intervento di Roberto Saviano. Una scrittura romanzata, in cui l'autore si confonde in prima persona con la storia tragica di Alessandro Bozzo, giornalista calabrese scomparso 5 anni fa. Storia di coraggio e amore per il proprio lavoro ma anche storia di sacrificio, resistenza, infine dramma. Bozzo, era caporedattore di Calabria Ora, un uomo diligente, con la schiena dritta, a molti colleghi antipatico perché bravo nel suo mestiere, che da un lato amava il suo giornale ma dall'altro lo odiava. Un suicidio,  il suo,  avvenuto il 15 marzo 2013, che come si evince dalla sua ultima lettera è un chiaro segnale al mondo del giornalismo. Proprio lui che,  aveva salvato il giornale,  quando non era rimasto più nessuno,  viene sottopagato dal nuovo direttore,  sceso da Roma a dettare le leggi a chi operava e rischiava ogni giorno sulle proprie gambe in terra di 'Ndrangheta. Non ce la fa più, Alessandro, e chiama col suo gesto, a stare vigili, con gli occhi ben aperti,  ché quanto accaduto a lui,  potrà ripetersi. Storia di vessazioni, di ricatti,  di umiliazioni,  che traccia un mestiere difficile,  specie al Sud, portato avanti con enormi sacrifici, e spesso anche oggetto di critica. 

"Alessandro aveva la sua postazione nel sottoscala - afferma Luca, in una platea di giovani studenti - non accettava comando,  e nel suo lavoro non incidere la politica.  Nel 2010, malgrado il conflitto con l'editore,  cancella la sua vacanza e si mette alla guida del giornale, riorganizza i settori, convince i corrispondenti a restare, per 3 mesi non vede casa, se non la redazione.  La svolta in negativo arriva 2 anni dopo,  quando il nuovo direttore dice ad Alessandro di dimettersi, e che poi lo avrebbe riassunto con stipendio dimezzato. O così o te ne vai. Questo il ringraziamento". Alessandro Bozzo inizia a stare male non appena si rende conto che il suo sogno è stato sconfitto. 15 anni sprecati al vento, dietro un mestiere fin troppo idealizzato. "Un gesto anche nobile,  sebbene molto personale - continua il giornalista di Repubblica e autore del libro,  che di recente ha portato a casa il Premio articolo 21 - da cui emerge un sacrificio in nome di un giornalismo che ha amato, odiato, e amato ancora, quasi una tragedia greca". Un gesto drammatico,  che ha lasciato profondo dispiacere,  ma dietro cui si legge,  chiaro,  l'invito alla consapevolezza.  

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A dialogare con Lucio Luca la blogger Ippolita Luzzo,  che ha organizzato l'iniziativa,  e la professoressa Laura Provenzano. "La Calabria non ha una grande tradizione giornalistica di libertà - afferma la Luzzo - Calabria Ora è esempio di libertà, ma in molti altri casi sappiamo di imprenditori che pretendono si segua una linea, spesso basata sulle regole di alcune famiglie". L'attenzione si è spostata, infine, con le domande e le riflessioni degli studenti sulle dinamiche attuali del giornalismo,  da nord a sud: precarietà, rischio, minacce, querela, tutela e scorta, la ricerca della verità, libertà e necessità. "Un luogo comune da sfatare - aggiunge Lucio Luca - dire che il giornalismo é una casta. Non c'è niente di più vergognoso. Ci sono giornalisti che prendono 4 centesimi a riga, 4 euro ad articolo e lavorano in luoghi pericolosi. Secondo Agicom dei 36mila giornalisti in Italia solo il 27% prende uno stipendio fisso".

Valeria D'Agostino

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