Lamezia, presentato “Il cielo comincia dal basso” di Sonia Serazzi: “Nel libro la sua visione del mondo”

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Lamezia Terme - Sono andato ad ascoltare Sonia Serazzi alla presentazione del suo nuovo libro, “Il cielo comincia dal basso” (Rubbettino editore).

Ho usato il termine libro e non romanzo, o racconto, o diario, perché la prima cosa che colpisce della sua nuova opera letteraria è che si tratta di un genere un po’ sfuggente a conferma che in letteratura ciò che conta non è la storia ma il linguaggio che la racconta e il modo come la racconta.

E che quei centosessantaquattro fogli che si leggono in apnea sono una importante pagina di letteratura credo non lasci dubbi anche a chi, come me, non è un critico letterario ma semplicemente uno a cui piace leggere.

Poi i cultori della classificazione la potranno definire come si vuole: minimalista? Essenzialista? Rimane il fatto che la Serazzi è una che scrive bene, benissimo, perché le sue parole sono oggetto di una cura particolare ed è evidente che lo fa perché è consapevole che la convivenza è sostanzialmente basata sul dialogo e il mezzo che lo permette, le parole appunto, dovrebbero essere trattate bene.

Esattamente il contrario di quello che accade oggi che il pensiero sbrigativo ha preso il sopravvento con un linguaggio rattrappito che non significa niente ma che provoca allucinazioni. Lo dice Rosa Sirace, la protagonista, la sua alter ego del libro: “… mi convinco che questi fogli sono comandi lucenti: bisogna riempirli e girarli, anche nei giorni in cui qualche cardo amaro di pianto ci si infila dentro, quasi fosse un fiore da seccare”.

E poi chi lo dice che nella quotidianità del suo narrare non c’è storia? Semmai è il contrario. Non abbiamo più la storia perché abbiamo perso la quotidianità. E al più la storia di questa terra è diventata un lungo articolo di cronaca nera. Abbiamo perso la capacità di raccontare, ordinatamente e saporitamente, un’esperienza. Il narrare sembra improvvisamente diventato superfluo oramai sommerso dalle immagini. Raccontare stanca, richiede tempo, gusto per il particolare, acutezza visiva e pazienza. L’immagine dà l’illusione del significato istantaneo, globale, la contrazione di una vita in un segno immobile.

Una cosa è certa. Il torrente di immagini ha travolto e sommerso la parola, tende a privarla del suo valore di testimonianza fondamentale, esattamente il contrario di quello che è contenuto in questa piccola scatola magica che è “Il cielo comincia dal basso”.

Sullo sfondo una Calabria altra da quella che anche noi forse ci siamo abituati a vedere e quindi a giudicare, un mondo popolato soprattutto da donne così simili alle nostre nonne e mamme in cui amarezza e ironia verso la vita sono inseparabili.

“Vai che ti guardo…” Me lo dicevano anche mia nonna e mia madre ed oggi grazie a lei so il perché di quello sguardo rassicurante ed esaltante: “Per me l’amore è abitare negli occhi di qualcuno e capire che puoi farci il nido per sempre …”.

Forse tra i versetti della Bibbia che introducono ogni paragrafo avrebbe ben figurato, come misura della sua filosofia letteraria, “In principio era il verbo”. Perché il verbo della Serazzi è la sua visione del mondo.

Claudio Cavaliere

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