Lamezia, Ricrii: secondo appuntamento con “La Marcia” al Teatro Umberto

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Lamezia Terme – E’ andato in scena ieri sera, venerdì 5 febbraio, il secondo appuntamento della rassegna teatrale “Ri-Crii. Ricreare il senso presente” che, con “La Marcia” ha bissato il successo di pubblico registratosi con Patres che ha aperto questa XIII edizione la cui direzione artistica anche per questo anno è stata affidata a Dario Natale.

Al Teatro Umberto, l’opera scritta dal giovane drammaturgo lametino Saverio Tavano (che è anche regista) ha tenuto alta l’attenzione del pubblico sin dai primi minuti dello spettacolo che ha già ottenuto una menzione speciale della giuria del Premio Scintille 2015 Asti Teatro Alfieri- Milano Teatro Menotti con la seguente motivazione: “La giuria del Premio Scintille 2015 ha voluto concedere una menzione speciale alla compagnia Scenari Visibili per lo spettacolo La marcia lunga per la coraggiosa messa in scena di un tema delicato come la criminalità organizzata, attraverso la metafora sportiva e la multirazzialità. La menzione speciale è particolarmente dedicata ai due interpreti”.

Ed è stato così che sul palco dell’Umberto hanno preso vita le storie di culture, lingue e religioni diverse che si sono confrontate nella disperata ricerca di una relazione ma anche di una interpretazione della propria esistenza all’interno di un quartiere dove coesistono bene e male, malaffare e voglia di riscatto.

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Il protagonista, un giovane professore di educazione fisica, è alla ricerca del senso più alto del proprio mestiere, la pura maieutica dello sport, in campi di atletica divenuti non luoghi, punti di spaccio e malaffare. Insieme a lui una giovane donna marocchina in cerca d’identità, attraverso quello che ha sempre saputo fare bene: correre. In una terra non molto differente dal suo Marocco, la Calabria, ostile e selvaggia anche per chi c’è nato e cresciuto, nomade nella sua stessa terra. Il disagio del trapianto in una nuova società, la necessità di appartenere non solo ad una nazione, ma ad un altro substrato sociale, quello del Sud, nel faticoso percorso di identificazione.

Nel professore vi è un passato che non riesce a mettersi alle spalle, il fallimento nel non aver saputo salvare dalla mano nera della criminalità il suo più caro giovane atleta. Ed ora vuole vendicare la sua morte.

Shoefiti (scarpe volanti), è un termine che si riferisce alla pratica di legare tra loro i lacci di due scarpe e di scagliare queste ultime in aria, in modo da farle restare appese ai cavi delle linee elettriche o telefoniche. Le scarpe sono legate tra loro dai lacci e vengono lanciate verso i fili. Il fenomeno prende il nome dall’unione delle parole “shoe” (scarpa) e “graffiti”. Questa pratica al sud Italia è usata dalle bande criminali per commemorare un loro membro vittima di un omicidio. Così il professore vuole vendicare “poeticamente” la morte dell’allievo, allenando la giovane italo-marocchina, facendole compiere l’acrobazia nel giorno della marcia lunga di San Francesco.

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