Lamezia: Trame 4, la lunga battaglia antimafia di Gian Carlo Caselli

trame-4-caselli.jpg

Lamezia Terme – Ospite di Trame 4 a Teatro Umberto è stato Gian Carlo Caselli che ha presentato il suo libro scritto con Antonio Ingroia “Vent’anni contro. Dall’eredità di Falcone e Borsellino alla trattativa”. Questo libro, come esordisce il giornalista d’inchiesta Andrea Purgatori, “E’ una dichiarazione d’amore per la città di Palermo dove, l’ex procuratore capo della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, ha lavorato per sette anni. Caselli si insediò a Palermo il 15 gennaio del 1993, un giorno particolare perché quel giorno fu arrestato Toto Riina; un battesimo quindi, che lascia senza fiato”.

trame-4-caselli-bis.jpg

“Io - dice Caselli - sono arrivato a Palermo per una mia domanda di trasferimento. Ho fatto questa richiesta perché dopo le stragi del 1992, in particolare del giudice Falcone a Capaci (23 maggio 1992) e del giudice Borsellino in via D’Amelio (domenica 19 luglio 1992), nel nostro Paese sembrava tutto perduto e volevo dare il mio apporto. Il capo dell’ufficio dove lavoravano Falcone e Borsellino - continua Caselli - dopo i tristi eventi culminati con le stragi, disse, in un’intervista, con sconforto: "È tutto finito, non c’è più niente da fare" Parole forti, parole che rappresentavano la disperazione di un’intera nazione, pensavamo che i vincitori fossero loro, i mafiosi, gli stragisti. Ma, il Paese aveva bisogno di risollevarsi. C’era bisogno di un'unione nazionale forte, e i politici, finalmente uniti, fanno delle leggi importanti sui pentiti, come l’istituzione del carcere duro per i mafiosi (il 41bis) per contrastare e dare la giusta risposta alle minacce della mafia. Questi e altri provvedimenti restrittivi hanno dato speranza alla Magistratura e ai cittadini per fronteggiare al meglio il malaffare che da circa due secoli affligge la nostra società e renderla più vivibile, abolire la zona grigia, la brutta politica gestita fra corrotti e malavitosi, prevenire il moltiplicarsi del fenomeno nelle grandi città perché la mafia è entrata nelle città del Centro Nord da più di 30 anni, Dalla Chiesa lo affermava già nel 1983, e in questi 30 anni il fenomeno, come emerge da indagini e inchieste giudiziarie, si è radicato; un fenomeno che va monitorato stroncando la corruzione. Se la mafia non fa notizia, diventa un fenomeno secondario. L’antimafia - conclude Caselli - non è solo repressione e ‘mettere manette’ ma è anche fare sana cultura sociale, in quanto questo fenomeno impedisce lo sviluppo del sud. Occorre discutere delle storture e fare valere la verità e i principi di legalità”.

Francesco Ielà

© RIPRODUZIONE RISERVATA