Lamezia: Veltri e Varano raccontano la “Vil razza dannata” della terra di Calabria

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Lamezia Terme - Cercare di raccontare la Calabria in maniera chiara, onesta e fuori dai luoghi comuni. Questa è l’operazione che hanno tentato di fare, mettendo a confronto quello che scrivevano della Calabria nel 1950 i grandi intellettuali italiani con quelli più attuali. Loro sono due giornalisti, Aldo Varano e Filippo Veltri, il libro è “Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresi”, (Città del Sole Edizioni) presentato a palazzo Nicotera dall’associazione culturale InOper@ e dal Sistema Bibliotecario. E’ una provocazione quella di Varano e Veltri. Per quest’ultimo “Oggi c’è un modo diverso di fare questo mestiere. A volte sbagliato perché si riduce a un mordi e fuggi e che si ferma solo sulle superficialità. Il mondo dell’informazione negli anni ‘50 inviò grandi firme per le inchieste calabresi con grandi intellettuali, e via via questa tradizione – conclude - è andata scemando mentre questa professione deve essere fatta con onestà intellettuale”. Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresi”, il titolo del libro, è “un allusione al fatto che vi sia una lettura ormai antropologica degli avvenimenti che succedono in Calabria”, spiega poi Varano.  “Non c’è una lettura innestata sui processi storici reali che presume un’ identità, nota disciplina inesistente in cui sono bravissimi tutti i piazzisti, che è, l’identità dei calabresi e che determina la storia della Calabria. C’è da molto tempo un cattivo racconto della regione, una sostituzione ideologica e di pregiudizi, talvolta interessata, anziché un analisi delle tragedie reali che ovviamente ci sconvolgono. La ‘ndrangheta esiste. E’ molto più feroce di quanto si immagini, più devastante e secondo me, molto più vincibile di quanto si sostenga”.

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La domanda giusta da farsi dice è “perché non siamo riusciti ancora a vincerla? E’ l’interrogativo senza il quale ci si trova a navigare in un mare di incertezze, che non servono a niente e bisogna stare attenti che non diventi come i denti. Che fa male quando spunta. E serve a un sacco di gente per mangiare” conclude Varano. Il libro è un’ attenta analisi delle narrazioni della regione di ieri e di oggi. Non solo. E’ anche un’inchiesta che, decostruisce tante rappresentazioni “false e tendenziose” che si sono fatte sui Calabresi e chiama in causa le responsabilità della classe politica, imprenditoriale e intellettuale che “ha trovato l’ alibi dell’auto-razzismo e non ha fatto i conti con le soggettive deficienze. Si è giustificata scaricando tutte le responsabilità sulle condizioni storiche e geografiche definendole i macigni della mancata crescita civile e sociale di questa regione”. Nel volume è presente una ristampa dei saggi pubblicati nella rivista Il Ponte, diretta da Piero Calamandrei, del 1950 con un numero dedicato alla Calabria con gli scritti di Corrado Alvaro, Mario La Cava, Giuseppe Isnardi, Umberto Zanotti Bianco e che colgono la portata storica con “il meglio della cultura e dell’intellettualità italiana”. Emerge in questo libro, l’esigenza di un “racconto normale e coraggioso”, che metta insieme la denuncia del male con il racconto che ha voglia di riscatto. E mette in rete le tante esperienze positive come incipit di una nuova narrazione.

Maria Arcieri

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