Lamezia, "Viaggio in Calabria" tra le bellezze sconosciute: "C’è bisogno di nuovi narratori per una storia diversa”

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Lamezia Terme – Un convegno per mettere in risalto le “Bellezze sconosciute o dimenticate” della Calabria, quello organizzato dall’Associazione Culturale Felice Mastroianni, al Salone della Chiesa del Rosario, in collaborazione con Rubbettino Editore e con la supervisione di Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale di Milano. Un incontro, diviso in due sessioni, servito per mettere a fuoco le tematiche di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale della regione. A presentare l’evento, che nel pomeriggio ha visto anche la presenza del filosofo Stefano Zecchi, è stata l’archeologa Marta Novelli. Numerosi gli spunti e gli stimoli emersi durante la giornata, che al mattino ha visto la partecipazione di alcuni gruppi di studenti, e all’orario di pranzo anche la tesi di Ottavio Cavalcanti, antropologo culturale a proposito del ‘mangiare, bere, dormire su impervi sentieri tra le spire del tempo’. 

Il tema della ‘bellezza’ quale motore di ricerca e di crescita per più generazioni e di sviluppo del proprio territorio, in un’ottica di unità nazionale. A questo proposito si è parlato di un nuovo ‘Rinascimento’ della società civile. “Questa regione non è di meno ad altre – ha affermato in apertura dei lavoro il dottor Antonio Butera, attuale Presidente dell’Associazione Culturale Felice Mastroianni – quanto a bellezza, vivacità culturale, tesori da scoprire”. Compito del convegno la contestualizzazione, il dare voce a questa molteplicità di temi. Un’identità, quella calabrese, su cui occorre continuamente riflettere.

A parlarne per primo è stato Stefano Zuffi, storico dell’arte, ponendo l’attenzione sull’architettura bizantina. “Abbiamo una storia millenaria – ha detto Zuffi – fatta di separazioni, contrasti, guerre, che hanno provocato un continuo cambiamento nelle identità locali, è necessario avere delle radici per valorizzare la propria identità”. Cattolica di Stilo, abbazia di Scolacium, Cattedrale di Gerace, S. Maria del Patire. Sono solo alcuni dei posti citati. Un accenno anche ai libri e ai programmi ministeriali, sui quali si resta spesso intrappolati,  tralasciando la possibilità di entrare nell’arte del territorio. Non è mancata occasione per discorrere di iconografie, e del Codex Purpureus Rossanensis. “Un tesoro formidabile – ha spiegato Zuffi – contiene i vangeli di Marco, una lettera, il canone dei quattro evangelisti, codex non meno importante dei Bronzi di Riace, certificato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. 

Conoscere il proprio patrimonio e poi saperlo raccontare – ha proseguito – non basta tenerselo per sé, è importante riuscire a trasmetterlo con serenità”. A leggere alcuni brani, tratti dal libro ‘Alla ricerca del tempo felice’ di Pasquale Tuscano, oggi assente, è stata Laura Nicotera. La letteratura Calabrese del ‘900 al femminile. Un tema, quello della narrazione della regione, venuto fuori più volte. “Non bastano i fatti – ha aggiunto Domenico Piraina, Direttore di Palazzo Reale, Polo Mostre e Musei Scientifici di Milano – bisogna che ci sia qualcuno che li sappia raccontare, c’è bisogno di narratori per una storia diversa”.

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Ed è partito dall’esempio di Vasari, primo storico dell’arte, che essendo toscano ha raccontato il suo punto di vista territoriale, (tutti i libri di scuola sono impostati su Vasari) per poi arrivare all’abate Manzi che 200 anni dopo ha riordinato gli Uffizi dando vita a una storia dell’arte regionale.  “Oltre alla storia dell’arte sarebbe opportuno insegnare anche la geografia dell’arte – ha spiegato, allargando il discorso su una identità in continuo movimento – c’è una grande apertura da parte dei calabresi e del Sud in generale nel corso dei secoli. Messina è stata una delle città più importanti nel mondo del Rinascimento, vi erano influenze aragonesi, francesi, e Napoli era la città più abitata d’Europa”. 

A dare una visione di totale e necessaria apertura dell’arte è stato infine Stefano Zecchi, fra i più illustri filosofi dei nostri giorni, passando fra numerose università dove ha impartito lezioni di estetica e di educazione alla bellezza. “Il tema della bellezza è apparentemente semplice – ha detto Zecchi – ma in realtà molto complicato, rispetto alla verità e alla giustizia la bellezza è ciò che più ci coinvolge. La bellezza è sempre stata una grande testimonianza di ciò che ha senso”. Ne ‘I demoni’ Dostoevskij non fa altro che dire “L’uomo potrebbe fare a meno della scienza, del pane ma non della bellezza”. Senza la bellezza non si può fare nulla al mondo. Ed è di questa idea il professor Zecchi che, avviandosi alle conclusioni della giornata, ha contrapposto alla bellezza il nichilismo, quale vera malattia spirituale del nostro tempo. Inoltre si è pure interrogato sulle attuali risposte dell’arte, e pare non ce ne siano molte.

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“La grande arte ha spesso rinunciato alla bellezza – ha proseguito – la sfida della contemporaneità è fare bellezza. Una cosa bella costruisce e porta fuori da questa visione nichilista, fornisce una consapevolezza politica e sociale”. Fra gli altri, a concludere i lavori del convegno, Giorgia Gargano archeologa F.A.I. Calabria, che ha illustrato le sorprese del territorio, e Fabrizio Mollo, professore associato di Archeologia Classica Università di Messina, che trattato dei nuovi itinerari della Calabria Antica. Infine spazio alla musica con Cataldo Perri, maestro di chitarra battente e Antonio Critelli, Polistrumentista. 

Valeria D'Agostino

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