Trame.6, Legambiente: presentato in anteprima Rapporto Ecomafia 2016

ecomafia2.jpg

Lamezia Terme - Maglia nera alla Calabria per quanto riguarda l’illegalità nel ciclo di rifiuti nell’anno 2015. Sono i numeri a parlare per la nostra regione e, purtroppo, lo fanno anche bene. 487 le infrazioni accertate, 505 denunce e 177 sequestri. Con questi dati la Calabria ha “vinto” il secondo posto per l’illegalità nel ciclo di rifiuti nella classifica nazionale, secondo il report Rapporto Ecomafia 2016 stilato da Legambiente e presentato in anteprima alla sesta edizione di Trame Festival, che sarà illustrato il 5 luglio prossimo a Roma.

Se questa è la fotografia della situazione calabrese, la colpa, secondo Andrea Dominijanni vicepresidente regionale di Legambiente, è anche della politica regionale e nazionale e dell’interesse altalenante nei confronti del territorio. D’altro canto, però, la risposta dei cittadini c’è: “sono loro ad avere sollevato l’attenzione su alcuni problemi ambientali” ha sostenuto Dominijanni, “e sono loro che rispondono bene per quanto riguarda la differenziata”. Il vicepresidente di Legambiente ha portato l’esempio di Cosenza dove la differenziata si attesta intorno al 60%, e Catanzaro. “Quella nebulosità che esiste – ha affermato – non viene ben sopportata dai cittadini”. C’è quindi, un cambiamento di mentalità. Ecomafia, termine che si usa spesso soprattutto nel linguaggio giornalistico, è un neologismo coniato proprio da Legambiente e sta ad indicare tutti quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l'abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande. Un nuovo grande business che, in realtà, ha radici quasi trentennali.

E’ stato, infatti, solo con l’introduzione della legge numero 68 del 2015 che si è cominciato a punire i cosiddetti ecoreati. Una legge giovane, giovanissima, che arriva dopo un iter travagliato e lungo, “una vera e propria maratona”, come l’ha definita il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, lunga 21 anni. “Tanti disegni di legge, tutti naufragati nel nulla a causa anche delle pressioni esercitate soprattutto da Squinzi di Confindustria. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta” ha continuato Ciafani.

ecomafia4.jpg

Quelli che prima erano considerati reati di serie B, “meno punibili di un furto di una mela al supermercato”, oggi diventano reati a tutti gli effetti, entrati nel codice penale: inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Fondamentali, le pene: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale. I tempi di prescrizione raddoppiano (il delitto di disastro ambientale si prescrive addirittura in 30 anni) ed è prevista una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle per lesione, morte, ecomafia e corruzione. E, in caso di condanna, è prevista anche la confisca dei beni. Un grande passo in avanti, che penalizza coloro che lavorano e vivono nell’illegalità a discapito della tutela dell’ambiente, della salute, della cittadinanza e di quelle imprese sane e che ha portato già i suoi frutti: “Nei primi otto mesi di applicazione della legge sono stati accertati 947 ecoreati, denunciate 1.185 persone e sequestrati 229 beni per un valore di 24 milioni. In 118 casi, è stato contestato il delitto di inquinamento; mentre per 30 volte il disastro ambientale”.

E se questi sono i numeri, imprescindibile è l’aiuto da parte della magistratura: “Bisogna avere la consapevolezza di collaborare per migliorare” così il Procuratore di Reggio, Federico Cafiero De Raho. Dall’esperienza nella terra dei fuochi campana alla ‘ndrangheta reggina, il procuratore ha ripercorso tutto l’iter per arrivare ad oggi, “I rifiuti valevano e valgono oro” ha affermato, “solo con questa nuova legge si arriva a compimento dell’iter intrapreso. E’ una legge fondamentale – ha continuato ma non sufficiente, ad essere punito, infatti, deve essere non solo il traffico illecito ma tutto ciò che deteriora il nostro territorio”. “Se prima – ha concluso - si poteva pensare che fosse la cultura a non permettere la denuncia, oggi é diverso. C’è un cambiamento nell’etica della gente, c’è il coraggio dell’ingenuità dei giovani, stiamo cercando di far capire che lo Stato fa sentire la sua presenza e sta vicino”.

Claudia Strangis

ecomafia5.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA