“U’ spizzicarellu do paisza”, il 27 agosto la presentazione della raccolta di poesie di Ornella Statti

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Gizzeria - “’U spizzicarellu do paisza” è  una raccolta di poesie, in vernacolo, di Ornella Statti, originaria di Gizzeria, da anni residente a Lamezia Terme, docente di scuola primaria. La presentazione della raccolta si terrà il 27 agosto alle 18 a Gizzeria Paese, in piazza San Pio. Organizzata in collaborazione con l’amministrazione Comunale di Gizzeria, l’associazione Hydria e il Collettivo Manifest. Ci sarà il saluto del sindaco Pietro Raso, l’introduzione di Valeria D’Agostino, un reading poetico a cura di Domenico D’Agostino, e infine la conclusione tra Camillo Trapuzzano e l’autrice Ornella Statti.

In dialetto gizzeroto, il titolo dell’opera rimanda a già una precisa connotazione dialettica: “spizzicarellu” un tempo, era lo spuntino che i lavoratori e i contadini facevano a metà giornata, in fretta e furia, con cibi invitanti e genuini. Un insieme di ingredienti, spizzicarelli vari che per l’autrice non sono altro che tanti piccoli spunti di riflessione. In ogni caso qualcosa che assurge alla “condivisione”, all’uscire fuori. Ed infatti è proprio ciò che è successo all’autrice. Il libro a questo punto, diventa un filtro letterario, dal contenuto poetico, antropologico, se vogliamo, qualcosa che servirà all’autrice e alla sua gente di “ritornare” nel suo paese per guardarsi di nuovo negli occhi, per ri-conoscersi, ancora, come accadeva nelle rughe dei giochi d’infanzia tra cuginetti. Un filtro emozionale, pieno di sensibilità. Un ritorno, quello scandito dal tempo, che ha a che fare con la “sospensione”. 

Viene descritto un paese, con le sue storie, i suoi umori, gli usi e le consuetudini. Ma il paese che vediamo citare nel viaggio poetico dell’autrice non è più quello del passato, le rughe, i rioni, i nomi delle vie sono rimaste le stesse, infatti, ma certe case non sono più animate da facce di parenti e da amici, certe finestre e certi balconi oggi sono chiusi, e probabilmente i mobili rimasti all’interno, come le mura, saranno cosparse da polvere e muffa. E allora il ritorno al presente è nuovo, sconosciuto, nostalgico, ma consapevole, sempre meraviglioso. Le chiavi di lettura sono molteplici ma l’elemento assai caratterizzante i versi dell’autrice si può rinvenire nel “recupero della lingua”, dunque nel senso identitario. Un paese, Gizzeria, di origine albanese che a seguito di varie contaminazioni e flussi migratori non è riuscito purtroppo a mantenere il passo con la propria lingua d’origine, l’arbereshe, ma il cui dialetto nei versi dell’autrice è vivo e particolarmente marcato, e  non fa che invogliare le nuove generazioni a continue scoperte, e rielaborazioni.   

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