Rapporto Svimez: “Pil calabrese in calo dello 0,3 per cento”

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Roma - “La Calabria è l'unica regione, non solo meridionale ma italiana, ad accusare una flessione del Pil dello 0,3 per cento”. È quanto emerge nelle anticipazioni del Rapporto Svimez sull'economia e sulla società del Mezzogiorno. “Nel progressivo rallentamento dell'economia italiana – si legge ancora - si è riaperta la frattura territoriale che arriverà a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito. Nel 2019 l'Italia si ferma, ma il Sud entra in recessione con un andamento del Pil previsto in diminuzione dello 0,3 per cento (mentre il Centro-Nord segna un + 0,3 per cento). Il gap occupazionale del Sud rispetto al Centro-Nord nel 2018 è stato pari a quasi 3 milioni di persone e negli ultimi due trimestri dello scorso anno e nel primo del 2019 gli occupati al Sud sono calati dell'1,7 per cento, mente al Centro-Nord sono cresciuti dello 0,3 per cento. Siamo all'ultima spiaggia per il Sud ma anche per l'intero Paese, perché non stanno aumentando solo i divari tra Centro-Nord e Mezzogiorno, ma anche tra Nord ed Europa”. Ha fatto notare il presidente Svimez, Adriano Giannola, per il quale prima di parlare di autonomia regionale, “bisognerebbe fare il tagliando a come si usano le risorse oggi. Ed è sgradevole per le aree cosiddette 'forti' del Paese”. Il rischio è che l'area meridionale si allarghi ulteriormente, perché perfino le Marche e l'Umbria, per Giannola, “sono reclute che si avvicinano pericolosamente a entrare tra le regioni del Sud, sono già retrocesse, sono in transizione". Nel 2018, Abruzzo, Puglia e Sardegna hanno registrato il più alto tasso di sviluppo (+1,7%, +1,3% e +1,2%)”.

“Ma – avverte Svimez - la vera emergenza italiana è l'emigrazione dal Sud (soprattutto giovanile, il 72 per cento di chi lo lascia ha meno di 34 anni) e non l'immigrazione. Visto che sono di più i meridionali che emigrano al Centro-Nord o all'estero per lavorare o studiare, che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. L'allarme riguarda specialmente la perdita di popolazione, giovanile e qualificata, che viene solo parzialmente compensata dai flussi di immigrati. Una situazione che rende ancora più preoccupante lo spettro della recessione in un territorio, come quello del Sud, che continua a non crescere, anzi rischia di tornare indietro”. I dati Svimez “rafforzano le nostre richieste avanzate al governo - ha commentato il leader della Cgil Maurizio Landini. È necessario un piano straordinario di investimenti per il Sud".

“Se raccogliessimo in una sola città – continua Svimez - tutti i cittadini meridionali che negli ultimi 15 anni si sono trasferiti al Nord o all'estero e non sono più tornati a vivere nelle loro città, scopriremmo che al Sud si è creato un 'buco nero' di popolazione paragonabile a quasi tutti gli abitanti di Napoli. Il saldo migratorio, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila persone. Come se dal 2002 al 2017 fosse scomparsa un'intera grande metropoli del Mezzogiorno”.

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