Unindustria e Ance: Calabria è fuori da Legge Stabilità 2016

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Catanzaro - “L’iter della Legge di Stabilità per il 2016 certifica, una volta di più, il profondo solco che ormai divide il ceto politico dal Paese reale: quello che vive, lavora e produce. Una enorme distanza separa il Parlamento dai territori. E anche in questo caso una dimostrazione inequivocabile arriva proprio dal percorso della Legge di Stabilità, che approderà alle Camere a partire dal prossimo 14 dicembre con un testo che esclude il Mezzogiorno dagli investimenti che sono stati pensati per il rilancio del sistema Paese. In una legge finanziaria dello Stato che per la prima volta dopo tanti anni presenta finalmente un’apertura verso il mondo produttivo e una visione legata al rilancio degli investimenti per stimolare la crescita, il Sud e la Calabria sono completamente assenti". E' quanto affermano in una nota congiunta i presidenti di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, e di Ance Calabria, Francesco Berna.

"Se questa è la situazione, gli industriali e i costruttori calabresi si domandano quale sia il ruolo svolto dai deputati e dai senatori della Repubblica eletti nella nostra regione, dal momento che nessun provvedimento in grado di soddisfare gli interessi puliti e vitali della nostra economia è presente nel testo della legge. La funzione istituzionale dei parlamentari della Repubblica - proseguono Mazzuca e Berna - è quella di rappresentare, pur senza vincolo di mandato, la comunità territoriale che li ha eletti. Evidentemente, a giudicare dagli atti, non è più così anche per effetto della legge elettorale, poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta, con cui quei parlamentari sono stati tecnicamente nominati e non eletti dal popolo. Tutto ciò spiega sul piano politico-istituzionale il motivo di tale vulnus di rappresentatività democratica, ma certamente non giustifica il disinteresse o l’incapacità della nostra deputazione di assumere posizioni politiche forti, chiedendo e soprattutto ottenendo provvedimenti incisivi a sostegno del tessuto socio-produttivo della nostra Regione.

La Calabria conferma dunque, ancora una volta, uno status di terra 'cadetta', tenuta in bassa considerazione nel panorama della politica nazionale e, soprattutto, priva di qualsivoglia voce in capitolo che con autorevolezza riesca a sostenere le legittime esigenze dei cittadini e degli imprenditori di questo territorio". "Cittadini e imprenditori - dicono ancora i rappresentanti di Unindustria e Ance - che, fino a prova del contrario, sono italiani non soltanto nel momento in cui occorre contribuire all’esigenza ormai insostenibile di un gettito fiscale in grado di alimentare la costosissima macchina degli ipertrofici e inefficienti apparati pubblici. Avremmo voluto prese di posizione e azioni politiche forti, soprattutto in Parlamento, dopo la diffusione dei dati che da sei mesi a questa parte ribadiscono con cadenza quasi quotidiana l'assenza di politiche pubbliche per il Mezzogiorno e per la Calabria da tutti i governi degli ultimi vent’anni: Svimez, Istat, Eurostat, Bankitalia sono unanimi nell’indicarci come una realtà condannata al sottosviluppo permanente".

Per Mazzuca e Berna "il Sud sta affondando, destinato a una deriva che lo sta allontanando dalla zona più moderna del Paese e lo sta rendendo sempre più destinato alla miseria. Il rischio di povertà, che nel Nord coinvolge un cittadino su cinque, nel meridione si attesta al 50%. Una persona su due va incontro all'indigenza. Tutto questo è indegno di un Paese civile e realmente democratico e soprattutto spalanca le porte alla criminalità organizzata che, ovviamente, attecchisce dove esistono condizioni di bisogno sociale. Di fronte a tutto questo abbiamo assistito solo a uno stucchevole, inutile, inconsistente balletto di comunicati stampa che sono stati utilizzati per 'lavarsi la coscienza' dinanzi ad una situazione divenuta sempre più grave. Unindustria e Ance non accettano questo modo di operare che non affronta i problemi reali, probabilmente neppure percepiti da chi li guarda dalla torre d’avorio delle aule parlamentari o al massimo attraverso lo schermo della televisione".

"I deputati e i senatori calabresi, anche quelli che a parole rivendicano la loro estrazione popolare e la loro attenzione verso gli ultimi - prosegue la nota -, vengano nei cantieri dove troveranno il deserto; visitino le aziende dove quotidianamente si è costretti a licenziare per la mancanza di commesse, a causa dello stillicidio di tasse, tariffe e tributi, crediti rimasti insoddisfatti e vessazioni della criminalità organizzata; parlino con le persone in carne e ossa, con gli operai e gli imprenditori, per cogliere la drammaticità di una fase in cui quotidianamente muoiono centinaia di aziende e, con esse, si spengono le possibilità di futuro per migliaia di addetti ai settori produttivi più diffusi e rilevanti sul piano economico, a cominciare dall’edilizia. Mentre chi ci dovrebbe rappresentare tace o si limita a qualche dichiarazione dettata alle agenzie, gli imprenditori chiudono e portano in tribunale libri, dignità e speranze sull’avvenire delle famiglie e dei figli di migliaia di operai".
Natale Mazzuca e Francesco Berna concludono: "Siamo la realtà più povera d’Italia, con la maggiore mortalità di aziende, con il più basso prodotto interno lordo, con la massima pressione fiscale e con la prospettiva sconvolgente, ma considerata normale dai politici, della desertificazione industriale. Questo è l’outlook delle previsioni sul nostro futuro mentre sale a dismisura lo spread della paura e della disperazione. Noi non accettiamo più tutto questo. Si intervenga subito sulla legge di stabilità o sarà la fine".

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