I pregiudizi, la Calabria e cento libri

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

© RIPRODUZIONE RISERVATA

filippo_veltri.jpg“Perché la Calabria e i calabresi sono come sono?”,  “perché hanno questo rapporto ambiguo con la loro terra, tra l’amore struggente e nostalgico e l’odio distruttivo?”. Parte da queste domande Francesco Bevilacqua nel suo nuovo libro “Lettere Meridiane. Cento libri per conoscere la Calabria”, una sorta di canone calabrese in cui Bevilacqua elenca i cento titoli che lo hanno aiutato a comprendere il carattere e la mentalità dei calabresi. I calabresi conoscono poco la loro terra e conoscono poco la cultura di questa regione bella e brutta, dolce e aspra. Una terra di contrasti che vivono insieme in un equilibrio talvolta precario, talaltra immobile. Il libro non si rivolge ai soli calabresi ma anche a tutti quelli che in questi anni hanno raccontato una Calabria che magari hanno conosciuto solo sulle pagine patinate di un catalogo di viaggi o su quelle più ruvide degli articoli di cronaca. Pregiudizi secolari gravano sulla Calabria, la regione “più a sud del Sud”. Calabria, la malfamata: per via del brigantaggio prima e della criminalità organizzata dopo. Ma anche terra di assistenzialismo, sprechi, arretratezza, sottosviluppo, malgoverno, omertà, indolenza, ignavia. Due scuole si pensiero si affrontano da anni. Da un lato chi considera la Calabria una terra irredimibile, in cui tutto è ‘ndrangheta, malaffare, malapolitica e quant’altro. Dall’altro chi considera la Calabria vittima di secoli di malgoverno e propugna, per reazione, una falsa retorica identitaria, rivendicando un autonomismo uguale e contrario a quello leghista. Tra stereotipi e lamentazioni è difficile trovare il bandolo della matassa. Ci prova Bevilacqua che ci offre una sua originale ipotesi interpretativa sulla Calabria e sui calabresi e, nello stesso tempo, un catalogo ragionato di cento libri, tra narrativa, storia, geografia, scienze sociali, da leggere o consultare, per cercare di capire davvero perché Calabria e Calabresi sono come sono, al di là di ogni stereotipo, di ogni luogo comune, di ogni (auto)rappresentazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA