Il Pd e l’unità ritrovata. Sarà vero?

Pubblicato in Filippo Veltri

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 di FILIPPO VELTRIfilippo_veltri

Dopo un anno e mezzo di lotte e di risse nel Pd calabrese sembra scoppiata la pace. Neanche l’esito, tutt’altro che brillante, delle recenti amministrative (sono stati persi, tra l’altro, i Comuni di Cosenza e Catanzaro), ha infatti incrinato il disegno che ora appare sempre piu’ chiaro. Ormai, infatti, si va a lunghi passi verso un documento unitario nel Pd calabrese in vista dei congressi, sia quelli provinciali che quello regionale. Voglia di pace per non morire, ha sintetizzato piu’ di un dirigente democratico. Resta solo un problema, quello dei tempi. E non e’ un problema da niente. Quando si faranno questi congressi? Molto dipendera’ anche dall’andamento tutt’altro che pacifico della situazione politica nazionale e dalla tenuta del governo. Da cio’ dipende la data di svolgimento delle elezioni politiche nazionali, che influenza posizionamenti ed attese dentro il Pd.

Ci sara’ la scadenza naturale nel 2013? O le elezioni saranno anticipate al 2012 o piuttosto – temono i piu’ catastrofisti- addirittura a novembre 2011, se il tentativo disperato di Berlusconi di dare un senso alla sua alleanza con una crisi economica galoppante non dovesse arrivare a nulla? Sono tutti scenari aperti davanti ai dirigenti nazionali – e quindi regionali – del Pd. In ogni caso mentre appare certo – al di la’ di come evolvera’ la situazione politica nazionale –  che entro il 2011 si terranno i 5 congressi provinciali, non c’e’ altrettanta certezza su quello regionale che potrebbe infatti slittare nel 2012 per motivi di posizionamenti elettorali.

Ma il dato politico ormai chiaro e’ che i democratici arriveranno a questo appuntamento con un documento unitario e che Pierluigi Bersani in prima persona e’ disposto a metterci la faccia e e il suo imprimatur, sempre se le varie anime del partito calabrese troveranno l’accordo. E la via dell’accordo e’ ormai segnata, da quando una decina di giorni fa proprio la corrente principale del Pd, quella che fa capo a Bersani, si e’ riunita con i suoi esponenti di spicco a Roma presente lo stesso segretario nazionale per dirimere i nodi venuti al pettine in questi mesi. Perche’ – e’ il paradosso piu’ grande tra i tanti paradossi del Pd calabrese - l’unico vero ostacolo alla sintesi unitaria viene proprio dai malumori interni ai bersaniani calabresi, mentre sull’accordo unitario marciano convinti gli amici di Walter Veltroni, capitanati in Calabria da Marco Minniti, e quelli legati a Dario Franceschini, recentemente in visita nella regione, con il suo capo corrente Franco Laratta. In linea con l’accordo unitario anche i seguaci del sen. Ignazio Marino, che hanno in due donne - Fernanda Gigliotti e Rosa Calipari – le principali esponenti.

Dalla riunione dei fedeli bersaniani a Roma il dato piu’ significativo emerso e’ che si lavora per smussare le incomprensioni del recente passato, legate soprattutto alla conduzione del gruppo regionale e ai veleni del caso Cosenza. A Roma c’erano un po’ tutti i big della corrente maggioritaria: Mario Oliverio, Sandro Principe, Mario Maiolo, Nicodemo Oliverio ed altri ancora. Grande ufficiale di collegamento e’ il mai domo Gigi Meduri, l’ex presidente della Regione ed ex parlamentare, in prima fila nell’azione di ricucitura (pensa ad una ricandidatura?). In prima fila ovviamente il proconsole calabrese di Bersani Nico Stumpo (da Crotone) ed il commissario che egli stesso ha inviato da Roma, il sen. Adriano Musi.

Una discussione – hanno raccontato i partecipanti – impegnata e seria, che ha tracciato un percorso di dibattito pubblico ed il coordinatore nazionale della segreteria del Pd, Maurizio Migliavacca, plenipotenziario di Bersani a tutti gli effetti, sara’ in Calabria il 18 luglio per un’assemblea ed una iniziativa destinati a certificare il fatto che i congressi si terranno sulla base di un’unica mozione unitaria, senza quindi candidature alternative. Cosi’ come avvenne – suggeriscono i piu’ maliziosi - con  Marco Minniti alcuni anni fa: candidato unico e niente primarie, anche se su quelle di partito votano solo gli iscritti. Pero’, hanno pensato da Roma, e’ meglio evitare lacerazioni e brutte sorprese, se i segnali provenienti dalla Calabria saranno incoraggianti e concreti.

Ma chi saranno i nuovi dirigenti che saranno chiamati a dirigere le cinque federazioni e ancor piu’ il comitato regionale? Come funzionera’ il tesseramento? Su quale base sara’ possibile decidere e contare? I candidati sono parecchi, cosi’ come sono in tanti i concorrenti per Camera e Senato, nel caso si dovesse votare con l’attuale legge elettorale e non dovessero svolgersi le primarie. Deputati e senatori in carica si sentono tutti riconfermati ma da Roma fanno sapere che ci vorranno segnali di novita’ e che non si puo’ certo pensare di ripresentare l’intera squadra parlamentare uscente: qualcuno saltera’ e altri entreranno. E i subentranti potenziali sono tanti, una fila lunga da tempo: Demetrio Naccari, Pasqualino Mancuso, lo stesso Musi e poi gli intramontabili, cioe’ Principe, Maiolo, Olivo, Soriero ed altri ancora.

Fuori da ogni ipotesi sono, al momento, le possibilita’ di rientro nel partito di Nicola Adamo ma dello stesso Enzo Ciconte. Il consigliere ex loieriano paga per essere sullo stesso piano formale di Adamo, entrambi cioe’ iscritti in un altro gruppo regionale. Dovranno aspettare. Ma sara’ vero per tutti e due e in egual modo? Intanto Ciconte, fiutata l’aria, si e’ messo in un altro gruppo regionale, dopo aver lasciato Loiero,insieme ai due ex consiglieri regionali eletti nel 2010 nella Federazione della Sinistra, Ferdinando Aiello e Antonino De Gaetano, e si e’ pure fatto eleggere capo di un gruppo che si chiama PD, Progetto Democratico.

Ma la domanda vera – al di la’ di Adamo e Ciconte – e’ se l’accordo unitario tra le varie anime del Pd calabrese reggera’ alla prova delle candidature per Camera e Senato. Sono tanti i pretendenti e relativamente poche le poltrone. Se non dovessero esserci le primarie a decidere – ancora una volta – sara’ Roma e li’ il banco rischio di saltare una volta, tra spartizioni di aree, logiche centralistiche e voglia di non farsi troppo male. Li’, a quel punto, il vietnam del Pd calabrese potrebbe riesplodere. E allora neanche il napalm sara’ sufficiente.

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