Il turismo che non c’è. L’inutile disputa sullo spot

Pubblicato in Filippo Veltri

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L’inutile querelle sullo spot dei Bronzi di Riace che si muovono per promuovere il turismo calabrese porta allo scoperto, in queste settimane che preparano all’estate, il nodo vero su cui da anni la Calabria si trova a combattere quando si discute di queste cose: un’idea di turismo che non c’è, non esiste, e che si limita, anno dopo anno, a recitare inutili giaculatorie sui vari spot che periodicamente vengono riproposti dalle varie Giunte Regionali, di destra, di centro i di sinistra.

Il punto vero è che, al di là degli spot più o meno belli più o meno convincenti, in Calabria manca l’idea di fare turismo in maniera seria. Cioè manca la materia del contendere. Nella campagna pubblicitaria promossa dalla Regione sulle tv nazionali, i Bronzi invitano i turisti in Calabria, giocando alla morra - “Pari montagna dispari mare” -  e contorcendosi per scappare dal Museo e raggiungere, appunto, la località vincente. Ma, appunto, dove? E per far che? E per trovarsi di fronte a che? E quello spot spinge per fare venire, soprattutto, chi? Come farli venire? Con quali mezzi? E poi dove farli stare? A quali prezzi? E cosa fargli fare? Cosa fargli vedere? Cosa fargli mangiare? Appunto, di questo - da decenni- non si discute, ma assai e appassionatamente dei vari spot, da Gattuso ai manifesti coi ragazzi fino a quest’ultimo dei Bronzi. Sul resto, cioè sulla polpa del ragionamento, si tace.

Così come si tace sullo stato del nostro mare, delle nostre coste, delle nostre montagne, dei nostri siti archeologici, dei nostri siti culturali, etc etc. Insomma, una discussione demenziale alla quale partecipano più o meno tutti, appassionatamente e demenzialmente. Vorremmo, invece, qui sommessamente tentare di dare un ordine diverso a questa situazione di confusione teorica e pratica.

1) si sta facendo davvero qualcosa per rendere la Calabria raggiungibile? D’accordo, è un problema antico e le responsabilità sono di molti; ma l’impressione è che invece di avviarlo a soluzione si stia incancrenendo. Attualmente, le possibilità di arrivare in aereo fino ai Bronzi, ad esempio, riguardano pochissimi scali di partenza. Trenitalia sembra considerare la regione un’appendice di scarsa importanza. E l’autostrada continua ad essere quello che da molti anni appare, un’indegna mulattiera degna del quarto mondo.

2) c’è qualcuno che si proponga di porre rimedio agli scempi, almeno i più pesanti, che sono stati fatti sulle coste? Quanti e quali scarichi nel Tirreno e nello Ionio sono stati dotati di depuratori funzionanti? Qual è il livello dell’offerta complessiva dei servizi? Come si fa ristorazione diffusa? A quali livelli, a quali costi, con quali offerte?

3) paesi sventrati e/o abbandonati. Ville costruite sul bagnasciuga. Case rimaste a metà. Campi verdi che, si dice sottovoce ma con insistenza, nascondono cimiteri radioattivi. Un complessivo stato dell’ambiente che lascia a desiderare, tanto per usare un eufemismo. Gli infiniti e molteplici squarci di bellezza delle nostre coste e dei nostri monti lasciati alla visibilità di pochi eletti perchè per chi viene da fuori non c’è possibilità alcuna di sapere, di conoscere, di essere indirizzati.

4) l’assenza più totale dell’idea di fare rete, network, sinergia su alcuni grandi punti che potrebbero essere d’eccellenza e attrattivi, così come hanno fatto regioni vicino alla nostra, come la Puglia con la musica, tanto per fare un solo esempio. Potremmo continuare ad elencare almeno un’altra decina di punti su cui convogliare una discussione seria  e non propagandistica sul turismo calabrese ma noi qui, invece, accapigliati a dividerci e a lottarci sullo spot dei Bronzi.

Fa parlare, dicono alcuni. Giusto, ma altri ribattono: far parlare non significa vendere. Su un sito tra i più cliccati in questi giorni, Scirocco news, è stato giustamente ed acutamente scritto: ‘’verrebbe da chiedersi se quegli stessi giovani, nel dover acquistare una vacanza last minute per l’estate alle porte, saranno influenzati a tal punto da preferire le mete calabresi ai pacchetti all inclusive per poche centinaia di euro in altre mete più attrezzate dal punto di vista delle infrastrutture e dei servizi. Oltre che di strategie turistiche’’.

Perfetto: il punto è proprio questo. Come fare a convincere qualcuno a raddoppiare la spesa per venire in Calabria al posto, che so, della Croazia o dell’Algarve (i cui spot pubblicitari, sia detto per inciso, sono più facili da recepire e invogliano davvero ad andarci, oltre che appunto si paga la metà che in Calabria), farli arrivare nella punta estrema dello stivale con una ragione valida per non buttare i pochi soldi che quest’anno sono stati riservati al turismo e alla vacanze.

Ora comunque arriva l’estate per davvero (tempo permettendo) e si vedranno i risultati, quelli veri e non taroccati, e si potrà vedere e ragionare. Ma su un punto forse già oggi è il caso che si torni con estremo rigore: dal 2005 al 2010 (cioè i 5 anni di giunta Loiero) ci sono stati quattro assessori regionali al turismo e tre campagne di promozione, miseramente criticate e fallite, oltreché dai costi faraonici. Oggi non c’è nemmeno un assessore al Turismo, perché la delega l’ha trattenuta Scopelliti, un’altra campagna (dai costi contenuti) ma il punto è capire perché nel turismo calabrese e nella sua organizzazione interna non cambia mai niente. Non sarà forse il caso di ragionare su questo anziché sugli spot giusti o sbagliati, piacevoli o meno che siano?

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