La cultura è sviluppo (in Puglia)

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpgDue domeniche fa due pagine dell’inserto domenicale sulla cultura del Sole 24 ore erano dedicate a quanto sta facendo la Regione Puglia sul settore della musica, con un progetto che si chiama ‘Puglia sounds’. Per riassumere: la Regione Puglia ha portato a termine con i famigerati fondi europei 2007-2013 un progetto di sviluppo e promozione del sistema musicale di quella terra, che portera’ – tanto per fare alcuni esempi – decine di gruppi e cantanti di quella regione in giro per il mondo per portare l’autenticita’ della musica che li’ si produce in terre lontanissime e far conoscere quello che di buono si fa in una regione del sud Italia. I musicisti andranno negli Usa, in Cina, in Giamaica, in tutta Europa, in India, in Marocco. Ci sono gruppi e singoli assai noti, come i Sud Sound System o Gianluca Petrella, e altri meno noti al grande pubblico, tutti pero’ egualmente impegnati nel trasferire in tutto il Globo i valori e le eccellenze del jazz e della musica improvvisata, la tarantella, le chitarre battenti, ma anche la musica elettronica, la pizzicata salentina etc etc.

Con la cultura la Regione Puglia fa sviluppo e fa mangiare, detto in parole povere. In Calabria ci sono talenti e occasioni per mettere su un progetto analogo? Certamente che ci sono: devono pero’ essere tolti dai circuiti localistici e valorizzati in quel modo e non nelle tante sagre paesane che speriamo non allietino piu’ (si fa per dire)  le serate estive dei calabresi e dei non calabresi. Un gruppo pugliese – Officina Zoe’ – tanto per fare un esempio a maggio partecipa a Fes, in Marocco, al Festival Mondiale della musica sacra, non alla sagra della salsiccia di ….metteteci voi il nome del paese! 

Il salto di qualità è dunque,  racchiuso in questi pochi esempi ed e’ su questo che sara’ misurato il grado di intervento vero di una classe politica ed amministrativa che vuole cambiare le cose: l'accordo tra la Regione Calabria e la Sovrintendenza regionale dei beni archeologici, che prevede di inserire nel circuito dei trenta siti calabresi dei beni culturali 620 esperti, va in questa direzione. Ma e’ solo l’inizio di un percorso che dovra’ essere portato al livello di quegli esempi pugliesi.

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