La vera lezione antimafia di un magistrato serio

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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“….L’azione anticrimine della Repubblica, quella seria e non di facciata, ha semplicemente e principalmente il compito, anzi il dovere, di conquistare nel cuore del popolo quegli spazi abusivamente invasi dal crimine mafioso, sostituendo al malinteso onore dei mafiosi, che onore non è, quello, questo sì vero, del diritto che si fonda sulla legge dello Stato”. Parole e musica di un magistrato serio, Roberto Pennisi, della Direzione Nazionale Antimafia, passate troppo sotto silenzio, nei giorni a cavallo di Pasqua, a proposito di processioni religiose negate.

“…Lo Stato deve far comprendere – aggiunge Pennisi in una vera e propria lezione antimafia - che è più forte della ‘ndrangheta, ed è in condizioni di garantire ciò che spetta, non perché è un favore, ma un diritto, appunto. Che i suoi uomini, siano essi funzionari, impiegati, magistrati o rappresentanti eletti, sono in mezzo alla gente non per prendere o togliere, ma per dare. Non per conquistarsi pubblicità e potere prodromici e funzionali a vantaggi, anche legittimi se vogliamo, ma tali da offuscare il senso di una missione, bensì per servire umilmente e fermamente la collettività per la cura dei cui interessi hanno giurato fedeltà alla Repubblica. Rispettando il valore profondo della giustizia perseguendo le illegalità reali, e non quelle ipotizzate sulla base di teoremi rispondenti a logiche spesso inconfessabili, senza pontificare rimanendo arroccati nei loro palazzi, e uscendone solo per raggiungerne altri dove sedere accanto a potenti la cui storia si fonde e confonde con quella del crimine che soggioga il territorio. Dimentichi del fatto che il popolo, anche se silenzioso, sa, comprende e giudica. Ed ama chi lo merita.Ed anche una processione pasquale, allora, dovrà essere intesa come un diritto, e non come un favore: sì una processione più di un contributo od una pensione, perché attiene a quella sfera intima che riguarda l’unica cosa veramente nostra: i nostri pensieri.Non si dubita che la autorità di governo che ha vietato la manifestazione religiosa nel vibonese lo abbia fatto sussistendone tutti i presupposti, e nel pieno rispetto delle regole. Ma non è con questo tipo di divieti che lo Stato segna punti a proprio favore nella lotta contro il crimine.

Essi, piuttosto sono manifestazione di debolezza, una sorta di fuga; come dire che non si è in condizioni di sottrarre al nemico gli spazi, anche quelli di natura ideale, che da tempo abusivamente occupa. E, quindi, annullati per decreto. Quando, invece, la forza della legge deve, al contrario, essere in condizioni di garantire lo svolgimento di quel tipo di riti, sottraendoli al dominio della ‘ndrangheta e restituendoli al popolo che ne è stato depredato. E, perché no, facendone nobile strumento per riaffermare la legalità. E così pure la Chiesa, trattandosi di un ambito di sua spettanza, utilizzandoli per far comprendere che fede e ‘ndrangheta sono due realtà antinomiche, costituenti l’una la negazione dell’altra. Quella Chiesa cui non difettano in materia meravigliosi e fulgidi simboli. Sarà meraviglioso, a tal punto, immaginare ed, anzi, vedere il velo funereo che cade e l’espressione di Maria che si schiude nel dolce sorriso alla vista del Risorto accanto al quale procedono Peppe Diana e Pino Puglisi”.

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