Figli e lievito

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua.jpgSe solo pensassimo all'immensa responsabilità che ci assumiamo nel divenire genitori, annichiliremmo nel terrore. Ma la natura ci ha fornito della necessaria incoscienza. Affinché prevalga l'istinto biologico alla riproduzione. Tuttavia la responsabilità resta. Tutta intera. E allora dovremmo assumercela. Senza lasciarci paralizzare dalla paura. Il primo corollario della responsabilità genitoriale è accettare la maternità e la paternità, essere capaci di vivere l'amore per i figli in pienezza. Senza alcuna ossessione di possesso, né illusione di poterci realizzare attraverso essi. Il secondo corollario è l'esempio. Piuttosto che giudicare, correggere, reprimere i nostri figli, dovremmo aiutarli a capire. E per far questo, conta il nostro, personale comportamento. E' assai probabile che i nostri figli diverranno persone buone e compassionevoli se noi avremo dimostrato loro che si può esserlo, nonostante tutto. E' assai probabile che essi nutriranno un eros sano e vero se ci avranno visti amare (ed amarli) in modo sano e vero. Il terzo corollario è la fiducia. Non c'è relazione senza fiducia, senza apertura di credito. I nostri figli hanno bisogno, oltre che di essere amati (sanamente) anche di essere stimati (nella giusta misura). Perché la loro linfa vitale è l'autostima. Quell'autostima che, invece, viene loro negata ogni giorno, in una società che li vuole marionette al servizio del burattinaio di turno. Sia esso un amministratore corrotto, un datore di lavoro ingordo, un insegnante incapace, un venditore di cose inutili, un imbonitore. Il quarto corollario è il dialogo. Non dovremmo mai stancarci di parlare con i nostri figli. Laddove parlare non è urlare, sbraitare, soffiare di rabbia, sfogare la nostra impotenza su di loro, ma sapere ascoltare soprattutto e usare le nostre parole con parsimonia. Come piccole gocce di lievito prezioso. Come in una maieutica.

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