Mimmo Lucano e la sindrome del terzo cervello

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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 Il 30 dicembre prossimo sarò a Riace per far sentire tutto il mio affetto a Mimmo Lucano, uno tra le migliaia e migliaia di uomini umili, modesti, semplici ma intelligentemente e coraggiosamente fattivi presenti sulla faccia della Terra. E nient’affatto – come ha equivocato qualcuno – uno tra i cinquanta uomini più potenti e influenti del pianeta per investitura del solito giornalismo sensazionalistico. Ha ragione Gioacchino Criaco quando scrive che in un mondo di mediocri al potere, un uomo di levatura superiore o, per così dire, geneticamente diverso, fa paura più di qualunque altra cosa: dimostra che esercitare il potere eticamente e intelligentemente al servizio della comunità è possibile, che far progredire una comunità in senso nuovo non è una pia illusione, che sottrarsi a certe logiche di inciuci e collusioni tipiche della politica nostrana è possibile.

Leggendo ieri dell’attacco mediatico a Mimmo ho avuto una crisi acuta della mia sindrome del colon irritabile. Forse saprete che i medici ormai considerano il colon come il nostro “terzo cervello” (il secondo è il cuore). Il mio povero colon dolente mi ha detto: “senti un po’, mio bel camminatore errante, è venuto il momento che tu ti dia da fare. Anche il tuo lavoro da Don Chisciotte di Cervantes sta per essere mandato a gambe all’aria. Perché l'impenetrabile e segreta boscaglia della politica e del malaffare non può permettere che qualcuno dimostri che far meglio si può, non può contraddire il dogma della mediocrità. E Mimmo Lucano, da buon hidalgo, idealista e passionario, proprio questo ha fatto in questi anni. Destando la sincera ammirazione di tanta gente, ma anche la sinistra attenzione dei tutori della mediocrità politica. La letteratura calabrese ci racconta lucidamente i metodi della congrega dei mediocri per far fuori i non mediocri. Nella prima novella di “Gente in Aspromonte”, ad esempio, l’Argirò, scacciato dal padrone, è costretto a fare tutto da sé e s’inventa un piccolo traffico commerciale con l’asino, tra San Luca e la costa. La risposta dei mediocri vigliacchi è drastica: di notte gli bruciano la stalla con tutto l’asino. Ne “La Famiglia Montalbano” di Saverio Montalto (alias Francesco Barillaro), il protagonista, Cola Napoli, tornato dalla prima guerra mondiale ed intenzionato a fare repulist in paese di uomini d’onore e di poteri ben radicati, viene reso inoffensivo attraverso uno stratagemma amoroso: i potenti locali, in combutta con i mafiosi, lo traggono in inganno con la complicità di una giovane contadina di cui lui era stato, un tempo, follemente innamorato. Potrei continuare a lungo l’elenco di fantasiosi metodi del mediocri per spuntare le armi dei migliori di loro. Spesso – cosa alquanto strana ma significativa – i migliori vengono fatti fuori non a pallettoni (come ci si aspetterebbe in terre di mafia) ma da quegli stessi apparati di potere (politica e giustizia) che dovrebbero proteggerli. Come è accaduto, per intenderci, a mons. Giancarlo Bregantini. E dunque, il mio terzo cervello, il colon appunto, mi ha fatto ripetutamente capire che è venuto il momento di fare quadrato attorno a Mimmo Lucano. Il 30 dicembre sarò anch’io a Riace. Mi raccomando: i gabinetti pubblici siano funzionanti. Il terzo cervello è piuttosto arrabbiato. Baci Mimmo Lucano.

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