Quel che il presidente Mattarella dirà oggi ai calabresi

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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Gentile Presidente della Regione Calabria, cari amici calabresi, sono felice di essere giunto finalmente quaggiù. Anzi quassù, visto che mi sembra di stare sulla tolda di una nave. Mi scuso per il ritardo, ma ci siamo perduti. Tra rotatorie, bivi, traverse, cartelli che indicano sempre “tutte le direzioni”, il mio autista è andato nel pallone. E siamo finiti, senza sapere come, nel bel mezzo di un podere, tra colline erbose costellate di ulivi e prati dove brucano le pecore. Da una casetta in rovina sono usciti un vecchio contadino e la moglie. Ci hanno rifocillati con un buon bicchiere di vino rosso ed uno squisito pecorino calabrese. Abbiamo giocato a briscola all’ombra di un’enorme pala eolica che ronzava come un calabrone. Ma quante ce ne sono da queste parti? Sembra un Golgota. Finché, il pastore si è offerto di accompagnarci a piedi: “facciamo prima” ha detto. Abbiamo attraversato degli splendidi campi di sulla e, appena dietro una collina, ecco apparire il vostro enorme palazzo. Sembra un transatlantico alla fonda in un mare d’erba. Più bello del Pirellone. Più spazioso della Casa Bianca. Più lussuoso di qualunque altro mi sia capitato di vedere. Due file di ulivi monumentali seguono l’andamento del viale d’ingresso. Pure potati! Bravi, immagino che raccoglierete le olive.

Mi raccomando, mandatemi al Quirinale un boccaccio di nere infornate ed uno di verdi schiacciate. Senz’aglio, per favore. Bene, eccomi qui. Vedo che non avete badato a spese. E’ tutto così sfarzoso. Forse troppo sfarzoso, per una regione che è ultima in tutto, dall’economia alla politica, dalla cultura alla cura dell’ambiente e dei beni culturali. Nessuno è stato in grado di dirmi quanto è costato al contribuente il vostro transatlantico. Né di quanti dipendenti sia formata esattamente la burocrazia regionale: 1800, 2000, 3000? Ma con gli enti satellite si arriva forse a oltre 10.000. Un vero esercito al servizio della Calabria. Presidente, auspico che lei e la sua giunta possiate fare almeno un centesimo di quel che tutti i vostri predecessori, succedutisi negli anni, non hanno fatto o hanno fatto male, e che la vostra burocrazia disfa quotidianamente (salvo lodevoli eccezioni), come in una tela di Penelope. Già solo questo sarebbe un piccolo miracolo. E magari il transatlantico potrebbe diventare un santuario. Perché, altrimenti, esso, enorme, splendente di marmi e cristalli nel bel mezzo del nulla, rimarrà soltanto la metafora più immaginifica, più emblematica, più evidente dell’abissale lontananza tra il sonno letargico della politica e i travagli quotidiani della gente. Ora mi scuserete ma devo andare. Mi aspettano il contadino e la moglie. Vogliono brindare, dicono, al tramonto da sopra la loro collina. Pare che i tramonti della Calabria – e non solo quelli - siano tra i più belli della Terra.      

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