Durante il suo viaggio in Italia Goethe, mentre scendeva in carrozza verso il Lago di Garda, ad una veduta particolarmente bella del lago e delle montagne circostanti, fece fermare e uscì ad ammirare il paesaggio. Il conduttore udì qualcuno piangere sommessamente. Si avvicinò a Goethe e gli chiese: "Signore, perché piangete?" Goethe rispose: "Perché non ho un amico con cui condividere tanta bellezza".

Che ce ne facciamo della bellezza se non possiamo condividerla? A che serve la bellezza se non è donata agli altri? Il nostro cuore sorride solo se sente sorridere altri cuori. Oggi è accaduto. Qui, su queste balze montuose che sovrastano Paola e Fuscaldo, milleduecento metri sopra la costa tirrenica calabra. Siamo in tanti a camminare nelle navate religiosamente silenti della foresta di cerri e faggi di Cresta Mercorella e Monte Luta. Con gli amici di Paola a guidarci e per ospiti gli amici del CAI di Cosenza. Sono i morbidi muschi, e le tenere felci, e le radici bizzarre, e i tronchi imponenti, e il sontuoso tappeto di foglie, a commuoverci. Sono le pietre di una vecchia casa che narrano storie di vita contadina e pastorale, di transiti e cammini, di abbondanza e carestie. Sono i ceppi dei grandi alberi abbattuti dall’avidità degli uomini.

E’ la lunga cresta, irsuta di querce solitarie, esposte ai venti implacabili dell’ovest, che da Serra Crociata ci sbalza verso il mare lucente sotto di noi. Quello stesso mare che Astolphe de Custine, nel 1812, traversando dalla valle del Crati la Catena Costiera per scendere a Paola, definì "un cielo capovolto". Se c'è un amico oggi, che mi impedisce di piangere come fece Goethe, lo devo ai vostri visi estasiati. Ogni giorno che trascorro in montagna, anche con pochi amici attorno a me, sia benedetto. Sempre più mi convinco che tutto ha un'anima. E che la bellezza condivisa insegna alle nostre anime affrante e dubbiose questa semplice, folgorante verità.