Bruzio: la diffusione del Cristianesimo nei secoli I-VI

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgNei primi secoli della nostra era il Cristianesimo si diffuse nella regione sostituendo gradualmente i diversi culti pagani, che da secoli vi erano stati professati; si pensi ai templi della Magna Grecia e a quelli romani, dei quali ancora oggi si possono ammirare i resti nei diversi siti archeologici calabresi ed alle statue o ai busti delle numerose divinità pagane che si possono ammirare nei diversi musei della regione. Successivamente ci si soffermerà sulla cronologia della diffusione della nuova religione e sulle località in cui essa venne professata e si accennerà alla consistenza documentaria, attualmente nota in base alle fonti letterarie, epigrafiche ed ai reperti archeologici conosciuti.

Le comunità cristiane nel Bruzio si sarebbero diffuse secondo le  seguenti modalità:

“Il lento e contrastato cammino del Cristianesimo nei primi due secoli si attuò attraverso l’organizzazione delle comunità – costituite soprattutto dagli umili – in collegi che si modellarono su quelli pagani tollerati dalle autorità statali e municipali: tali furono i collegia funeraticia che he avevano la finalità di assicurare a tutti i membri una sepoltura in luogo riservato. Durante il III secolo l’organizzazione delle comunità cristiane adottò quasi integralmente i quadri municipali; man mano che le persecuzioni si fecero più incisive, la tendenza a plagiare l’organizzazione del modello municipale divenne più marcata. Secondo la tradizione, la predicazione evangelica nel Bruzio avvenne assai presto. L’Apostolo Paolo transitando per Reggio, sotto l’impero di Nerone, nel suo viaggio verso Roma, iniziò l’opera di conversione, lasciando nella regione per vescovo Stefano da Nicea. Questi, dopo 17 anni di predicazione morì martire in seguito alle persecuzioni contro i Cristiani che avvennero al tempo di Vespasiano. Se la tradizione di Reggio e del Bruzio meridionale ha un fondamento, le notizie che si riferiscono al resto della regione appaiono poco attendibili: così l’evangelizzazione del Bruzio centrale per opera dell’ateniese S. Dionigi l’Areopagita, che sarebbe stato il primo vescovo di Crotone; la diffusione del Cristianesimo in Val di Crati, per merito di S. Pancrazio che sarebbe stato il primo vescovo di Cosenza; la divulgazione evangelica, sempre nel Bruzio settentrionale, per opera dello stesso S. Pietro e di San Marco costituiscono una contraddizione che non regge a un esame critico.

A parte l’opera meritoria degli Apostoli e dei Santi, sta di fatto che molti mercanti dell’Oriente convertiti al Cristianesimo diffusero la nuova fede con i frequenti contatti che ebbero in particolare con la popolazione insediata sulle coste della regione. Appunto perciò la presenza del Cristianesimo nei centri costieri è documentabile e databile alla prima metà del IV secolo, cioè con un secolo di anticipo rispetto ai centri dell’interno” (Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria – Vol.2 – Dal III secolo alla Dominazione Angioina- 1942, Edizioni EffeEmme, Chiaravalle Centrale,1977, p.27).

La questione delle origini del Cristianesimo nel Bruzio è stata oggetto di attenzioni da parte di tanti studiosi della materia; al fine di esplicitare, in modo sintetico, a quali  risultati si sia giunti si riporta il testo seguente:

“Le origini del cristianesimo in questa regione del Mezzogiorno d’Italia sono (come abbastanza spesso ha avuto modo di constatare la critica storica) avvolte per lo più nell’oscurità. Poco fondate o addirittura inverosimili risultano infatti molte pie tradizioni fiorite, di solito localmente (ma anche in supporto di tradizioni esterne), circa un inizio dell’evangelizzazione del Bruzio sin dalla prima età apostolica… E’, ad esempio, opinione generalmente accolta che il processo di cristianizzazione delle regioni meridionali (e quindi anche della Calabria) non fu né omogeneo né rapido, dato che dovette tener conto di alcuni condizionamenti, come i fattori geografici e quelli economico-sociali preesistenti, che di volta in volta ne favorirono o ne ostacolarono la crescita … Ad ogni modo, se la fase più antica della diffusione del cristianesimo nel Bruzio presenta molte zone oscure, a causa della scarsità delle fonti fededegne (oppure difficilmente decifrabili sul piano storico), la situazione comincia a cambiare a partire dal secolo IV. Molto importanti, ad esempio, sono le epigrafi venute alla luce nell’area cimiteriale di Tropea, dalle quali risulta attestata la presenza di una comunità cristiana abbastanza ben organizzata, per la quale è forse possibile ipotizzare l’esistenza di una sede episcopale sin dal V secolo.

Le iscrizioni riguardanti la Calabria sono di sicuro tre, databili al secolo IV. In una si menziona un Iulianus episcopus, posto a capo della chiesa di Blanda Iulia; un’altra, databile al 348, proveniente da Taurianum e si collega all’esistenza di una basilica cimiteriale e, quindi, al sepolcro di san Fantino il Vecchio. Di rilievo risulta anche un’altra epigrafe, databile alla metà circa del secolo IV, in cui si fa cenno ad un vescovo Leucosius. Alle suddette epigrafi possono aggiungersi numerosi reperti archeologici, la cui lettura non è sempre univoca. In conclusione, si può ritenere che durante il IV secolo il cristianesimo si sia diffuso ampiamente per tutto il Bruzio, ma forse un po’ più lentamente di quanto non sia riscontrabile  in altre regioni dell’Italia meridionale. Non a caso la presenza di vescovi è ancora scarsa nel corso del V secolo, così come appaiono abbastanza raramente nei concilii indetti a Roma, mentre in quelli celebrati fuori d’Italia non figurano affatto. In qualche caso le notizie che ci sono giunte risultano generiche, perché ad esempio non è specificato la diocesi di appartenenza” (Pasquale Corsi, La Chiesa Latina: Organizzazione Religiosa, Culturale, Economica e Rapporti con Roma e Bisanzio, in  “Storia della Calabria Medievale- I Quadri generali – Vol. I ” , a cura di Augusto Placanica, Gangemi Editore, Roma – Reggio Cal., 2001, pp. 292 – 295) .

I centri dei primi insediamenti delle prime comunità cristiane, tranne Cosenza, sarebbe  ubicati nelle aree litoranee, da come si evince dal testo che segue: “Anche per centri come Copia-Thurii, Consentia, Petelia (Strongoli), Croton, Tempsa (a sud di Amantea), Scolacium (Squillace), Vibo Valentia, Taurianum (presso Gioia Tauro), Locri, Regium Iulium, tradizionalmente fatti rientrare nell’ambito di riferimento della prima cristianizzazione dei Bruttii, resta egualmente la difficoltà di tracciare un quadro storico preciso, completo ed esauriente” (Teresa Sardella, La cristianizzazione del Lametino e il problema della diocesi di Torri, in “Tra l’Amato e il Savuto – Tomo II – Studi sul Lametino antico e tardo antico”, a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999, p.325).

Da quanto sopra riportato, si può dedurre che la cristianizzazione del Bruzio, l’odierna Calabria, fu un evento storico lungo, non facile da delineare nei suoi aspetti più pregnanti per le esiguità delle fonti, ma nello stesso tempo tale evento è stato oggetto di numerose ricerche da parte di insigni studiosi al fine di comprendere in maniera sempre più approfondita l’evoluzione storica della Regione nei primi secoli dell’era volgare.

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