Calabria: Bruzi contro Italioti e mire espansionistiche di Agatocle

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgTra la fine del IV secolo a.C. e l’inizio del successivo nella regione vi furono numerosi conflitti tra i Bruzi (Bruttii in latino e Brettioi in greco) e gli abitanti delle pòleis (città – stato) elleniche;  la lunga durata del conflitto finì con il logorare entrambe le due etnie e creò  condizioni favorevoli ad interventi esterni a sostegno ora dell’uno ora dell’altro dei contendenti o contro entrambi. Si trattò di un periodo che segnò l’inizio del declino delle comunità italiote, ma nello stesso tempo si registrò un allentamento della fase espansiva dei Bruzi, che non riuscirono a conquistare le città costiere ioniche, come ad essi era riuscito fare, con una certa facilità e rapidità, con quelle poste lungo il litorale tirrenico. Il testo seguente offre un quadro d’insieme abbastanza significativo della questione affrontata: “Per entrare nel merito della dinamica espansionistica del popolo bruzio, è necessario volgere lo sguardo alle grandi linee lungo le quali l’azione si svolse: capitolarono per prime le città greche sul Tirreno – da Lao a Scidro fino ad Hipponio [L’odierna Vibo Valentia, N.d.R.] le quali, una volta recise le vie istmiche di comunicazione tra i due mari, rimasero isolate dalle città madri e quindi divennero facilmente espugnabili. Conquistata la riviera tirrenica, i Bruzi, che già erano padroni della parte centrale e montuosa della regione [La loro capitale era Cosenza, N.d.R.], emarginarono le città madri dello Jonio da Turio a Locri onde le direttrici dell’erosione territoriale si svolsero all’interno della Regione verso lo Jonio: Turio, già dissanguata dalla strage presso il Lao [I Lucani nel 389 a.C. avevano ucciso migliaia di soldati della città ellenica in un’imboscata, N.d.R.] cadde per prima, mentre Crotone, Locri e Reggio soggiacquero ad un lungo assedio che i Bruzi attuarono non già contro le città ben difese dalle cinte murarie, ma contro l’hinterland che ogni giorno si restringeva o veniva devastato dai predoni.

L’azione dei Bruzi fu logorante soprattutto per la durata e la continuità… (Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria - Dalla Preistoria al II secolo dopo Cristo – Volume Primo, Edizioni Effe Emme, Chiaravalle Centrale, 1977, p.221). La lunga e sanguinosa lotta tra Bruzi e Italioti offrì l’opportunità di un deciso intervento militare nella regione al signore di Siracusa Agatocle (360 a.C.- 289), che per primo tra i tanti tiranni delle città siceliote si era proclamato re, in greco il titolo era basileùs (Domenico Musti, Storia Greca – Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Edizione CDE spa, Milano,1990, p. 776). Il signore di Siracusa aveva disegnato un progetto di ampia portata che coinvolgeva la regione in maniera globale: “Nel 298, con un abile colpo di mano, sottrae Corcira [ L’ odierna Corfù, N.d.R. ] al re macedone Cassandro (…). Divenuto così confinante con Pirro, il sovrano di Epiro, ne ricerca e ottiene  l’alleanza (…). Nel frattempo è già tornato in Italia, dove occupa prima Crotone e quindi Ipponio, sottraendole al controllo dei Brettii e trasformandole in sue munite piazzeforti militari. Siamo negli anni intorno al 295. L’intento di Agatocle è l’unificazione, sotto un’unica egemonia, dei Greci di Sicilia e di Italia per riprendere quindi la guerra contro Cartagine da un’indubbia posizione di forza (..) Ma il grande progetto non si realizza perché il suo artefice muore senza disporre di un successore in grado di seguitarne l’opera. E’ l’anno 289 (Lorenzo Braccesi – Flavio Raviola, La Magna Grecia, Il Mulino, Bologna, 2008 , p.182). L’antica città di Terina fu coinvolta in tali avvenimenti, da come si può dedurre dal passo seguente: “Per l’epoca di Agatocle è stata segnalata la comparsa su una serie argentea di dracme della città il tipico simbolo ‘agatocleo’ della triskelés [ Figura a tre piedi o gambe comprendenti cosce e piedi, N.d.R.] , cui fanno riscontro il ritrovamento di un bollo figulino [In altri termini: di terracotta, opera o lavoro del vasaio, N.d.R.] con la triskelés su Piano della Tirena di Nocera Terinese e la frequenza di esemplari agatoclei nei ripostigli dell’area lametina, a dimostrazione dell’estensione fino al Savuto almeno delle conquiste agatoclee sul Tirreno ai danni dei Brettii, avviate con quella campagna per la conquista di Ipponio, di cui è rimasta traccia in un estratto diodoreo.  Terina nata od assunta come emblema della Megàle Hellàs, stava nel cuore della Brettìa, e di essa era diventata il simbolo e la zecca principale! ” (Giovanna De Sensi Sestito, Tra l’Amato e il Savuto-  Tomo I – Terina e il Lametino nel contesto dell’Italia antica – La documentazione letteraria fra storiografia e topografia, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 1999 , pp.109 – 110). I testi sopra riportati evidenziano la durezza del conflitto tra Bruzi ed Italioti della regione, ma nello stesso tempo la loro debolezza, l’italiota Crotone e la brettia Ipponio furono conquistate in poco tempo e con una certa facilità da un abile stratega come Agatocle.
                                                                                                                                                      
   

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