Calabria: Lucani e Bruzi contro le città italiote

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpg Tra la fine del V secolo a. C. e l’inizio del IV le città – stato  (pòleis) elleniche si avviarono verso una fase di lento declino per motivi di vario genere: conflitti interni, lotte con altre città, aspirazioni egemoniche dei tiranni siracusani: Dionisio I ed il figlio Dionisio II e forti pressioni espansive dei Lucani e dei Bruzi , che le assalivano scendendo dai crinali montuosi dell’Appennino verso le zone collinari e pianeggianti dello Ionio e del Tirreno. In questa sede si cercherà di delineare, in modo succinto e solo negli aspetti più significativi, il rapporto conflittuale tra Italioti, Lucani e Bruzi nella regione durante il periodo sopra indicato. È possibile trovare informazioni più dettagliate nei testi a quali si farà riferimento successivamente.

Va chiarito che non bisogna pensare ad un conflitto solo di natura etnica, ma a scelte, a volte, di carattere strettamente politiche e di opportunità tattiche, un esempio esplicativo di tale assunto è il seguente: “Egli [Si riferisce a Dionisio I, citato sopra, N.d.R.] era ora veramente quell’ àrchon Sikelìas, che dicono documenti attici dispersi su più di due decenni. Ora Dionisio può puntare a perfezionare il suo dominio sull’estremo lembo d’Italia; dapprima in quanto strategicamente più economico, egli rivolge il suo sforzo contro Reggio, ma una tempesta risolve in un disastro la spedizione navale. Dionisio stabilisce allora una sorta di tacita intesa con i Lucani, che hanno già occupato Lao, sottocolonia di Sibari sul Tirreno, e che compiono incursioni periodiche nel territorio di Turii, sul mar Ionio. Ad una di queste i Turini replicano con una controffensiva che li porta fin sotto Lao, dove cadono incautamente in un agguato, cui segue una strage: i non molti superstiti (circa 1000 su 14000) furono risparmiati dai Lucani per l’intervento del fratello di Dionisio, Leptine, il quale comandava la flotta siracusana, che incrociava al largo di Lao, in attesa degli  eventi (389). Più che di una alleanza attiva tra Dionisio e i barbari , si trattava dunque di una collusione o di una coincidenza strategica. Ma il generoso comportamento di Leptine vanificò del tutto i vantaggi che Dioniso si prometteva dalla complicità con le bellicose genti italiche: fu sostituito dall’altro fratell , Tearida. (Domenico Musti, Storia Greca - Linee di sviluppo dal’età micenea all’età romana – Laterza, Milano, 1989, pp. 571 – 572)”.

Le città italiote, in seguito, furono attaccate oltre che dai Lucani anche dai Bruzi [In latino: Brutii, ma pure: Brutii o Brittii , in greco: Brettioi , N.d.R.] un popolo sulla cui origine sono state fatte ipotesi  differenziate da diversi studiosi fin dall’antichità: “Al tempo dell’arcontato in Atene di Elpine, i Romani elessero consoli Marco Publio Lenate eGneo Memilio Imperioso [ l’anno sarebbe il 356 a.C.], si celebrò inoltre la centoseiesima Olimpiade, nella quale il malio Poro vinse la corsa dello stadio. Al tempo di questi eventi in Italia si raccolse in Lucania una massa eterogenea di persone provenienti da ogni parte, per lo più schiavi fuggitivi. Questi all’inizio si diedero al brigantaggio e l’abitudine a vivere nei campi e a compiere scorrerie conferì loro una certa abilità ed esperienza nelle pratiche della guerra; perciò, sconfitta anche in combattimento la popolazione locale, accrebbero in modo notevole la loro potenza. Prima espugnarono la città di Terina, poi conquistate Ipponio, Turii, e molte altre città, si unirono sotto un governo comune e furono chiamati Brettii, perché la maggior parte erano schiavi; nella lingua degli abitanti del luogo, infatti, i fuggitivi venivano chiamati brettii. Così dunque si formò in Italia il popolo dei Brettii ( Diodoro Siculo, Bibiloteca Storica, XVI, 1-2 ( a cura di Maria Intrieri ), in “ Giovanna De Sensi Sestito, Tra L’Amato e il Savuto –Tomo I : Terina e il Lametino nel contesto dell’Italia Antica – La documentazione letteraria fra storiografia e topografia, Rubbettino, Soveria Mannelli,1999, pp.221 – 222)”.

Tale versione sull’origine dei Bruzi è stata fortemente contestata, si riporta solo un esempio: “De’ Brettii s’è fatto finora una accolta di servi e di fuggitivi che in un momento di temeraria audacia riuscirono ad imporsi col tradimento e colla violenza. A torto [… ] In riguardo al loro sviluppo civile , senza dubbio essi risentirono l’influenza della civiltà ellenica […]  le loro buone relazioni di buon vicinato e di commercio; la stessa lingua ch’essi usavano insieme con la loro; il sistema della monetazione adottato sull’esempio delle città della Magna Grecia; l’immediata costituzione d’un proprio stato confederato; l’immediata conquista delle città ellenizzate o di stirpe greca [ … ]; sono le prove evidenti dell’esistenza di un popolo relativamente progredito e in condizione, alla vigilia della sua costituzione politica - , di tener fronte al dominio dei Siracusani e a quello dei Lucani; di patteggiare con gli uni e di liberarsi dagli altri  (Oreste Dito, Calabria – Disegno Storico della vita e della cultura calabrese dai tempi più antichi ai nostri Giorni, Editrice << La Sicilia>>, Messina, 1934, pp.62 – 63 – Ristampa Editore Brenner, Cosenza, 1981)”. In ogni modo l’importanza dei Bruzi fu riconosciuta dai futuri conquistatori Romani, i quali denominarono con il nome, da loro derivato, Bruttium l’odierna Calabria.

 

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