Calabria Normanno–Sveva: istituzioni ed insediamenti

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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Nell’XI e XII secolo nell’Italia meridionale si formò una nuova entità statuale sotto il dominio di sovrani, normanni prima e normanno- svevi successivamente; la Calabria, già soggetta all’Impero Bizantino, fece parte della nuova compagine statale in seguito alla sua conquista armata da parte di Roberto il Guiscardo e di suo fratello Ruggiero. Nel presente testo si farà un breve cenno ad alcuni particolari aspetti della conquista normanna del Sud Italia e in seguito si cercherà di delineare le conseguenze più rilevanti, che tale conquista provocò nella nostra regione in relazione ai mutamenti istituzionali, agli insediamenti antropici ed all’evolversi della sua economia.

I Normanni che conquistarono l’Italia meridionale furono, in base a ricerche storiche recenti, poche migliaia, per come si può dedurre dal brano che segue: “Nel complesso, Ménager ha individuato circa quattrocento persone o famiglie di origine francese stabilitesi in Italia e in Sicilia e valuta che i due terzi circa di esse fossero normanne. Innanzitutto, bisogna dunque temperare l’omogeneità del carattere etnico che gli storici hanno sempre attribuito all’emigrazione. Quanto al numero degli emigranti, i criteri adottati da Ménager, pur indiscutibili quanto a precisione, sono troppo limitativi: l’immigrazione francese fu certamente più vasta delle tracce indiscutibili che lo studioso ha individuato. La stessa onomastica lo suggerisce […]. Le cifre ottenute da Ménager sono certamente sottostimate; ma anche se si calcola in alcune migliaia, al massimo, il numero dei Normanni e dei Francesi giunti nel Sud, si deve concludere che l’apporto di popolazione resta trascurabile. La sua importanza attiene invece alla sua qualità sociale e al suo ruolo politico: gli invasori forniscono molti dirigenti a un paese di cui modificheranno profondamente il governo, le istituzioni e, indirettamente, la società” (Jean- Marie Martin, La Vita quotidiana nell’Italia Meridionale al Tempo dei Normanni, Rizzoli, Milano, 1997, pp.37- 38 ). La costituzione dello Stato normanno all’epoca  fu un evento di grande rilievo ed ebbe, di conseguenza, una notevole risonanza in tutta l’area mediterranea occidentale, da come si può inferire dal testo successivo: “L’interesse  per la conquista normanna infatti aveva largamente varcato i confini geografici dell’Italia meridionale e cronologici del XII secolo. Nell’Impero bizantino, il principale storico a interessarsi dei Normanni fu una donna, la principessa Anna Comnena, figlia dell’imperatore Alessio I (1081 -1118), le cui imprese ella narrò nell’Alessiade, scritta dopo il 1136. La Comnena ebbe così occasione di parlare degli uomini che, non contenti di avere strappato l’Italia all’Impero, avevano invaso i Balcani nel 1081-1085” (Ibidem, p. 24 ). Il numero limitato dei conquistatori normanni e l’ampiezza dell’area geografica del loro intervento politico, militare e diplomatico sono stati spiegati dagli studiosi mettendo in evidenza che il loro dominio andava inteso come: “governare non un popolo omogeneo ma un territorio” (ibidem, p.23); il che sta a significare che dopo la conquista, realizzata con la forza o con la resa, essi tendevano a intessere relazioni pacifiche con gli abitanti nativi, ricorrendo con una certa frequenza a matrimoni con elementi della popolazione indigena,  per lo più, di alto ceto: “ Infine, secondo una pratica messa in luce da Georges Duby, uno dei principali sistemi per conquistare ricchezze e onori consisteva nello sposare una donna di rango superiore. Questa pratica spiega anche il motivo per cui l’emigrazione normanna fosse quasi esclusivamente maschile: gli emigranti andavano a cercare soprattutto le donne. Unioni di questo tipo sono riferite dagli storici della conquista che ne spiegano l’importanza” (Ibidem, p. 46 ).

A proposito di matrimoni c’è da evidenziare che quello celebrato a Milano nel 1186 fra lo svevo Enrico VI, erede dell’imperatore Federico Barbarossa, e Costanza d’Altavilla, erede del re normanno Ruggero II, fu all’origine della dinastia normanno-sveva; il loro figlio Federico II (1194 – 1250) fu il primo sovrano normanno-svevo. La nostra regione durante la dominazione normanna poté godere di un periodo sicuro dalle incursioni saracene e fu meno gravata dalla fiscalità rispetto all’esoso sistema bizantino e tutto ciò favorì la ripresa economica e il sorgere di nuovi insediamenti, come viene indicato nel brano che segue: “La Calabria, liberata dal fiscalismo bizantino, vide riaperta la libertà dei traffici marini e terrestri ( il grande Federico favorì gli israeliti e l’istituzione di fiere – tra le principali del regno nel 1234 a Reggio e a Cosenza ) e aiutata la sua produzione agricola: in modo particolare a sud l’allevamento serico e a nord quello dei cavalli. Si ha l’impressione anche di un’opera in qualche modo tesa a riorganizzare gli insediamenti: si riedificano abitati distrutti, come nel 1235 Vibo (con topografia a maglie regolari e con la nuova denominazione di Monte Leone ) e si aggruppano in più robuste unità le popolazioni sparpagliate dianzi in casali remoti e insicuri, come a Castrovillari (Castrum Villarum) intorno a metà del secolo XII . E in quest’epoca inizia ad instaurarsi nella regione- creando nuovi rapporti sociali-  il feudalesimo, che pure aveva nel notevole esaurimento e nel bisogno di protezione del paese, e in modo particolare nella proprietà latifondista  (già ben radicata fino a 500 m. di altitudine) elementi favorevoli ad allignare” (Lucio Gambi, Calabria, Utet, Torino, 1978, pp.144-145 ). Per evidenziare ancora meglio i più rilevanti rinnovamenti verificatisi nella regione in quel periodo si riporta il brano successivo: “In linea generale, il paesaggio antropico della provincia, divisa nei Giustizierati di Val di Crati, Terra Giordana e Calabria, ha i suoi valori innovativi nel sistema difensivo in parte trasformato, nella rinnovata agricoltura particolarmente florida nella fascia costiera tirrenica, nella Val di Crati, nelle valli tra i declivi delle Serre, ove le opere di sfruttamento idraulico, d’antica tradizione o di recente impianto cistercense, animano i molendina [Termine latino: i mulini, N.d.R. ] più volte citati nella documentazione e numerosi sono gli allevamenti zootecnici delle diverse specie, dai bovini agli equini e agli animali da cortile, che vivono alla domus solaciorun in nemore Neocastri” [ Termini latini: Palazzo dei conforti nel bosco di Nicastro, N.d.R. ] ( Emilia Zinzi, Calabria, Insediamento e Trasformazioni Territoriali dal V al XV Secolo, in ‘Storia della Calabria Medievale – Culture Arti Tecniche’, Gangemi Editore, Roma – Reggio Cal. , 1999,p.55).

Al fine di avere un quadro più chiaro delle innovazioni nelle costruzioni degli edifici e nelle trasformazioni agrarie realizzate in Calabria in quel periodo si riporta il brano seguente che concerne, principalmente, la Piana di Sant’Eufemia: “Manutenzione degli edifici, varietà e cura nelle colture e negli allevamenti, creano isole di natura e fiorente vita mediterranea nei palacia et loca solaciorum [Testo latino:  palazzi e luoghi di sollievi, N.d.R. ], singolari complessi che, se precorrono il rinascimentale ‘casino delle delizie’, nelle coltivazioni di terreni e nella zootecnia, mostrano ricchezza e impegno di masserie-fattorie esemplari per il tempo, non senza fasce boschive, come in nemore Neocastri o ampie distese di pascoli. Sono palazzi residenziali e casini di caccia, accanto ai quali sorgevano altri corpi di fabbrica. Le singolari unità connotano un’area, nella Piana di Sant’Eufemia, ancor oggi assai fertile, ma di unica memoria nel toponimo della contrada Palazzo, non lontana dai resti dell’abbazia benedettina e una seconda, quasi larga valle verso lo Stretto, ove si apriva il porto fortificato di Catona, chiusa a Nord- Est dalle ultime colline dell’Aspromonte ” ( ibidem, p. 57 ). Da quanto sopra riportato si può dedurre che nel periodo normanno-svevo nella regione ci furono condizioni di vita più sicure, nuovi o rinnovati insediamenti antropici e si sviluppò una diversa forma di organizzazione sociale: il feudalesimo, che perdurerà per secoli.

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