Guida dei Vini d’Italia 2012: le novità (non lusinghiere) che riguardano Lamezia

Pubblicato in Gianfranco Manfredi

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Un menu inebriante per un baedeker serio e rigoroso anche se un po’ ostinatamente di originale personalità: duemilatrecento aziende e diecimila vini recensiti. Parlo dell’edizione 2012 della Guida dei Vini d’Italia dell’Espresso che è appena uscita nelle librerie e nelle edicole. Come districarsi tra bianchi, rossi, rosati, bollicine e passiti dalla Val d’Aosta ad Agrigento? Cosa scegliere davanti a carte dei vini monumentali, a volte sterminate, di certi ristoranti, anche delle nostre parti? Anche quest’anno arriva in aiuto di esperti e semplici consumatori quella che rimane una delle migliori guide enologiche “scritte” – cioè raccontata, non limitata a scarne schede con indirizzo, voti e simboletti – del panorama editoriale italiano. Vuole essere una piccola enciclopedia del buon bere, per muoversi con destrezza tra i vini recensiti  e approfondire la conoscenza sulla conservazione e sul servizio del vino e la terminologia tecnica, grazie a un sintetico glossario. Quindi un volume di consultazione per enoappassionati con una certa “cultura”, ma anche un manuale di studio per chi muove i primi passi nel mondo del vino, pronto ad apprendere sempre più.

Novità? I soliti noti, verrebbe da rispondere. Come ogni anno, al vertice delle valutazioni, saldamente in sella rimangono le regioni leader, col Piemonte e la Toscana nettamente in testa. La due regioni occupano –nientepopòdimenochè – oltre 210 pagine della Guida: basti pensare che alla Calabria ne toccano ancora un volta appena 9, al Lazio 14. La fanno da padroni, insomma, Baroli, Barbera, brunelli, Supertuscan e Chianti.Un testa a testa tra Piemonte e Toscana, insomma, è quello che si trovano di fronte i patiti di classifiche. Conferma il suo primato in numero di eccellenze (46) infatti la terra del Barolo, seguito a 45 vini eccellenti dalla patria del Brunello. E con un abile scatto arriva a 32 eccellenze - e terzo gradino del podio - il Trentino insieme all'Alto Adige.

Anche quest’anno al Sud pochissime novità. Ne esce un quadro non certo esaltante del vigneto-Calabria. Senza molte stelle; a parte le “due stelle” all’azienda Librandi e il riconoscimento di una stella ciascuno a Ippolito, Stelitano, Roberto Ceraudo e Caparra e Siciliani. Quest’ultima cantina ha fatto l’en plein in Calabria con un vino, il Cirò Rosso Classico superiore Riserva Volvito 2008 che ha avuto 18,5/20 di valutazione e il Cirò Rosso Classico 2010 con voto 17,5/20 e il premio speciale della menzione per il rapporto qualità-prezzo. Poi nella classifica regionale c’è una pattuglia di vini da 17/20. La apre il rosso Armacìa  2009 della cantina Enopolis-Costa Viola , uno straordinario Igt realizzato magistralmente da Franco Tramontana delle Cantine Criserà di Catona di Reggio Calabria,  usando, come meritano, le uve coltivate negli acrobatici terrazzamenti della costiera tra Bagnara e Villa San Giovanni. A pari merito il Savuto Rosso superiore 2008 della Cantina Antiche Vigne di Rogliano, il Lacrima Nera 2008 dei Feudi di Saseverino di Saracena (CS), il Cirò Rosso Classico superiore Riserva Colli del mancuso 2008 delle Cantine Ippolito, il Greco di Bianco 2009 della Cantina Stelitano di Casignana e il Moscato Passito dell’azienda Viola di Saracena.

E il lametino? Come ha valutato l’Espresso i vini delle aziende di casa nostra? Le note, purtroppo, anche quest’anno non sono squillanti. Nessuno nostro vino ottiene valutazioni superstellate e neppure si brilla nel rapporto qualità-prezzo – secondo la guida diretta da Enzo Vizzari e curata dai due esperti Ernesto Gentili e Fabio Rizzari. Saltate o ignorate completamente altre aziende (persino la quotatissima azienda Odoardi di Nocera Terinese non è stata presa in considerazione) l’attenzione dell’Espresso si è concentrata sulle cantine Lento e Statti. I migliori vini lametini, per l’Espresso, sono il bianco “Greco” 2010 dei fratelli Statti e il rosso Federico II 2008 delle Cantine Lento. Entrambi conquistano una valutazione di 15/20. Seguono (con 14.5/20) il Contessa Emburga 2010 e il Rosso Dragone 2010 (entrambi di Lento) e l’Arvino 2009, il Lamezia Bianco 2010 (entrambi delle Cantine Statti).

I giudizi? Scarsi di voti, i valutatori dell’Espresso non sono prodighi neanche di complimenti per la nostra enologia. Se all’azienda di Salvatore Lento riconoscono che “ può contare su una buona materia prima e su un’aggiornata tecnica di cantina”, per le Cantine Statti scrivono: “ I vini hanno taglio moderno e valorizzano doti di pulizia aromatica e freschezza di frutto”. Che dire? Io mi limito a citare in conclusione un’avvertenza che compare nell’introduzione della Guida, quella che esplicita un’ autodefinizione: “Uno strumento, appunto. Non un serbatoio di verità assolute”.

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