Dov'è il Partito democratico?

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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Asor Rosa in un articolo su “il Manifesto” del 17 settembre ha scritto che “il Partito democratico sta messo davvero male” e invocava la buona politica per un sostanziale recupero di credibilità, in un quadro interno in cui rimane aperto il problema della rottamazione; con il forte sospetto che la “renzimania” faccia pensare a una sostanziale vocazione di destra caratterizzata da slogan e battute nel tentativo di catturare un elettorato deluso e preda dei morsi e rimorsi della crisi economica. La “renzimania” fondata soprattutto su una gestualità spinta e sul colore pastellato sembra che abbia preso il sopravvento anche a livello locale dove si registra una conseguente distrazione, nel frattempo, dal problema del governo della città e del territorio. E questa è una distrazione totale, se non sono mai emerse, dallo scialbo dibattito politico locale, criticità che in condizioni di normalità ed onestà intellettuale metterebbero in ginocchio anche un elefante. Invece, a Lamezia, tra primarie, secondarie, congressi e tutto quello che può fare colore pastello in una città asfittica, il Partito si muove facendo solo ammoina dimenticandosi anche dei lavoratori e di coloro i quali, in qualche misura, rappresentano ancora oggi la sua base elettorale; e per giunta anche a discapito della qualità urbana.

Il Partito democratico locale ha evidentemente fatto le proprie scelte, collocando le attenzioni verso orizzonti lontani, al di fuori della sfera comunale, dove i dipendenti non sostenuti da lauti compensi si vedono negare anche le cose più elementari, per giunta senza motivazioni plausibili rispetto al cantiere delle spese in corso. Per questo silenzio offensivo, l'Uil-Fpl ha pensato di manifestare il disagio soprattutto in relazione alle forti contraddizioni tra la negazione di alcuni diritti dei lavoratori e la situazione delle casse comunali. Nessuna solidarietà, ovviamente, del Partito democratico rispetto alle legittime richieste dei lavoratori comunali. E, ovviamente, alcuna posizione è stata assunta per quanto riguarda talune questioni chiave, come l'utilizzo poco funzionale del personale e l'esistenza di situazioni a dir poco paradossali, quale quella del dirigente della Polizia Locale che da tre mesi è dirigente di se stesso. Che costo comporta un dirigente che non dirige? Silenzio assoluto: il Partito democratico è in altre faccende affaccendato.

Quali i fatti di cui il Partito democratico non ha, probabilmente, un'adeguata conoscenza? Sarebbero molti. Se si mette a confronto, per esempio, la condizione delle strade con l’utilizzo del personale comunale, il Partito democratico potrebbe avere qualche utile elemento di riflessione, sempre che le assemblee e i congressi lascino un po' di tempo a disposizione per affrontare i problemi di quella carenza di moralità di cui si ritiene, da sempre, l'unico detentore. Nonostante le innumerevoli segnalazioni, ancora oggi l'ex Ufficio Tecnico Comunale è governato – si fa per dire – da un plotone di dirigenti (cinque) e figure semidirigenziali (sette “posizioni organizzative”), senza alcun risultato apprezzabile che giustifichi questo dispiegamento di forze. Cioè, senza che la città ne abbia ricavato un beneficio proporzionato in termini di qualità urbana. C'è da chiedersi come mai il Partito democratico non si sia posto delle domande assai semplici, ma importanti per la programmazione urbanistica della città. Per esempio:

- a quanto ammontano le spese annuali di manutenzione stradale?

- a quanto ammontavano le spese annuali per le polizze assicurative e le franchigie per i sinistri stradali?

- qual è il trend dei sinistri stradali e dei relativi risarcimenti?

- qual è il rapporto costi/benefici dei “sinistri” dirigenziali, le ventidue posizioni semidirigenziali e i costi dei risarcimenti stradali?

È sufficiente fermarsi qua, ritenendo abbastanza chiaro il quadro gestionale che si è delineato nel tempo, utile anche per importanti riflessioni sul Piano strutturale. Ma davanti ai numeri che potrebbero emergere cosa farà il Partito democratico? Certamente – grazie alla sua anima che guarda a destra per evitare sinistri elettorali – si preoccuperà comunque di velocizzare il Piano strutturale comunale, premendo contemporaneamente la frizione e l'acceleratore, nonché finalizzando le azioni politiche ad ulteriori espansioni urbane (che significherebbero nuove magnifiche strade da manutenere); e certamente non avrà il tempo necessario per chiedersi – tra un convegno e un congresso – se la risposta utile ai sinistri stradali possa essere l'esternalizzazione del servizio di manutenzione e la contemporanea rinuncia alla stipula della polizza assicurativa per i sinistri stradali (e forse anche per la sinistra). Quale conclusione? Probabilmente un partito che guarda a sinistra risponderebbe che, con molto meno dei milioni di euro spesi per risarcimenti, si potrebbero tirare a lucido molte strade esistenti con enorme vantaggio per i cittadini e per la qualità urbana, riuscendo anche a corrispondere il minimo esistenziale per i dipendenti pubblici appartenenti alle categorie meno privilegiate. Ma, a proposito di strade, il Partito democratico – l'unica realtà politica locale con una lunga storia nobile che rischia di essere offuscata – oggi, in realtà, sembra fermo allo “stop” con il segnalatore direzionale spento, perché non sa se andare a destra o a sinistra.

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