Lamezia è cieca

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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Qualificare la città di Lamezia non è facile. Potrebbe essere definita “centrale”, “terza”, “nevralgica”, “strategica”, “strutturale” e così via, con aggettivi pittoreschi ed evasivi. Chi più ne ha più ne metta. Ma questo sta a significare una cosa sola: non ha un’identità propria. E per questo è in cerca d’autore. Recentemente anche l’Ordine degli architetti di Catanzaro (ancora oggi della Provincia, poi forse dell’Area vasta, dell’Area metropolitana, o di altro) ha organizzato un incontro proprio sulle nuove prospettive di relazione amministrativa tra i due maggiori poli urbani, supportate da una pubblicazione che prova a raccontare (ma in maniera non del tutto corretta) l’antefatto, cioè quello che oggi è la potentissima area istmica calabrese. È un punto di osservazione. In concreto Lamezia è cieca, mentalmente, ecco perché non ha mai un chiaro punto di vista. Fino all’altro ieri rivendicava la Provincia, con tanto di battaglie elettoral-populistiche contro Catanzaro, oggi pretende la mano dello sposo prima aggettivato in tutti i modi (ladro, egoista, ecc.).

Cose che capitano, sempre per motivi elettorali e con la consapevolezza che il matrimonio non potrà essere nemmeno consumato. Di fatto si annuncia l’ennesimo diluvio di parole su temi che, data la dimensione che affrontano, sono sempre più fumose e inconcludenti perché si collocano all’indomani di un dato di fatto: le due città si sono mosse, per l’elaborazione del Piano strategico, in maniera del tutto autonoma anche rispetto ai comuni dei due circondari. Ma non basta, questi personaggi che propongono l’improponibile (per ragioni culturali e di onestà intellettuale, prima di ogni cosa) lo fanno dopo aver messo in liquidazione il territorio, con concessioni edilizie e un Piano strutturale devastante, concepito con tanti distinguo rispetto al Piano (il “Menù”) dello sposo, ora desiderato e atteso a gambe aperte.

Oggi, peraltro, si tratterebbe di mettere insieme soltanto i frammenti di un territorio profanato, non più preservabile.Ma questi signori di Lamezia che adesso propugnano l’Area vasta dov’erano pochi mesi fa quando la Regione ha avviato e definito, attraverso l’elaborazione partecipata, il Quadro territoriale paesaggistico regionale, documento fondato proprio sull’aggregazione di comuni? Chi ha proposto modelli alternativi di ambiti amministrativi a rete tenendo conto delle necessità progettuali d’insieme? Di fatto questi signori, che lanciano fumogeni per fare man bassa di qualcos’altro, si sono semplicemente preoccupati di aggredire il Qtrp, svuotandolo di importanti vincoli e non indicando soluzioni nemmeno per i requisiti fondamentali della sicurezza del territorio. Anche per questo Lamezia, che oggi si offre “allegramente” a Catanzaro, si dimostra, come minimo, … cieca.

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