Palazzo Blasco? È un falso

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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In questi giorni si sono registrati molti interventi contro la chiusura del Polo didattico lametino della Facoltà di Agraria, che ha avuto come sede un noto palazzo di proprietà pubblica, già spazio architettonico del Regio Ginnasio e di altre scuole di ogni ordine e grado, fino a pochi anni fa. Tutti gli interventi hanno fatto riferimento a “Palazzo Blasco”, come sede del corso di Agraria. Docenti universitari, parlamentari, amministratori regionali e locali indistintamente attribuiscono a questo edificio una denominazione errata, con tanto di targhe celebrative e segnaletica stradale. La gravità sta soprattutto nel dato non secondario che la falsa denominazione è attribuita a un edificio sede di attività didattiche universitarie, fondate proprio sulla ricerca scientifica. Certamente non è per questo grave errore di denominazione della sede che il Polo universitario della Facoltà di Agraria chiuderà i battenti. I motivi sono altri, però la scarsa conoscenza della rappresentanza lametina non fa onore al tentativo di impedire la chiusura del corso universitario né, in generale, alla ricerca scientifica. Di fatto, il palazzo in questione, è stato costruito nella forma architettonica attuale da Alessandro Cimino, originario di Conflenti, e da Davide Mauro, di Scigliano, entrambi noti commercianti che avevano acquistato sul finire dell’Ottocento il fabbricato preesistente di proprietà della famiglia Stella e già appartenente alla famiglia Mazza, nucleo familiare che fino al Settecento aveva svolto un ruolo determinante nel contesto socioeconomico nicastrese.

Lo sviluppo verticale di questa architettura segna il passaggio dall’economia agraria all’economia determinata dall’accelerazione dello sviluppo che nuove infrastrutture (la linea ferrata istmica, la Eboli-Reggio) e le nuove tecnologie imprimevano soprattutto alle attività commerciali (Davide Mauro è stato il primo nicastrese d’importazione ad avere il “telefono” interno alla propria abitazione). Ma questo fabbricato è anche il simbolo di un nuovo potere contrattuale connesso soprattutto alla circolazione del denaro e delle merci che metteva in risalto la maggiore dinamicità della rendita fondiaria promossa dai commercianti-imprenditori nicastresi, che in quegli anni si sostituivano alla vecchia imprenditoria agraria, ancorata ad antichi sistemi produttivi e poco pronta alle necessità della modernizzazione. In poche parole, questo edificio, paradossalmente, rappresenta più di altri la sconfitta degli agrari, quando, soprattutto verso la fine dell’Ottocento, con il declino del valore del frutto delle terre e la nuova pressione fiscale, si trovavano a mal partito, poveri di liquidità e ricchi di patrimoni difficilmente gestibili. Che non sia stata la vendetta degli antichi agrari sconfitti a decretare, per un gioco del destino, la chiusura del Polo didattico della facoltà di Agraria?.

 

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