Perché Catanzaro è capoluogo?

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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Ci sono ragioni storiche e culturali per cui Catanzaro è capoluogo. Non è una considerazione spicciola ma legata ai fatti e agli eventi registrati nel corso del tempo. Se si dà uno sguardo alla contemporaneità e si prende ad esempio il Piano strutturale comunale, qual è l'atteggiamento del Partito democratico catanzarese? Recentemente il Partito democratico di Catanzaro – in linea con i principi propri dell'area illuminata della sinistra italiana – è intervenuto sulla seconda versione delle Linee Guida intitolate “Ridisegnare la città”: “Crediamo importante – si legge nel documento dei democratici – ribadire con forza  alcuni punti imprescindibili per una pianificazione corretta e illuminata, senza però lasciare spazio alle improvvisazioni ed ai danni causati dalla cattiva gestione urbanistica e soprattutto dalla politica che finora è stata poco attenta al destino del proprio territorio e quindi della qualità della vita urbana e sociale”. Considerazioni, queste, che sembrano riferirsi alle problematicità di Lamezia e che mai alcun lametino ha messo in evidenza con coraggio e la necessaria onestà intellettuale.

Una posizione chiara, quella del Pd catanzarese, sottolineata attraverso l'idea del policentrismo come elemento connotativo negativo (per i costi che comporta in termini di opere di urbanizzazione e di mobilità) e, nel contempo, attraverso la necessità di riorganizzare il territorio con “edificazione nuova zero” mettendo in discussione persino i cosiddetti “diritti edificatori acquisiti”, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato 6656/2012 secondo cui non esistono vocazioni edificatorie di suoli non ancora edificati. E tutta la posizione del Pd catanzarese ruota intorno a una locuzione magica: rifunzionalizzazione della città edificata. Il tutto in perfetto equilibrio con il Quadro territoriale paesaggistico regionale e con il Piano territoriale di coordinamento della provincia, che suggerisce un criterio di pianificazione elementare improntato sul principio di evitare lo spopolamento di un qualsiasi centro abitato dell'Istmo a favore di un altro. Principi sacrosanti cui si attiene sostanzialmente il documento “Ridisegnare la città” e sui quali converge il pensiero del Partito democratico catanzarese che indirettamente sottolinea, anche sul piano politico oltre che su quello (ormai consolidato) culturale, sostanziali differenze con il Partito democratico di Lamezia.

Non solo una grande differenza culturale e di approccio ai temi di pianificazione (basti pensare ai discutibili principi su cui si basa il Psc di Lamezia) ma anche rispetto alla costruzione della dignità di partito che, per formazione e collocazione politica, dovrebbe chiedere la collaborazione e non la subordinazione al privato, alla luce dei principi di civiltà fondanti della propria azione quali “tutela e conservazione del territorio” inteso come bene di tutti. Se si dà un rapido sguardo a tutta una lunga serie di iniziative edilizie lametine, si può documentare un approccio a una gestione sostanzialmente perversa del territorio: costruzioni private al posto di necessarie urbanizzazioni pubbliche, servizi decentrati (Nuovo palazzo dello Sport) o addirittura polverizzati (“insediamenti diffusi”) che sottintendono, a differenza delle illuminate Linee Guida di Catanzaro, una città policentrica con costi di gestione elevatissimi. Per non parlare poi delle gravi sperequazioni fiscali e tributarie che riguardano, per esempio, gli attuali suoli edificatori sottoposti a sostanziali e inique differenze rispetto ai valori reali alterando il mercato immobiliare a favore di speculatori. Non solo: per realizzare un nuovo tramezzo un comune cittadino è costretto a corrispondere al Comune sproporzionati oneri di urbanizzazione, quasi quanto un costruttore paga per una demolizione e ricostruzione integrale. E nessuno ne parla. Ma anche questo contribuisce a far capire la differenza sostanziale tra Lamezia e Catanzaro.

A Lamezia si può votare anche in spregio della legge, fuori dal tempo massimo consentito, contro la stragrande maggioranza dei cittadini – come nella vicenda Imu e Irpef –, o votare per pochi imprenditori speculatori provvedimenti che non hanno prodotto una sola opera di qualità per il bene e l'immagine di Lamezia. Ma si sa, “le elezioni, il voto, la democrazia sono soltanto business”, scrive Curzio Maltese, che certamente non è l'ultimo sprovveduto giornalista di provincia.

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