“Il primo bicchiere è per la sete, il secondo per la gioia, il terzo per il piacere, il quarto per la follia”

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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Bere alcolici come se fosse acqua è diventato normale per i giovani e meno giovani. Nei locali e durante il giorno. Troppo normale. Non giudico essendo astemia, ma ritengo che qualche bicchiere di meno gioverebbe alla salute.

Poi ognuno è libero di bere quanto più desidera. Da bambina il mio amato nonno Salvatore all’età di 86 doveva allungare (traduzione aggiungere) al suo unico bicchiere di vino dell’acqua per indicazione del dottore e soffriva. Si evinceva dall’espressione del viso. E  rimanevo male perché lui si dispiaceva a doverlo fare. Era stato un artigiano e le cose semplici erano la sua essenza. Ma il suo era del vino rosso locale. I miei zii paterni, Antonio e Dario, emigrati in America 50 anni fa, quando venivano a trovarlo, (era il padre), andavano a dormire con le bottiglie di superalcolici al posto della tisana.

E mio nonno Salvatore li guardava con la severità che solo un fascista poteva incutere con lo sguardo. Due diversi modi di intendere l’alcol.

Oggi, ma direi da qualche anno, bere è diventato un’usanza che rientra nella normalità. Ma non in versione due o tre bicchieri di prosecco ma tre quattro di superalcolici, in fasce di età troppo giovanili e, soprattutto, sono le donne a farne un uso smoderato. E se chiedi, in un locale, solo acqua tonica, ti guardano come se fossi un marziano atterrato sulla terra di colore verde con due antenne in testa. Ho raccontato il bicchiere di vino rosso allungato di acqua di mio nonno perché è stata una lezione di vita. Alcune cose fanno male e lui se ne rendeva conto……Forse è per questo che preferisco i dolci….

Il titolo del blog è una citazione di Apuleio.

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