Quelle gare di marmellate over anta

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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maria_arcieri.jpgDopo essersi imbellettate per trovare uno. Dopo essersi messe a dieta per indossare il vestito da sposa. Dopo essersi applicate per rimanere incinte. Dopo essersi innervosite di fare le mamme severe. Dopo essersi “inc…” a rimproverare il marito che guarda le ragazzette. Dopo essersi addobbate da dolci e tenere nonne quando da mamme eravate “infingarde”… Ecco arrivata l’età delle conserve e delle marmellate. Oscilla dai sessanta ai cento anni. Per tutte coloro che “rimettono” nel cassetto i tubini e la lingerie “hot” ecco il momento della frutta e delle sue creme.  Donne di quest’età che si passano le ricette come se fossero carte dei servizi segreti. Che bollono pentoloni e pentoloni di ogni tipo di frutta pensando e ripensando ai giorni felici con i loro uomini. Che mischiano con mestoli di legno le loro acquose o cremose marmellate e intanto pensano “non sono più una donna ma una che mischia nel pentolone le marmellate”. È tutto finito!”. Per alcune invece esiste il “mi riposo, non ce la facevo più a lottare”. È o non è l’allarme della vita della donna che termina di esserlo e che inizia a battere i primi colpi del the end? ...S’inizia con le mele al forno. È un campanello di allarme. O ti fermi. O inizi a fare giardinaggio. Un altro campanello di allarme ma meno melanconico. La fine della vita di una donna e l’uscita dal forno di una crostata. Anzi quando il giorno dopo la “rifanno” con un'altra confettura perché la precedente non le aveva soddisfatte… e con questa frase si racchiude un mondo che finisce… o il riposo che inizia…

Ci sono molte donne che indossano l’abito scuro in segno di lutto. Da anni, forse da decenni. Altre che non ne conoscono neanche il significato. È una questione di generazioni e di mentalità. Osservandole riconosco che è una scelta assolutamente da rispettare, ma ragionando, preclude la nascita di una nuova vita sentimentale perché è come se ci si chiudesse a riccio nel proprio dolore.  Questa decisione non avviene quasi mai nei vedovi, che in molti casi riescono, chiusa la bara, a trovare una nuova compagna. Da qui nasce il luogo comune che gli uomini non riescono a rimanere soli. Troppo semplice! Neanche ci provano! Invece le vedove per non essere giudicate, spregiudicate o troppo “free”, magari anche se hanno l’ammiratore dietro l’angolo pronto con le rose e i cioccolatini, temporeggiano ma lo fanno per troppo tempo che il “gentil signore” si sposta in altri lidi. E la vedova rimane single. Direi, non basta già la vedovanza come segno di solitudine? Perché deve essere seguita dalla fase successiva di dolore? Perché sempre le donne devono vivere il sacrificio e l’eterno amore verso l’altro e il vedovo deve essere diversamente giustificato? Ci saranno donne che hanno perso il marito e magari sono stanche di vivere con un altro essere di sesso maschile, ma non possono essere la stragrande maggioranza… È impossibile! Quindi nessun bando alla vedovanza ma magari se fosse vissuta per un breve periodo e poi magari pian piano essere nuovamente rivestite dei colori dell’arcobaleno, darebbe un respiro a sé stesse e agli altri che vedrebbero in queste “belle” donne una scelta da ponderare perché è giusto che il grande amore non si scordi mai… ma la vita è una sola!

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