Un’estate… “Indimenticabile”

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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A qualche ora di distanza dal giorno di Ferragosto, possiamo definire quest’estate con le parole della canzone di Antonello Venditti “Indimenticabile”. Per gli eventi, per la crisi, per la melanconia, per i sacrifici, per la tristezza che ha fatto vivere. Abbiamo conosciuto un “dopoguerra” (i suoi effetti) senza per fortuna, almeno questo, aver vissuto la guerra. Indimenticabile per non aver trascorso ore e momenti tragici a “Equitalia” per la rateizzazione più dilazionata nel tempo. Di aver dovuto lavorare molto di più degli altri anni, (per chi aveva questa fortuna) o di aver eliminato dalle spese, quasi tutto. Di aver ascoltato sempre e ovunque lamentele e lagne di ogni genere, e di essere stanchi di dover ascoltare solo quello. Anche se in molti casi, chi fa uso di queste litanie, il più delle volte vive molto meglio di come vorrebbe far pensare. Ricorderemo quest’estate per il divario tra chi ordinava la “Ferrari California” spumeggiante e chi doveva sopportare una separazione in casa per non dover affrontare altre spese. Ricorderemo come ci fosse stata in questa calda stagione, una maggiore ricerca di se stessi tramite la religione e come molti si fossero riavvicinati all’Eucarestia come mantello di protezione da tutto e da tutti. Ricorderemo come tutto finisce. Dal benessere, ostentato e non. Da chi parla troppo e poi smette. Da chi dice e commette cattiverie e poi finisce. Se impara… sennò si prosegue all’infinito.

Esiste una diversità totale nelle persone della piana, tra chi commenta il blog e a volte è d’accordo sul mio pensiero e chi è così accecato dalla malvagità che l’episodio “giudiziario” preferisce commentarlo di persona con vari toni ed espressioni del viso. Si può anche solo riflettere e rimanere in silenzio. E si può fare. Sempre. È più corretto, garbato, civile. Nella vita non si può mai sapere cosa può accadere… Altro punto interessante è l’invidia verso le persone di successo. Una di queste in un bar dove ci siamo incontrati per bere un caffè ha sorriso al discorso che poteva riguardarlo, è di successo e invidiato. E mi ha detto che secondo lui esiste una tipologia particolare. Quella dell’invidia e basta. Che non vuole migliorare. Ma si incattivisce senza effettuare uno step successivo per la sua azienda o per la sua attività. È invidia gratuita e non costruttiva”. “L’invidia è così magra e pallida perché morde e non mangia” per Francisco de Quevedo e “Il silenzio dell’invidioso fa molto rumore” per Kahlil Gibran. Sul tema della desolazione delle spiagge posso aggiungere che si accompagna anche quella delle barche. Infatti nei porticcioli un proprietario di una di queste imbarcazioni mi ha confessato che mentre negli anni precedenti erano una ventina, ora si sono ridotte a  meno della metà.

Andando sul versante religioso mi sono chiesta come mai non ci sono molte suore della zona e ho scoperto che le donne non vedono in loro un modello di riferimento e per chi decide di prendere i voti in questa nazione è la clausura il convento più affollato dalle italiane. Lì si prega e basta. Pensavo che ero io ad avere un “non buon concetto”, anche perché ho una parente che si identifica pienamente in quelle che non si potrebbero definire “spose del Signore”. Non vorrei essere stata troppo “edulcorata” e quindi dopo aver suggerito di aprire delle agenzie matrimoniali per separati, single e vedove vorrei indicare agli psicologi di “aiutare i mammoni”. Dai ventisei anni in su. È una grossa fetta di persone che si allarga a macchia d’olio. Sempre di più. È convinta che lei è tutto. Padre, sorella, moglie casa auto... tutto! Che ama la mamma più del dovuto, che sta con la mamma più del dovuto, che telefona alla mamma molto ma molto più del dovuto e suggerisce la mia collega Beatrice, “Sono solo e sempre i maschi a esserlo”. Ma perché? Qual è l’ipnosi che queste signore attuano sui mammoni? Sono criaturelle indifese che vedono in loro il loro unico mondo, la soluzione ai loro problemi alla loro vita. Seri studi dovranno far luce su questa piaga. Ma dopo tutti questi argomenti, perché l’interrogativo più ricorrente sulla bocca delle donne della piana è: “Ma dove si compra la Louis Vuitton?”…

“Vi giuro, signori, che l’esser troppo consapevoli è una malattia, un’autentica, assoluta malattia”. Fëdor Michajlovič Dostoevskij

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