"Un sogno che si agita": il primo concerto di Luigi Strangis nella sua Lamezia

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di Francesco Sacco.

Lamezia Terme – L’ultima e la prima volta. Sono passati all’incirca tre mesi da quel fatidico 15 maggio, dal trionfo di Luigi Strangis alla ventunesima edizione di “Amici di Maria De Filippi”. Una vittoria celebrata con un entusiasmo senza precedenti dalla sua Lamezia Terme, pronta a gremire corso Numistrano e sostenere il proprio beniamino - seppur attraverso un maxischermo - in quell’ultimo, esaltante valzer sul palco del talent più longevo della televisione italiana. Un exploit che ha definitivamente spianato la strada all’affermazione della sua musica, subito racchiusa in un Ep (“Strangis”, uscito su etichetta 21co e distribuito da Artist First) volato nelle zone alte delle classifiche in un batter di ciglia. Galeotto il successo ad “Amici” e dei brani proposti nel programma della Maria nazionale (come le hit “Tienimi stanotte” e “Muro”), certo, ma chi ha seguito il percorso del giovane cantautore e arrangiatore lametino (a partire da cover proibitive quali “Purple Rain” o “Baby Did A Bad Bad Thing”) sa bene quanto possa essere ampio il suo background, costruito sin da bambino studiando note e riff dei giganti della pop music. C’è l’hard’n’heavy di Guns N’Roses e Ac/Dc, c’è la british invasion guidata dagli imprescindibili Beatles e Rolling Stones, c’è il blues-rock (da Eric Clapton a Stevie Ray Vaughan, passando per il nostro Pino Daniele), ma anche pianeti più obliqui prossimi a Marte (il glam multimediale di David Bowie) e Venere (la black music trasversale dello stesso Prince).

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Sono solo alcuni dei numi tutelari di un bagaglio decisamente eterogeneo, messo in mostra, però, soltanto parzialmente nell’attesissima “prima volta” di Luigi a Lamezia, terza tappa di un mini tour estivo che lo ha aiutato a prender confidenza con il nuovo ruolo di star anche in sede live, come testimoniato dal grande feeling con i circa 5000 dello stadio “Guido D’Ippolito”, tornato a ospitare, per una notte, eventi di un certo spessore grazie alla trentaseiesima edizione di “Fatti di Musica”.

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Accompagnato da una band piuttosto affiatata, Luigi ha infatti acceso la platea rivelando innanzitutto notevoli doti da frontman consumato, capace di coinvolgere ed emozionare sulle note di un repertorio per forza di cose ancora ridotto, ma già perfettamente assimilato dalla folta schiera di fan accorsi da ogni dove (persino Brindisi, Milano e Napoli). È il caso dei tormentoni bissati negli encores, cantati all’unisono da tutti i presenti: “Tienimi Stanotte” e “Muro”, quest’ultimo prodotto da Michele Canova, croce e delizia di quell’itpop sintetico tanto in voga nel panorama musicale tricolore. Stesso discorso per l’altro brano inciso sotto la supervisione del produttore padovano: “Partirò da Zero”, qui spogliato di quei discutibili synth in netto contrasto con la natura intimista di una ballad molto più riuscita in versione live. Si tratta, a grandi linee, dello stesso trattamento riservato a “Vivo”, forte di un tessuto ritmico di matrice funky messo subito in risalto dalla chitarra wah wah di Umberto Scaramozza, sostituita da quella di Strangis nel solo centrale.

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È il momento in cui il concerto cambia marcia, virando su territori quasi hard forse più affini all’indole del gruppo (le cover di “Eppur mi son scordato di te” dei Formula 3, con il suo riff hendrixiano, e “Rumore” di Raffaella Carrà, non a caso, unico brano non originale incluso nel suo Ep). Hendrix ancora presente, poi, nella conclusiva “Riflessi” (“Senza questo brano, probabilmente, non sarei entrato ad Amici”, dice), ultimo, apprezzatissimo inedito in scaletta arrivato dopo l’interessante “Only You” e le invettive anti-body shaming in salsa latina (purtroppo, siamo dalle parti del reggaeton però) di “Tondo”. Degna di nota, infine, la riproposizione di quella “Purple Rain” già citata in apertura, chiaro esempio della voglia di misurarsi - con le dovute proporzioni - con i grandi di un passato che, in qualche modo, ha influito sulla formazione di chi potrebbe avere tutte le carte in regola per essere la next big thing della musica italiana. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, soprattutto nel caso di Prince, forse il più grande innovatore nella storia della black music, ma la stoffa c’è. Mercato discografico permettendo, ovviamente.

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Visibilmente soddisfatto, al termine del concerto, il patron di “Fatti Di Musica” Ruggero Pegna, promotore di una serata tutta lametina che, in apertura, ha dato voce anche ai progetti di Enrico Cuomo, Mozik e Chiara Vescio: “Penso sia stata una serata impeccabile sotto ogni punto di vista, a partire dall’aspetto organizzativo. Abbiamo rispettato in pieno l’abc del grande live (palcoscenico imponente, ledwall, effetti pirotecnici e via dicendo), cosa assolutamente necessaria se si organizza il primo concerto nella sua città di una nuova, importante realtà come Luigi Strangis, che ci ha dato anche modo di far conoscere a un nuovo pubblico altri talenti lametini quali Enrico Cuomo, Mozik e Chiara Vescio. Questa sera, Lamezia, grazie al calore per questo suo illustre concittadino, si è accesa, e penso ci sia bisogno di iniziative così affinché questa città ritrovi entusiasmo. Bisogna sostenerle, non ostacolarle. La burocrazia dovrebbe lasciar lavorare chi sa produrre serenamente, non mi stancherò mai di ribadirlo. E questo – conclude con un pizzico di polemica – è un chiaro messaggio”.

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