A proposito di elezioni europee: uno sguardo oltre confine

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gull.jpgSiamo in campagna elettorale per le Europee. Pochi manifesti. Numerosi spazi nella tv pubblica e privata con talk show e salotti televisivi. Ormai anche Grillo si lascia intervistare. Naturalmente internet ha la sua importanza. Ci sono stati i sondaggi. Il PD risultava il più votato, seguito  dai 5 Stelle e poi da FI. Alta la percentuale dei non votanti. Fermo restando la possibilità di cambiamento il 25 maggio. Ciò che si evidenzia in Italia, o che fa megafono, nelle interviste e nelle diverse trasmissioni televisive  è la scelta di campo: europeisti da un lato, euroscettici dall’altro. Pare, come percezione, che l’euroscetticismo sia in grado di prevalere. Inoltre la campagna elettorale viene vissuta come scontro politico interno per eventuali posizionamenti o possibili tornate elettorali nazionali. Si vuole capitalizzare un eventuale successo il 25 maggio per “alzare la posta” in funzione della governabilità italiana o andando al voto. In alcuni momenti le dinamiche politiche anzidette si intersecano, creando confusione e/o disorientamento in una parte dell’elettorato che, considerata anche la crisi economica mal sopportata nella quotidianità, non è messo nelle migliori condizioni di scegliere  con tranquillità partiti e personale politico da mandare a Strasburgo. Proviamo a fare un po’ di chiarezza, se ci riusciamo. Sull’ euroscetticismo. Vero? Presunto? Ingigantito? Percepito? Reale? Vincente? Innanzitutto, schiodiamoci dal ring televisivo: no euro contro euro sì. Se ci allontaniamo dalla polemica politica, siamo in grado di delineare il fenomeno con benefico distacco e avremo l’opportunità di vedere meglio la realtà politica europea. Tra le analisi lette, ci è parsa molto pertinente quella di Marco Incerti, giovane studioso del CESP (Centro per gli studi politici europei). Si trova in internet sulla newsletter del Dipartimento delle politiche europee. In ogni caso, ne diamo una breve sintesi. Si può essere d’accordo o in disaccordo. Comunque aiuta a fare chiarezza sulla geografia partitica dell’Europa. A detta del ricercatore apparirebbe facile “il successo (…) per i partiti (…) catalogati come euroscettici, populisti o estremisti” schierati a destra del panorama politico europeo.

Gli elettori dei diversi Paesi non sarebbero ben disposti nei confronti dell’Unione Europea a causa dell’austerità. Tuttavia la fortuna in termini di suffragi di alcune formazioni politiche anti-sistema andrebbe ricondotta nel più vasto ambito di scarsa fiducia verso i partiti tradizionali, molto evidente in alcuni Paesi membri dell’Ue. Insomma non sono contro L’Europa e l’Ue, bensì insoddisfatti delle singole politiche nazionali. A tal riguardo lo studioso fa riferimento al Front National e allo Jobbik ungherese ricordando i loro precedenti successi elettorali. Sostanzialmente la stessa storia dell’M5S. Addirittura sono state individuate strategie di comunicazione simili: “Il Pdmenoelle” di Grillo somiglia molto all’UMPS di Martine Le Pen. Sarebbe la fusione linguistica di Ump, il centrodestra francese, e del PS, Il Partito socialista transalpino. In Gran Bretagna lo United Kingdom Indipendence Party (UKIP), potrebbe aumentare notevolmente i suffragi; ma per com’è fatto il sistema elettorale inglese, otterrebbe pochi deputati in più. Le percentuali del Partij voor de Vrijheid (PVV) risulterebbero identiche a quelle del 2009. La ricerca di Incerti è alquanto articolata. Infatti fa notare come in Portogallo, Spagna, Irlanda, pur essendoci manifestazioni e malcontento verso i governi, non si sono formati partiti anti-sistema che contino. La conclusione dello studioso ci dice che soltanto UKIP, FN e M5S porterebbero a Strasburgo un numero cospicuo di deputati. Ma dovrebbero avere la capacità di mediazione per formare un gruppo e lavorare insieme.

A Strasburgo “i partiti si riuniscono in famiglie politiche europee” in modo da formare gruppi politici. Le formazioni politiche solitarie sono inconcludenti. Le famiglie del PPE e dei Socialdemocratici otterrebbero la maggioranza dei seggi. Salvo sorprese domani. Per i 751 deputati del Parlamento europeo, far parte di un gruppo è importante per i finanziamenti e per altre prerogative. Occorrono 25 deputati. A tutt’oggi  gli euroscettici sono rappresentati  da un solo gruppo: l’Europa della Libertà e della democrazia (ELD), a cui appartengono UKIP e Lega Nord (31 deputati). Marine Le Pen si sta dando da fare per aggregare il resto della galassia degli euroscettici, escludendo i neofascisti (es. Alba Dorata) e formare un nuovo gruppo (all’incirca 35 deputati) a cui aderirebbe La Lega, “fuoriuscendo dall’ELD che ne risulterebbe ulteriormente indebolito”. Lo studioso ha contato 30, 35 deputati dell’ELD e della futura ALLEANZA di Marine Le Pen. Altri, più o meno con lo stesso numero, resterebbero fuori, come i 5 Stelle perché non vogliono far parte di alleanze. Con queste previsioni dello studioso gli euroscettici europei non costituirebbero una minaccia dal momento che oltre 200 deputati dovrebbero essere eletti nel PPE e S&D. Sono solo previsioni, anche se frutto di indagine molto approfondita. E’ importante che  il 25 maggio sia presente in maggioranza nei seggi un elettorato consapevole di valori democratici con orizzonti di progresso al di là dei confini nazionali.

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