Ballottaggi 2014. Riflessioni.

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pino_gulla.jpg

Ve lo ricordate Giorgio Guazzaloca? Diventò sindaco a Bologna con lista civica del centrodestra e governò  per la prima volta ne “la città dotta”, dal secondo dopoguerra in poi sempre di sinistra. La roccaforte rossa crollò ad opera dell’allora presidente della Camera di commercio bolognese. Ve la ricordate La Lega “conquistadora” in Emilia, Toscana, Umbria, Marche qualche anno fa? E “la questione settentrionale” agli inizi del Terzo Millennio? Non esistevano più certezze ideologiche nel Settentrione della Penisola. Il problema delle zone rosse, che ad ogni tornata elettorale scomparivano, era all’ordine del giorno nelle discussioni di Pds, Ds, Pd. Già in quegli anni venivano a mancare “le rendite di posizione”. Per la Calabria vi ricorderete senz’altro della Crotone rossa. Maggiormente fragile la situazione al Sud dove, specialmente oggi, anziché fare subito l’analisi del voto, bisognerebbe contare le amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose, gli attentati a danno di consiglieri, assessori e sindaci, i rimborsi elettorali, i flussi di pacchetti di voti, i legami tra mafia, politica e affari, le problematiche sociali che producono, queste ultime, astensionismo e malcelata sfiducia nella maggior parte della classe politica meridionale. Non solo. Anche al Nord aumentano continuamente  di numero coloro che non si recano alle urne. Ai recenti ballottaggi è andato a mettere la scheda nell’urna solo il 49,5%. La minoranza. Venti punti in meno rispetto al primo turno, quando molto probabilmente si è verificato l’effetto trascinamento delle Europee, con Renzi in  prima fila. Alla fine dei conti il Partito democratico vince e conquista importanti città: Bergamo, Cremona, Pavia, tra le altre. Forse bisogna ricordare che il Partito comunista italiano non esiste da tempo. Molti anni fa si parlava della Cosa, della Cosa 2, per delineare soggetti politici oltre il Pci. Forse con la nascita del Pd siamo arrivati alla  realizzazione e definizione della Cosa 3. Appunto, altra cosa rispetto al Pci. Piuttosto nella realtà politica odierna è da capire la repentina caduta di partecipazione dal primo al secondo turno e il rovesciamento dei suffragi, da destra a sinistra e l’incontrario, nelle città dove da tanti anni risultava chiara la maggioranza politica. Insomma, rendite di posizioni e roccaforti non esistono neanche a destra. Due esempi, tralasciando il resto, Bergamo e Pavia. I Pentastellati vincono a Livorno, a Civitavecchia e a Bagheria. Ma avevano subito una battuta d’arresto alle Europee dopo lo strepitoso risultato delle elezioni politiche. Insomma flussi di voti che si spostano in continuazione. Questa è la nuova realtà.

L’attenzione va posta sull’elettorato. Il mondo è cambiato e l’elettorato italiano pure. Sono sparite le certezze e/o le sicurezze di una volta. Sempre più evanescenti i riferimenti di un tempo: di senso, di valori. La politica tradizionale di sinistra è in crisi d’identità. Le fabbriche sono svuotate. Davanti ai cancelli disoccupati disperati cercano lavoro. Lo spazio sociale diventa “liquido” secondo il linguaggio di Bauman. La piazza virtuale è luogo indefinito della politica. Cambia il linguaggio. Twitter ed hashtag la fanno da padrone. L’opinione pubblica diventa mutevole e si lascia condizionare, magari sull’onda di emozioni. Nelle campagne elettorali le piazze delle città sono diventate occasione di spettacolo politico, le istituzioni, come Camera e Senato, luogo di spettacolarizzazione (spesso di cattivo gusto) delle sedute parlamentari. Quella che vent’anni fa sembrava una politica partitica nuova (la videocrazia), prima solo di destra poi anche di sinistra, ha originato decadenza forse irreversibile, almeno per ciò che concerne il centrodestra. Di recente sono scesi in campo i populisti. Tra web, piazza e ultimamente tv hanno aumentato la confusione. Gran parte dell’elettorato, in alcuni casi è vittima di uno spaesamento politico-partitico e si astiene. Altri, invece, si recano alle urne attratti dal fascino, dalla capacità di comunicazione e dagli annunci  in funzione della soluzione immediata di gravi problemi quotidiani. Ma l’elettorato non è mai sicuro; fino all’ultimo potrebbe cambiare opinione. Alcuni sondaggisti e politologi sostengono che questo ultimo comportamento avviene addirittura durante il tragitto da casa al seggio elettorale. Oppure l’elettore prende la decisione improvvisa di restare a casa a vedere la televisione. E’ probabile che siamo oltre gli zoccoli duri per chi non crede a tale offerta politica. Diverso è il discorso per coloro i quali, al contrario, considerano la politica come opportunità, opportunismo e interesse.

                                                                                        

© RIPRODUZIONE RISERVATA