Come sono cambiate le forme della politica

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgAbbiamo spesso citato nel nostro giornale, sia nell’edizione cartacea che in quella online le parole di Tancredi de “Il Gattopardo” di Tomasi  di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. L’abbiamo fatto per evidenziare la parte iniziale della frase, la rigidità del sistema economico che lascia immutate notevoli differenze sociali. Questa volta decodifichiamo le battute finali del protagonista di casa Salina: “…bisogna che tutto cambi”. Vogliamo mettere in rilievo come sono mutati le strutture, le  forme, gli spazi e i rituali  della politica dal secondo dopoguerra ad oggi. I partiti, con le loro ideologie di appartenenza, contavano milioni di iscritti ed erano collegati ad associazioni di un certo rilievo. Di fatto riuscivano ad occuparsi della società che si realizzava a livello  organizzativo e solidaristico. Non solo sindacati e cooperative, ma anche associazioni di donne, uomini, giovani, anziani, società sportive. Organismi di base, apparati, congressi preparavano le campagne elettorali caratterizzate dai “porta a porta”  (da noi si chiamava “caseggiato”), momenti importanti erano i comizi in piazza. E poi macchine tappezzate di manifesti con  altoparlanti che giravano in lungo e in largo per città e paesi a fare propaganda elettorale (negli Anni ’50-60). Solo Tribuna politica alla tv pubblica e telegiornali con notizie sulle elezioni. Megafoni, assemblee, riunioni, incontri sui temi della politica agli inizi degli Anni ’70. Alla fine del del periodo  si diffondono gli spot televisivi. La comunicazione in politica “cambia verso”. E’  soltanto l’inizio. Nei decenni successivi gli uomini politici invadono le trasmissioni televisive. La politica spettacolo entra nelle case degli Italiani. C’è meno bisogno di andare in piazza ad ascoltare gli oratori o di partecipare ad assemblee o incontri. Basta guardare la televisione. Si moltiplicano le trasmissioni televisive con dibattiti di natura politica. Agli interventi misurati dei decenni precedenti (nelle “tribune politiche” passate) succedono talk show logorroici, spesso con aggressività verbali, sproloqui, qualche battuta offensiva e/o di cattivo gusto. Il tutto faceva e fa audience al servizio della pubblicità e della comunicazione dei leader, specialmente  in periodo elettorale. Addirittura la politica si è trasformata in  campagna elettorale permanente attraverso la tv.  In seguito internet con siti, account, Facebook utilizzati al massimo dai politici. Per ultimo streaming che ci permette di vedere in diretta momenti particolari, a volte delicati, dei protagonisti, parlamentari e non.

 In questi 70 anni il linguaggio è cambiato. Abbiamo scelto le parole di Alfio Mastropaolo, docente di sociologia politica, perché ci indicano in modo efficace il mutamento della politica nel prosieguo dei decenni: “Un effetto indiscutibile è la rivoluzione lessicale che ha accompagnato il transito da un paradigma democratico all’altro. Tutto un dizionario di parole e concetti è caduto in desuetudine: le classi, lo Stato, la solidarietà, l’eguaglianza, il collettivo, il pubblico, l’interesse generale, il bene comune, il partito, il lavoro, il compromesso. A loro posto sono balzati in primo piano l’individuo, il mercato, l’impresa, la governabilità, il profitto, il merito, la leadership (….) la società civile, l’identità, il capitale sociale,  legami deboli, i networks, la trasparenza, l’accountability, il no profit, il terzo settore”.  E noi aggiungiamo l’hashtag, twitter, postare. Abbiamo sentito in una trasmissione televisiva che, in Parlamento, si davano le indicazioni di voto con gli sms. Sarà vero? Sarà falso? Saranno esagerazioni giornalistiche? In ogni caso si dovrebbero evitare superficialità e pressapochismo. Noi siamo convinti che il progresso porta nuovo futuro se conserviamo l’alto senso dello Stato insieme alla  sensibilità per i problemi economici, sociali e con particolare attenzione al territorio. La moderna tecnologia dovrebbe aiutare, e non poco, le campagne elettorali, i parlamenti, i governanti per un’ azione efficace di governo, al centro e in periferia. Forse senza di essa non saremmo in grado di governare la nostra società complessa. Ma bisogna voler bene al proprio Paese, sennò  la Penisola intera diventerà  “uno sfasciume pendulo sul mare”. Le nuove generazioni (gli Angeli del fango) non lo permetteranno.

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