Girovagando in internet … si fanno brutti incontri

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Gustave Le Bon è stato un antropologo, psicologo e sociologo francese vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. La sua opera più importante, “La psicologia delle folle” era  riferimento dei  leader dei Totalitarismi. Ma non solo. In particolare per Hitler. Nel suo Mein Kampf tenne presente lo stile comunicativo dell’opera dello studioso transalpino. In questi giorni è uscito il libro del führer in edicola insieme a “Il Giornale”, suscitando polemiche per un possibile uso strumentale dell’iniziativa editoriale in vista dei ballottaggi delle amministrative in diverse città. Secondo alcuni, potrebbe procacciare qualche voto proveniente dai movimenti di estrema destra. Noi non crediamo a questo. Al contempo, non abbiamo alcuna curiosità né voglia di sfogliarlo. Tale pubblicazione ci riporta immediatamente con il pensiero ai milioni di morti nell’ ultimo conflitto mondiale insieme agli altri milioni cremati nei campi di concentramento. Inoltre, la nostra censura si è rafforzata quando, navigando in Internet, ci siamo  imbattuti su ipnosi.interfree.it che affronta “Il linguaggio nei gruppi totalitari”e abbiamo letto un passaggio del Mein Kampf edito  da Bompiani nel 1939. Così il mancato artista (Hitler voleva fare il pittore) e futuro führer si esprimeva a proposito della propaganda che deve basarsi su pochi punti essenziali: ”[…] i suoi effetti devono sempre essere rivolti  al sentimento, e solo limitatamente alla cosiddetta ragione [… ] La ricettività della grande massa è molto limitata, la sua intelligenza mediocre, e grande la sua smemoratezza. Da ciò ne segue che una propaganda  efficace deve limitarsi a pochissimi punti, ma questi deve poi ribatterli continuamente, finché anche i più tapini siano capaci di raffigurarsi, mediante quelle parole implacabilmente ripetute, i concetti che si voleva restassero impressi (pp. 195-196)”. E ancora  su Leonardo.it News: “Le masse non sanno cosa farsi della libertà e, dovendone portare il peso, si sentono come abbandonate ( … ) ammirano solo la forza, la brutalità e i suoi scopi, disposti a sottomettersi. Capiscono  a fatica lentamente, mentre dimenticano con facilità. Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole, [continuamente e ossessivamente ripetute], finché entrano in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato bene quando il meno recettivo ha capito e ha imparato… ”. Da Storia in  network apprendiamo che Hitler “era capace in un discorso di 40 minuti di ripetere 26 volte la stessa frase semplice che strappava gli applausi, eccitava gli animi e proiettava latenti desideri. La frase era sempre quella: il Popolo vuole, il Popolo mi ama, il Popolo aspetta, il Popolo è impaziente, il Popolo pretende, il Popolo desidera, il Popolo è pronto, il Popolo lotterà fino alla morte. Imbottiva i suoi discorsi con la parola popolo e non con la parola cittadini”. Dopo aver letto quanto scritto è svanita qualsiasi curiosità in noi, semmai ci fosse stata. La prima edizione dell’opera fu stampata in Italia nel 1934 per volontà di Mussolini. Le ristampe continuarono fino al ’43. Il libro è stato ripubblicato 25 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il 1970, dalle Kaos Edizioni, Pegaso, Edizioni di Ar e da altre. Quindi il libro si poteva trovare già da tempo nelle librerie, prima dell’ultima uscita in edicola. Ognuno è libero di acquistare un testo simile e  leggerlo se trova  qualche interesse nei contenuti.

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