Il contratto di governo di 5 Stelle e Lega e la lotta al crimine organizzato

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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 Bisogna dirlo: flat tax, legge Fornero rivista, reddito di cittadinanza sono stati scritti sul contratto di 5 Stelle e Lega. Le promesse sono diventate programma. Il costo: tanti, ma tanti, miliardi. Da dove prenderli? Per Cottarelli, direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale, e dell’Osservatorio italiano sui conti pubblici dell’Università cattolica di Milano (quindi sa fare i conti), un grosso punto interrogativo. Ancora perplessità e punti di domanda per quanto riguarda i rapporti con l’Unione Europea: vanno rivisti patto di stabilità, politica monetaria … Come reagirà Bruxelles? Qualche esponente europeo ha mandato segnali di preoccupazione sui nostri conti. Anche la Francia ha manifestato incertezza per noi. Resta il fatto, per adesso, che le promesse in campagna elettorale, sono state scritte nel contratto. Bisogna dirlo: discutere i diversi punti del contratto è stato un fatto nuovo della politica italiana e va a merito di chi, Leghisti e Pentastellati, ha attuato tale svolta. Poi si è parlato di organigramma e i due leader, Di Maio e Salvini, hanno fatto un passo di lato per la candidatura a premier, indicando al Colle come presidente incaricato Giuseppe Conte, non eletto, professore ordinario di Diritto privato. Perplessità sul suo curriculum da parte di qualche media Usa, rimbalzate su quelli nazionali. E’ partito il totoministri. Secondo l’art. 92 della Costituzione “IL Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Nel momento in cui preparo il pezzo, Mattarella si è preso un giorno di riflessione; incontrerà i presidenti delle due Camere per un colloquio sulla situazione politica ed economica. In continuo contatto con Draghi, è preoccupato per il rialzo dello spread, i conti pubblici e “i messaggi” negativi nei confronti dell’Italia da parte di alcune agenzie di rating (Fitch). Considerate le fibrillazioni in corso, il Capo dello Stato vuole ministri competenti ai ministeri chiave (Esteri, Interni, Tesoro, Economia…). Il contratto è stato votato positivamente nella piattaforma Rousseau dagli iscritti pentastellati e nei gazebo da leghisti e cittadini. Entrambi i leader giallo-verdi si sono mostrati soddisfatti per la partecipazione. Per come eravamo messi, è già un risultato positivo non tornare a votare a luglio. Adesso ci sarà l’organigramma e sarà il momento dei ministri. Spero che il futuro capo del ministero degli Interni non sia full immersion nel problema immigrazione, occupato 24 ore su 24 a far rimpatriare 500 mila immigrati irregolari o nella costruzione dei centri d’accoglienza temporanei; ci sono anche altri problemi da affrontare. Tra i più preoccupanti il crimine organizzato.

Per quanto riguarda il punto 12 del contratto, al paragrafo riguardante il contrasto alle mafie, laddove afferma: “bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi (…) con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico-mafioso”, rimando a quanto già scritto in precedenza sia on line sia nel cartaceo. Affronterò la seconda parte della tematica, relativamente agli “strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita”, per esempio soldi e ricchezze in genere della ‘ndrangheta in Calabria, in Italia, in Europa e nei Paese extraeuropei. Gratteri in Infinito crimine ha fatto vedere a tutta l’Italia la gravità del fenomeno delinquenziale organizzato. Alcune integrazioni e contributi rispetto a ciò che è scritto in merito nel contratto. Da Fiumi d’oro, una delle ultime pubblicazioni di Nicola Gratteri e Antonio NIcaso, un’informativa dei Carabinieri di Imperia: “Per lungo tempo si è faticato a comprendere che la mafia non era un fenomeno presente e confinato nel Sud Italia, ma che sotto altre forme stava colonizzando e colpendo il tessuto sociale anche al Nord, ove imprenditori e politici senza scrupoli avevano deciso di barattare il senso dell’onore e della giustizia con un facile successo”. Le indagini della Guardia di Finanza sui fiumi d’oro dell’infinito crimine organizzato: “In Italia il denaro riciclato supera abbondantemente il 10% del Pil ed è stimabile in 170 miliardi di euro l’anno (75 dei quali sottratti al fisco)”. E Gratteri e Nicaso citano Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene): “L’unica vera misura dei delitti è il danno fatto alla Nazione”. Altro virgolettato, i fiumi d’oro investiti nell’economia legale mondiale con il fondamentale apporto della zona grigia: “[La ‘ndrangheta] senza i professionisti del riciclaggio farebbe una fatica enorme a investire nell’economia legale gli ingenti profitti della droga, del traffico d’armi e della corruzione”. Ecco cosa succede nel mondo: “L’economia criminale si regge sul riciclaggio. Lo riconosce anche l’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, secondo il quale i flussi di denaro riciclato ogni anno oscillano tra il 2 e il 5% del Pil globale, 1000-2000 miliardi di dollari”. Le pagine finali del libro: “Quando creano ricchezza, le mafie alterano il costo del denaro [e] anche le regole della libera concorrenza (…). Mentre gli imprenditori onesti comprano il denaro dalle banche, i mafiosi lo incassano con la vendita di droga, con le estorsioni, con le truffe”. Per colpire il crimine organizzato in Europa Gratteri e Nicaso suggeriscono: “Innanzitutto bisognerebbe eliminare le asimmetrie normative, omologare i codici”. Fare leggi europee efficaci come quelle italiane e sviluppare capacità investigative coordinate tra i diversi Paesi del Vecchio continente. Altro che fuori dall’Ue; dentro l’Europa fino in fondo per un contrasto comunitario alla criminalità organizzata: “[Per combattere il crimine organizzato] è indispensabile un’azione concertata a livello internazionale, perché il problema [‘ndrangheta] non appartiene ad un solo Paese”. E’ carente la volontà politica in Europa dove “i paradisi normativi sono più frequentati di quelli offshore. Il denaro sporco è una minaccia insidiosa per il sistema economico mondiale (…). La confisca internazionale, che sulla carta esiste, in realtà non funziona”. La chiusa del libro: “Il tempo delle parole è finito”. Buon lavoro ai futuri ministri degli Interni e di Giustizia.

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