La conquista della parità di genere nel mondo, in Italia e a Lamezia

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pino_gull.jpg

Venerdì scorso, a Lamezia, nella sala di Palazzo Nicotera iniziativa del circolo Pd Primerano sulla parità di genere con la senatrice Doris Lo Moro e Tonia Stumpo del Coordinamento donne di Crotone. Significativo il tema: “Se non è paritaria non è democrazia". La riforma delle leggi elettorali. Uditorio qualificato di donne, uomini, politici e amministratori. Numerosi e pertinenti gli interventi. A riprova che quando si affrontano argomenti sentiti dalla cittadinanza la partecipazione non manca. Non solo a Palazzo Nicotera si è discusso di genere. Abbiamo girato lo sguardo verso Roma per osservare oltre la nostra Città. Ci siamo accorti che Renzi vuole farsi perdonare (a noi sembra così) e dimenticare la protesta trasversale in bianco delle deputate in occasione della bocciatura dell’alternanza di genere obbligatoria nelle liste elettorali. E allora capolista donne per le prossime elezioni europee. Alessia Mosca nella circoscrizione Nordovest; Alessandra Moretti nel Nordest; Simona Bonafè al Centro; Pina Picierno al Sud; Caterina Chinnici nella Circoscrizione delle Isole. E per le nomine nelle grandi aziende equilibrio paritario. ENI: Emma Marcegaglia, presidente, amministratore delegato Claudio Descalzi; ENEL: Patrizia Grieco, presidente, Francesco Starace, amministratore delegato; Poste Italiane: Luisa Todini presidente, Francesco Caio, amministratore delegato. Abbiamo attraversato i confini nazionali e siamo andati a vedere nel mondo. Al Lincoln Center di New York quinto appuntamento di “Women in the World”, donne protagoniste dell’intero pianeta. Leggiamo su La Stampa che è stato consegnato la sera prima all’Onu il Dvf Award, premio prestigioso attribuito annualmente ad alcune donne eccezionali per il lavoro, il coraggio nel lottare per esistere. “Donne capaci di trasformare la loro lotta in leadership”, ha detto Diane Von Furstenberg, stilista internazionale. Durante la manifestazione Tina Brown, giornalista vincitrice del premio Pulitzer, ha intervistato Samatha Power, l’ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, la più giovane. Citiamo tra le altre, Hillary Clinton, ex Segretario di Stato degli Usa; Cristine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, la cantante pop Ruslana, in prima fila nella protesta di Kiev. Solo tre esempi a diverse latitudini a significare che le luci della ribalta sono sempre accese dalle nuove interpreti del Terzo Millennio. Eppure la donna fa fatica ancora ad entrare nella politica maschilista italiana. Addirittura il lessico è retrogrado. Dicono “quote rosa” con l’aiutino maschilista dei segretari e dei comitati ristretti dei partiti costituiti, quasi sempre, in maggioranza da  maschi.

E poi il linguaggio usato è tipico della prima  e anche della cosiddetta  seconda repubblica. Si diceva e si dice per quell’assessore, ministro, presidente di ente “in quota Dc, Psi, di quella corrente…”. Bisognerebbe andare al di là delle “quote rosa” acquisendo l’etica del merito. Per dimostrare l’arretratezza della politica italiana, maschilista più che altrove, questa volta andiamo a rileggere La democrazia che non c’è di Paul Ginsborg, già prof. all’Università di Cambridge, oggi docente di Storia dell’Europa contemporanea nella Facoltà di lettere di Firenze. Lo studioso anglosassone ritorna a due secoli fa citando un opuscolo di John Stuart Mill, uno dei massimi esponenti del liberalismo, appunto The Subjecton of Women, tradotto in italiano da Rizzoli con il titolo L’asservimento delle donne. Si trova facilmente l’edizione tascabile della BUR che contiene le altre due opere famose: La libertà e L’utilitarismo. A pag. 56 de La democrazia che non c’è Ginsborg riporta un passaggio significativo e ancora oggi attuale che noi abbiamo abbreviato in tal modo: “Ma la virtù vera degli esseri umani è quella di saper vivere insieme come degli eguali (…) e di preferire (…) un tipo di associazione di individui che consenta alternanza e reciprocità nel guidare ed essere guidati”. Nella parte terza del saggio, al secondo paragrafo (pp.114-126), lo storico anglo-italiano affronta il tema in questione con un titolo importante: Democrazia e genere. Dà la sua definizione di “genere”, inteso come “la rappresentazione della differenza, consolidatasi nel contesto storico del predominio maschile”. Ritorna a Mill (a due secoli fa) per evidenziarne la modernità: “Il principio che regola gli attuali rapporti sociali tra i due sessi - la subordinazione dell’uno all’altro sancita per legge - è un principio scorretto in sé [e…] andrebbe sostituito con un principio di assoluta uguaglianza da non ammettere alcun tipo di potere o privilegio per una delle due parti”. Così scriveva nell’Ottocento a proposito della subordinazione giuridica delle donne agli uomini. Solo negli anni ’70 del secolo scorso Francia e Italia hanno abolito, con la riforma del diritto di famiglia, l’obbligatorietà del capofamiglia maschio. Concludiamo per non sforare ulteriormente con Martha Nussbaum, filosofa statunitense che ha pubblicato Diventare persone, ed. il Mulino, in cui vengono elencate le virtù morali tipicamente femminili quali altruismo, indole pacifica, pazienza e inclusività a livello quotidiano [e] certe capacità morali a intuire i bisogni degli altri e a rispondervi con intraprendenza. Se la politica sarà in grado di trasporle nella sfera pubblica, assisteremo (anche noi maschi) ad una rivoluzione mai vista prima. La politica del Terzo millennio avrà le capacità per compiere un’operazione di tale portata?.
                                                                                                                                             

© RIPRODUZIONE RISERVATA