Mezzogiorno Calabria e … meridionalismo

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Gli ultimi rapporti Svimez e di Bankitalia, i dati Istat e del Censis relegano la Calabria all’ultimo posto. Non riusciamo a risalire la china; non c’è verso. In attesa del “Master Plan” e dei “Patti per il Sud”, torna, quindi, attuale il discorso sul meridionalismo per cercare le ragioni dell’impasse cronica della nostra Regione. Qualche tempo  fa è stato presentato a Montecitorio “Sud, vent’anni di solitudine” di Giuseppe Soriero, nuova edizione Donzelli 2015. La presenza di politici importanti e grandi firme della stampa nazionale dimostrano l’attenzione che è stata data all’appuntamento. In precedenti occasioni, politici, giornalisti e studiosi hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto dallo studioso che ha un curriculum politico ricco: deputato dell’Ulivo, sottosegretario nel governo Prodi, presidente del Comitato interministeriale per lo sviluppo dell’area portuale di Gioia Tauro, consigliere a Palazzo Chigi come esperto di cooperazione culturale nel Mediterraneo, componente del comitato di presidenza della Svimez. L’opera nasce dall’esigenza di cercare una via d’uscita alla “solitudine” dopo la chiusura della Cassa per il Mezzogiorno circa due decenni fa. Due fallimenti: prima e dopo l’intervento straordinario. Nel ’93 venne pubblicato “Dopo l’intervento straordinario”. Soriero, nell’introduzione riporta una frase significativa di Sergio Zoppi, l’allora presidente del Centro di formazione e studi per il Mezzogiorno (Formez): “La lunga agonia dell’azione meridionalista”. Era la fine della Cassa per il Mezzogiorno istituita nel 1950. Le forze politiche riformiste dei primi anni ’90 si proponevano di iniziare un nuovo percorso “per abbattere lo spreco di risorse e il clientelismo”. Altri passaggi nel libro riguardano linguaggio e contenuti prevalenti ancora oggi: “Da questa situazione [venutasi a creare dal trasferimento delle risorse]ha tratto vantaggio una classe politica corrotta che ha fatto del dominio sul denaro pubblico il suo prevalente strumento di potere”. Anche allora si parlava dei vent’anni precedenti, dal 1970 al 1990: “la politica delle grandi opere pubbliche (…) ha sostituito la politica degli interventi produttivi”. Diventarono protagonisti “i mediatori della politica” che avevano dalla loro i reticoli politico-burocratici con debole capacità imprenditoriale. Per costoro era importante avere finanziamenti per proprio tornaconto in cambio di consensi ai partiti. In questo processo s’inserirono la delinquenza organizzata e i comitati d’affari. Parti della politica, alla ricerca di voti, ne rimasero colluse. Si doveva voltar pagina.

Come si caratterizzò invece la politica nel prosieguo degli anni? In un saggio dello stesso Soriero su “Nuove lettere meridionali”, pubblicato due anni fa, quasi ad introdurre la prima pubblicazione di “Sud, vent’anni di solitudine”, il titolo è una domanda, “E’ stato giusto chiudere l’intervento straordinario?”, e genera riflessioni. Nelle prime pagine citazione vichiana con un altro interrogativo e tornano i vent’anni, quelli successivi all’intervento straordinario: “Historia se repetit? Vent’anni dopo si continua a registrare una sostanziale difficoltà del Sud nell’utilizzo dei fondi sia nazionali che europei”. Viene sottolineato la diffusione del potere mafioso da Sud  a Nord. E ancora interrogativi: “Le Regioni meridionali potranno finalmente recuperare l’eccessivo ritardo finora accumulato nell’avviare il ciclo 2007-2013 di utilizzo?”. Le risposte, per adesso teoriche, vanno: “dalla realizzazione delle indispensabili infrastrutture, allo sviluppo dell’innovazione delle imprese, alla piena valorizzazione del capitale umano”.

E anche in “Sud, vent’anni di solitudine” la storia si ripete. L’autore evidenzia, in una intervista, la replica, ahimè come negli spettacoli, degli errori commessi in passato, prima e dopo l’intervento straordinario, quando non c’era programmazione né spesa adeguata o addirittura mancanza di spesa: “Noi dobbiamo riformare lo Stato al centro e sul territorio, nei ministeri a Roma e nelle regioni del Mezzogiorno perché il capitolo IV del mio libro dal titolo Luci e ombre della coesione territoriale  ricostruisce dal 2007 al 2013 tutte le tappe dell’utilizzo dei fondi europei (…) In parte i finanziamenti non sono neanche impegnati, non vi sono progetti validi selezionati e si comincia a dire che se entro il 2015 non saranno rendicontati questi finanziamenti, la Calabria potrà perdere qualche miliardo  di euro (…) C’è un problema che riguarda la qualità delle classi dirigenti”. Il discorso torna alla capacità di fare buona politica e alla voglia di intrapresa delle classi dirigenti  meridionali. A proposito dei Fondi europei del programma regionale 2007-2013, Oliverio ha già dichiarato: “Stiamo lavorando senza sosta e credo realizzeremo l’obiettivo di spendere tutte le risorse disponibili entro il 31 dicembre”. Speriamo vivamente che ciò avvenga e, nel contempo, si definiscano i “Patti per il Sud” (entro Natale). Sennò dovremo aspettare altri venti anni … anche questi in “solitudine”.

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