Papa Francesco tra i protagonisti della diplomazia internazionale

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgA Papa Bergoglio era stato dedicato, con affetto laico, un pezzo sul blog online l’8 ottobre scorso (“Papa Francesco e guerre di religione nel XXI secolo”), quando è andato in Albania. Un mese dopo l’avevamo citato, sempre online, come tra “i nostri politici più lucidi” (Blog 20-11 “I penultimi contro gli ultimi …”), a proposito dei suoi appelli al dialogo interetnico. Rinnoviamo il nostro interesse per Sua Santità perché non finisce mai di stupire per ciò che concerne la capacità di comprendere e di avviare a soluzione problematiche locali, nazionali, del mondo. Pure all’interno della Curia romana. Questa volta l’abbiamo osservato  con grande soddisfazione  operare efficacemente in Medio Oriente e oltre Atlantico. In occasione della  visita ad Istanbul, è stata sottolineata dall’Ansa la sua estrema sensibilità verso il dialogo interreligioso con l’Islam e per l’unità delle chiese cristiane. I servizi giornalistici  televisivi, nazionali ed esteri, hanno messo in prima pagina il Vescovo di Roma in adorazione alla Moschea Blu, mentre il Gran Mufti, la più alta autorità sunnita locale, spiegava i versetti del Corano. Le sorprese non sono finite. Nella Chiesa  patriarcale al Fanar (denominazione del Patriarcato dal nome del quartiere storico di Istanbul), dopo la preghiera, i due massimi rappresentanti della Chiesa cattolica e di quella ortodossa, Francesco e Bartolomeo si sono abbracciati come fratelli. Di più. Francesco ha chiesto a Bartolomeo la benedizione per Sé e per la Chiesa di Roma. Ha esortato  il Patriarca ortodosso per essere benedetto, un atto di umiltà e di purificazione. In quel momento i fedeli di entrambe le confessioni cristiane, che assistevano alle celebrazioni liturgiche, si sono alzati in piedi, quasi di scatto, consapevoli dell’importanza del gesto papale. Vicinissime, nell’istante del rito, le due comunità di credenti in Cristo. Già in precedenza Bartolomeo aveva partecipato alla Messa celebrata da Francesco nella Cattedrale cattolica dello Spirito Santo, dove   sono stati ricordati  alla stampa gli incontri “per la preghiera di pace con i presidenti  di Israele e di Palestina”. Insomma, la politica del dialogo e dell’unità in ambito religioso e politico. Per dirla in breve, Chiesa e Moschea si sono avvicinate per porre una barriera di fratellanza contro il pericolo jihadista e dell’Isis.

E ancora. Il Papa argentino di famiglia piemontese, ha pensato pure al Centro America. Già da tempo nei suoi pensieri, ha continuato il percorso sulle tracce di Giovanni Paolo II (Wojtyla) e Benedetto XVI (Ratzinger). E sono arrivati i risultati. Riconoscimenti e ringraziamenti da  Obama e Raul Castro, per essere stato determinante nel disgelo tra USA e Cuba.  I due Capi di Stato hanno espresso la loro gratitudine  all’uomo “esempio per il mondo”. Papa Francesco  ha fatto il più bel regalo di questo Natale all’umanità in un momento così difficile. Secondo noi, tra i possibili  candidati al Nobel per la pace (in pole position).  Sono stati necessari  18 mesi di trattative. Ormai leader  indiscusso  nel mondo per quanto riguarda la coesistenza pacifica tra i popoli, Papa Bergoglio si è mosso di concerto insieme ad Obama e Raul Castro, al riparo dai riflettori. Con lui una squadra di diplomatici (arcivescovi e cardinali) di prim’ordine: Ortega, Parolin, Stella, Becciu. Nel marzo scorso, il presidente degli Stati Uniti, in visita ufficiale a Roma, è andato prima in Vaticano (poi al Quirinale e  a Villa Madama) a parlare, tra le altre problematiche, con Papa Francesco della questione cubana. In seguito due lettere del Pontefice spedite ad Obama ed a Raul Castro. Poi la liberazione nell’Isola caraibica del contractor statunitense Alan Gross e di un agente dell’Intelligence USA detenuto da 20 anni. Tre Cubani detenuti negli USA hanno ottenuto la libertà. Pare che altri prigionieri potrebbero tornare in libertà prossimamente. C’è ancora molta strada da fare. Obama dovrà ottenere il via libera dal Congresso. Ma  rappresenta un buon inizio nella prospettiva di una svolta epocale. Dopo 53 anni sarà tolto l’embargo totale verso Cuba, quasi a strangolarla economicamente. In passato soltanto rapporti con l’Unione Sovietica. Dopo il crollo del muro di Berlino e il successivo sgretolarsi dell’URSS neanche quelli. Alcuni anni fa accordi con qualche Paese latino americano. Ma niente d’importante. Nonostante “el bloqueo” (l’embargo degli USA contro Cuba), sono state realizzate nell’Isola una scuola e una sanità fra le migliori del mondo. Purtroppo i problemi economici e sociali sono enormi. Lo stesso Obama ha ammesso che “questi 50 anni hanno dimostrato che l’isolamento non funziona”. Alcuni giornalisti, commentando il fatto di portata mondiale sulla stampa e in televisione, hanno sostenuto che il blocco ha giustificato e involontariamente aiutato il regime castrista. Ammesso e non concesso che sia vero, non hanno detto una novità. Mauricio Vincent, corrispondente a Cuba fino al 2011 dell’ autorevole quotidiano spagnolo El Pais, scriveva  nel 2005 su “Micro Omega” riportando il concetto di rivoluzione di riflesso di Jean Paul Sartre: “la rivoluzione si è radicalizzata a causa del faccia a faccia con gli Stati Uniti (…) Per tutto questo tempo, il miglior alleato che Fidel ha avuto ed ha per governare sono stati gli USA”. Altri tempi. Il presente è cominciato in maniera diversa  e positiva. Il futuro sarà ancora migliore. Bei regali di Natale ci ha portato Papa Francesco!

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