Rottamazione continua in un paese bloccato

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gull.jpgA dirla come Renzi, negli ultimi anni ci è sembrato di essere dallo sfasciacarrozze. Dalle dimissioni di Berlusconi da capo del governo, ai tempi dello spread alle stelle e con l’Europa in pressing sull’Italia, fino ad oggi  numerosi e vari i rottamati: ex primi ministri, capi del governo, incaricati a Presidenti del Consiglio, candidati a Presidenti della Repubblica, segretari di partito. In controtendenza Napolitano, Berlusconi e l’alta burocrazia. I due leader sono ritornati protagonisti ed in ottima salute politica. Il primo, alla soglia dei 90 anni, malgrado i continui attacchi e gli improbabili tentativi d’impeachment, interpreta alla sua maniera il secondo mandato presidenziale. E non ci sono precedenti in merito nella nostra Nazione. Il secondo, ultra 70 enne, condannato e con processi in corso, dichiarato decaduto dal Senato, è stato rimesso in gioco da Matteo Renzi come interlocutore obbligato per la nuova legge elettorale e le riforme costituzionali, arrivando all’accordo. Dopo ci sono state le dimissioni di Letta da capo del governo senza passaggi parlamentari, a seguito della sfiducia della Direzione del proprio partito votata a stragrande maggioranza. Il Cavaliere di Arcore ha guidato la delegazione di Forza Italia al Quirinale per il giro di consultazioni finalizzate alla formazione del nuovo  esecutivo. Oltre al personale politico di cui sopra, nel recente e meno recente passato, rottamati, o almeno ridotti al lumicino, vari partiti. Ne ricordiamo alcuni per tutti gli altri: Scelta civica si è spaccata; i politici di Unione di Centro in diaspora; Italia dei Valori ai minimi termini. E dove sono andati a finire i Verdi, Rifondazione comunista, Partito dei comunisti italiani, Udeur? Dispersi, in percentuali minime o sottotraccia. Soltanto comparsate sporadiche dei loro fantomatici leader. Per il resto fuori dalla scena politica che conta.

Fa eccezione Forza Italia, tornata a nuova vita ad opera del rigenerato Cavaliere di Arcore. In mezzo a questi ferri vecchi dismessi, (ma con le dovute eccezioni), qual è lo stato di salute del Pd? In continuo restyling e con relativo belletto dagli anni ’90 fino ad oggi, ha mutato più volte nome: Pds, Ds, Pd. I soliti cattivissimi commentatori della carta stampata sono del parere che sia stato anch’esso rottamato. Insomma solo nominalmente permane Partito democratico, nella sostanza è ormai il partito di Renzi. Riteniamo che un’osservazione del genere sia alquanto riduttiva, fermo restando  qualche margine di verità percepita, per esempio, nella lotta per il potere, nell’ambizione smisurata, confessata pubblicamente dal leader fiorentino, sia pur con sfumature di significato: ambizione nel cambiare in meglio l’Italia. La realtà degli ultimi decenni ha una complessità che sovrasta i desideri dei singoli individui, anche di quelli che sembrano primattori dei mutamenti della società. A tal proposito può essere utile l’esperienza  delle primarie. Messe in campo come rimedio alla sfiducia verso i partiti e la politica in genere, hanno creato partecipazione democratica diffusa (milioni di votanti) e legittimazione immediata di leader come Prodi e Veltroni, ma non di lunga durata. Ahinoi, sono stati rottamati, non da “killer”, bensì dalle vicende politiche, partitiche, parlamentari. Bersani, prima vincente, poi perdente; dalle stelle alle stalle con il popolo delle primarie cangiante negli appuntamenti con l’urna. Rottamato dai fatti della politica che, naturalmente contengono anche gli errori di valutazione del singolo. Insomma le primarie, i cui effetti mediatici non sono di poco conto, hanno reso protagonista un elettorato che non è riuscito a cambiare in positivo la politica. Adesso sulla scena sono rimasti il rinato Berlusconi, Renzi  e… i nuovi arrivi di altra provenienza, Casaleggio e Grillo, a “curare” i pentastellati. Leader tutti extraparlamentari, anche se a malincuore da parte di qualcuno. Che faranno? Si spera tutto il bene possibile per l’Italia e le istituzioni. Ne hanno tanto bisogno. Le aspettative sono verso Renzi, ben visto dal primo potere (economico) e dal quarto potere (mediatico) che sono stati gli altri rottamatori del governo Letta. E adesso? L’elettorato può attendere, sostengono in molti. Altri dichiarano di essere pronti per andare al voto. Ma non avevano detto che avrebbero fatto la legge elettorale in quattro e quattr’otto?... Si va verso?
                                                                                    

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