Il Lametino 198: Delitto Ciriaco, c’è una traccia che passa per Roma

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Lamezia Terme - Sono tanti i casi irrisolti a distanza dagli avvenimenti. Si spera che con i successi attuali degli inquirenti nella lotta contro i clan ‘ndranghetistici lametini, qualcosa emerga dal passato e si faccia finalmente luce sui delitti rimasti insoluti. “Il Lametino” ha deciso di riproporre queste storie, rimaste misteriose, ricordando i fatti, il contesto e intervistando persone – parenti o esterni – legati a questi eventi. Uno di questi riguarda l’assassinio di Torquato Ciriaco, commesso il primo marzo 2002, che trattiamo in questo numero (il 198, da sabato in edicola). Le indagini sono ancora in corso, nel frattempo sono passate da un procuratore ad un altro, ma undici anni dopo ancora non c’è alcuna verità. L’inchiesta contiene una intervista alla vedova Ciriaco, l’avvocato Giulia Serrao; un intervento di Angela Napoli, parlamentare dal 1996 sino al 2013, che presentò una interrogazione parlamentare sullo stato delle indagini;

i verbali con le confessioni di Angelo Torcasio, che racconta quanto gli disse sull’omicidio un suo conoscente, e quelle di Giovanni Governa, che è stato collaboratore di giustizia e che visse in prima persona il periodo in cui fu assassinato l’avvocato Ciriaco; uno stralcio della sentenza del TAR in cui si rigettava il ricorso dell’allora sindaco di Lamezia avverso allo scioglimento del consiglio comunale e in cui tra i motivi del rigetto si parla dell’uccisione di Ciriac ; un breve estratto di un libro su e di Genchi, noto informatico che lavorava da tecnico con le forze dell’ordine facendo le analisi dei tabulati delle intercettazioni;

la lettera-appello che l’avvocato Serrao inviò al presidente della Repubblica, chiedendo che finalmente fosse fatta luce sulla morte di suo marito Questo il quadro generale dell’inchiesta. In particolare, nell’intervista, l’avvocato Giulia Serrao parla di due fatti nuovi rispetto a quanto venne ipotizzato nei primi tempi: un bigliettino da visita di un noto avvocato di Roma, chiaro nelle parole ma criptico nel significato e una ipotesi che sposterebbe la causa del delitto dall’attività legale della vittima a quella imprenditoriale.

In questo numero ospitiamo anche un intervento di Salvatore Vitello, ex procuratore di Lamezia e attualmente vicecapogabinetto vicario del ministro della Giustizia. Il magistrato, che è rimasto molto legato a Lamezia, scrive della prima sentenza “Medusa”, sottolineando come le condanne rappresentino la validità dell’intero impianto accusatorio, frutto della perfetta sinergia tra magistratura e forze dell’ordine. Un’altra inchiesta riguarda il piano d’intervento della Protezione civile in caso di terremoto in zone d’Italia. Noi pubblichiamo la parte riguardante il territorio lametino. Seguono le consuete rubriche, dalle recensioni dei libri a quelle storiche e artistiche. Buona lettura.

                                                                           b.not.

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