Non può essere ovviamente caricata tutta sulle spalle del povero Tommaso Sonni la clamorosa sconfitta del centrosinistra al Comune di Lamezia. Anzi. Piuttosto egli incarna una sorta di agnello sacrificale, immolatosi sull’altare di una politica litigiosa e frammentata, autoreferenziale come non mai, figlia di anni e anni di battaglie sotterranee per il potere e culminate, giustamente, nella sonora bastonata che gli elettori lametini hanno loro inflitto. Una riflessione, pero’, nasce spontanea su come ormai le primarie assurte a simbolo salvifico da parte del Pd e dalla sinistra tutta sono ormai una pallida foglia di fico dietro cui mal si nascondono la mancanza della politica oltreche’ dei partiti e l’abbandono di gruppi dirigenti qualsivoglia per assolvere ad un compito che invece spetta ancora alla politica e a quei gruppi dirigenti, se e quando rinasceranno.
Le primarie di Lamezia insegnano, in questo senso, qualcosa: e’ pur vero che senza il passaggio delle primarie il centrosinistra non sarebbe nemmeno arrivato al ballottaggio di domenica (numeri alla mano si arriva a questa conclusione), dove sarebbe stato campo aperto per la vera disfida di questa campagna elettorale, cioe’ tra Ruberto e Mascaro. Ma e’ anche vero che quelle primarie non sono servite a colmare la voragine che si era creata dentro il Pd lametino. Il commissario Soriero ce l’ha messa tutta ma non poteva farcela e qui entrano in gioco i livelli provinciali e regionali di quel partito che hanno praticamente rinunciato, tranne un paio di comparsate, a giocare la partita Lamezia. Come se si trattasse di un’elezione eguale a quella – per dire – di Girifalco o Davoli. Con Lamezia la sinistra ha perso un balurado da almeno 20 anni a questa parte e ci aspettiamo, pertanto, una riflessione seria e rigorosa. Dal Pd ma anche da Sel, dai Movimenti civici, dalle associazioni, etc etc. Il resto lo lasciamo al lavoro del neosindaco: tanti auguri avvocato Mascaro!
(fv)
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