La Vigor Lamezia di Claudio Ranieri sul giornale britannico “The Guardian”

the-guardian3.jpgDa sinistra a destra: il medico sociale Menniti, l'attaccante Russo, Antonio Gatto, Mimmo Perri, Claudio Ranieri e Francesco Gigliotti


Lamezia Terme - Proprio in una delle sue stagioni più tribolate ed umilianti, e non certo per colpa di staff tecnico e giocatori, la Vigor Lamezia finisce addirittura sulle prestigiose pagine del quotidiano inglese “The Guardian”. Il motivo sta nella invece trionfale annata che sta vivendo il “piccolo” Leicester di Claudio Ranieri in Premier League. La festa, nella cittadina inglese della regione delle Midlands Orientali, potrebbe già scoppiare domenica, con due giornate di anticipo, in virtù dei 7 punti di vantaggio in classifica sul Tottenham, ovvero il più immediato inseguitore. In caso di vittoria dei Foxes in casa del Manchester United, la matematica consegnerebbe lo storico titolo ai ragazzi guidati da colui che iniziò la carriera di allenatore proprio a Lamezia, sponda biancoverde, nella lontana stagione 1986-87.  Ma le possibilità in favore del Leicester non si fermano qui: Ranieri potrebbe portare a casa il primo posto in campionato anche in caso di pareggio (se il Tottenham perde o pareggia contro il Chelsea) o, addirittura, pure in caso di sconfitta (qualora anche gli Spurs incappassero in una battuta d’arresto). Le varie tappe del Ranieri allenatore sono state riassunte, attraverso le testimonianze di suoi ex calciatori, dal giornalista Paolo Bandini, che nei giorni scorsi ha contattato la redazione de Il Lametino.it, compreso chi vi scrive, per avere ragguagli e contatti con protagonisti dell’epoca. Come noto, l’esperienza vigorina dell’allenatore romano durò soltanto sei mesi, visto che lasciò la squadra a dicembre, prima in classifica ed ancora imbattuta, poiché di fatto “sfiduciato” dal blocco napoletano della squadra. 

Claudio Ranieri: un uomo gentile e di principi, sull'orlo dell’immortalità.  Questo il titolo, tradotto alla lettera in italiano, dell’articolo in questione, uscito oggi, venerdì 29 aprile, sul quotidiano fondato a Manchester nel 1821. Fabio Fraschetti, elegante libero di quella Vigor che avrebbe poi vinto nettamente il girone I dell’allora campionato Interregionale, al The Guardian ha ricordato come Ranieri soleva presentarsi ogni martedì agli allenamenti con un fascio di giornali sotto il braccio, commentando gli eventuali voti insufficienti  presi dai suoi giocatori. “Non lo faceva per metterci in imbarazzo – svela tuttavia Fraschetti – bensì per sdrammatizzarci su, facendo intendere che non aveva importanza. In pratica, trasformava le recensioni negative in qualcosa di positivo”. Scendendo nei dettagli, l’attuale allenatore del Cuneo in Lega Pro spiega come Ranieri si dimostrò subito un innovatore a livello tecnico-tattico. “Portò la marcatura a zona, modo di giocare allora ancora poco praticato, a Lamezia ed usava molto la psicologia dello sport”.

Fraschetti racconta pure le cause che portarono il buon Claudio a gettare la spugna.  "In quel frangente c’era un agente molto vicino al presidente, dato che aveva portato in biancoverde un gruppo di giocatori della sua scuderia. Ranieri non volle curarsi di questa situazione e continuò a schierare chi secondo lui meritava di giocare. Il che portò ad attrito e momenti di tensione. Così, alla fine , si è dimesso".

Il cronista italo-inglese scrive quindi di un Claudio Ranieri uomo di principi, che parla in modo schietto guardando sempre negli occhi i propri calciatori. Un manager che tratta tutti allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che si tratti di un ragazzino appena approdato in prima squadra o di un veterano.Proprio a quest’ultimo concetto si riaggancia la testimonianza di Antonio Gatto, attuale trainer della Vigor Lamezia, che nell’estate-autunno del 1986, nonostante avesse appena sedici anni, fu lanciato in prima squadra proprio da Ranieri, che stravedeva per quel ragazzino dai folti e ricci capelli. "Dal primo giorno, - racconta Gatto al The Guardian -  mi ha trattato come se fossi molto più esperto della mia età. Mi parlava con lo stesso tono e linguaggio usati verso i senatori della squadra, e non si faceva alcun problema a gettarmi nella mischia. Tenete presente, tra l’altro, che per giocare allora avevo bisogno ogni volta di una firma dei miei genitori proprio perché giovanissimo".

Ferdinando Gaetano

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