E’ passata la bufera?

Scritto da  Pubblicato in Tonino Iacopetta

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Bene, da più di un mese si sono concluse le elezioni politiche che non hanno portato ad alcun risultato, benché il povero Bersani le abbia tentate tutte per convincere l’energumeno Grillo, mettendo da parte anche ogni dignità, come ha fatto osservare un valente politico della stesso Partito Democratico, come l’on. De Luca, ex grande sindaco di Salerno e ora parlamentare. Vedremo che succederà, saggi o non saggi; ciò che io voglio, non solo per l’Italia ma sopratutto per la mia città, è che vengano pagate alle imprese, che hanno lavorato per le istituzioni, le loro spettanze in modo tale che si possa riprendere a lavorare ed assumere. A parte il fatto che la grande rivoluzione promessa dall’Energumeno si è risolta in una bolla di sapone, tanto è vero che i nuovi parlamentari (si fa per dire) grillini si sono ridotti lo stipendio di sole duemilacinquecento euro su un totale netto di quattordici mila mensili; a parte questo, se non altro a qualcosa il “grillastro” è servito: a fare capire in politica che molto deve cambiare. Prendiamo il caso dell’U.d.c., ne parlo perché sono stato invitato qui in Calabria, ai vari comitati riunitisi (dopo il fallimentare voto) compreso l’ultimo e più importante comitato regionale. La bufera è passata da poco e ha lasciato molte macerie, ma come ogni bufera ha portato danni ma anche voglia di ricostruire.

Quello che è vero per l’U.d.c. è altrettanto vero per altri Partiti colpiti dalla valanga grillina. Ricostruire, ma come? Per quello che si è visto in Calabria, e qui in provincia di Catanzaro dove l’U.d.c. ha messo a  capo gente come Franco Talarico, le cose si mettono bene e può partire proprio dalla Calabria la rifondazione del partito, chiarendosi le idee. Il Partito, a mio avviso, lo dico da osservatore esterno, deve riappropriarsi dei suoi valori fondanti, che sono principalmente quelli cristiani e riformatori, come vuole indicare un Papa francescano nello spirito, come l’attuale. Riaccostarsi ai poveri e agli afflitti, ridare alla politica il suo significato originario, di servizio per la comunità, rifiutare il liberismo economico privo di etica, dare speranza ai giovani e ai giovanissimi che può esistere un futuro anche per loro, dare esempi di lotta al malaffare e alle sopraffazioni e via dicendo.

Insomma, si potrebbe pensare anche a cambiare da Partito in Movimento, un Movimento Cristiano Riformatore. Senza rinnegare del tutto quelli che sino ad ora sono stati le guide nazionali dell’U.d.c., tipo Casini e Cesa, rinnovarsi anche sul piano anagrafico e in base alle capacità dimostrate, come ha fatto un giovane come Franco Talarico. Certo non si può andare ad un Congresso nazionale proponendosi in prima persona, ma bisogna portare avanti un progetto, idee nuove e conferma insieme dei valori più autentici nei quali il Partito (ma questa parola non mi piace più) ha sempre creduto coniugandoli con i nuovi. E’ impensabile che dopo questa “sgrillata” si possa fare politica come prima (e la cosa è valida anche per lo stesso Franco Talarico). E infine un’altra cosa, visto lo spaesamento dei militanti udiccini a cui ho assistito di persona. Siamo di destra, di sinistra, di centro, chi siamo, che vogliamo? Io non credo esistano più rigide categorie, più che di destra e sinistra, in questo nostro mondo globalizzato, si deve parlare di bisogni veri, non più ideologie, ma dare ascolto a quanto viene dal basso, anzi non si sono più livelli, non c’è il basso e poi l’alto della politica, c’è il cittadino, c’è chi rispetta diritti e doveri e la politica la si fa tutti insieme. L’U.d.c. ha la fortuna di avere questi valori nel suo dna a partire da Sturzo, il fondatore del Movimento Cristiano Riformatore che era poi il P.P.I. e poi in tempi più recenti La Pira, i Dossetti e cose via. Questi erano uomini e riformatori radicali, altro che i “grilli” che impazzano oggi approfittando del degrado di tutta quanta la nostra società.

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