Barbanti: escalation violenza a Lamezia, necessario segnale da Stato e Magistratura

barbantii-ok-2016.jpgLamezia Terme - “Una situazione molto complessa a cui lo Stato deve dare una risposta decisa tale da far sentire la presenza delle istituzioni ai cittadini lametini e calabresi”. Questo quanto commentato dall’onorevole Sebastiano Barbanti dopo l’incontro con il prefetto Luisa Latella, sull’escalation di atti intimidatori a Lamezia nelle ultime settimane.

"Le operazioni condotte in questi ultimi anni da forze dell'ordine e magistratura - continua Barbanti - hanno consentito di smantellare i vertici storici dei clan sui territori. Adesso però si assiste ad un fenomeno di rioganizzazione della malavita con il tentativo di creazione di nuovi capibastone - lo dimostra la giovane età dei fermi prontamente realizzati in questi ultimi giorni - che provano a trascinare in questa nuova spirale di barbarie imprenditori, commercianti e cittadini. Ma è proprio in questo momento di debolezza dei clan che lo Stato deve supportare i cittadini facendogli percepire la sua presenza sul territorio con lo scopo di debellare definitivamente il fenomeno mafioso nella nostra terra”.

“Nonostante l’enorme lavoro che le Forze di Polizia portano avanti in situazioni molto difficili, - continua - il loro impegno si scontra con le difficoltà della Magistratura che nonostante la dedizione di Gip e Magistrati non riesce a sopperire all’enorme carico di lavoro in quanto l’organico e’ notevolmente sottodimensionato. Necessari a questo punto, - prosegue - oltre al dovuto ed indifferibile aumento dell'organico degli organi giudiziari, la creazione di sistemi di premialità, come ad esempio il Rating di Legalità, per le aziende che non si piegano alle richieste della ‘ndrangheta e che potrebbe garantire un maggiore accesso al credito se vengono rispettati alcuni criteri che assicurano all’azienda un punteggio che ne accerti la virtuosità”.

“Utile anche il protocollo di intesa ratificato a dicembre tra la Prefettura e Unindustria per replicare sulle aziende private il sistema di "certificazione" antimafia in uso nella Pubblica Amministrazione. Naturalmente tutto questo non può prescindere – conclude Barbanti – da un massiccio investimento su scuola e cultura che deve vedere impegnato il Governo in prima persona, perché i cambiamenti non possono dipendere solo da incentivi di tipo economico. Senza il contributo di un sistema scolastico che sradichi dal profondo la concezione di sudditanza alla mafia e senza gli investimenti in cultura che possano poi creare degli sbocchi lavorativi, difficilmente potremmo assistere ad un reale cambiamento in poco tempo”.

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