Calabria: Proroga scioglimento Consiglio comunale Reggio oggi al Cdm

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Roma - Si discuterà, a palazzo Chigi, la proroga sullo scioglimento del Consiglio di Reggio Calabria. Infatti, il Consiglio dei Ministri, è convocato per oggi alle 12:30 per l'esame del seguente ordine del giorno: Decreto del Presidente della Repubblica: Proroga della durata dello scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria, a norma dell'articolo 143 del DLG n.267 del 2000.

Il Comune di Reggio Calabria era stato sciolto nell'ottobre del 2012 per contiguità mafiose. La Commissione prefettizia che gestisce l'amministrazione scadeva domani, quindi il Consiglio dei ministri di oggi si è riunito per prorogare di altri sei mesi la gestione commissariale, così come era stato richiesto dagli stessi commissari.

Cdm proroga scioglimento Comune Reggio Calabria

Al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali in cui sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto con cui si proroga di sei mesi la durata dello scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria.

Primo capoluogo provincia sciolto per mafia

Il Comune di Reggio Calabria è stato il primo capoluogo di provincia sciolto per mafia. La decisione, presa il 9 ottobre 2012 dal Consiglio dei Ministri per "contiguità mafiose", come spiegò l'allora ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, è stata poi confermata nel novembre scorso dal Tar del Lazio, che ha rigettato il ricorso presentato dall'ex sindaco Demetrio Arena sostenendo che la proposta ministeriale che ha condotto allo scioglimento ha dato "logicamente e adeguatamente conto di fatti storicamente verificatisi e accertati e quindi concreti". Lo scioglimento, come spiegò all'epoca la Cancellieri, riguardò l'amministrazione in carica al tempo, guidata da Arena, e non quella precedente, che era stata guidata dall'attuale Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, che non fu presa in considerazione perché "la commissione - disse il ministro - si è insediata all'inizio dell'anno (il 2012, ndr), quando era già vigente questa amministrazione". A seguito dello scioglimento del Consiglio, la Corte d'appello di Reggio Calabria, ai sensi della legge Severino, nei mesi scorsi ha sancito l'incandidabilità di Arena, nel frattempo diventato assessore regionale alle Attività produttive, e di Pino Plutino (detenuto per concorso esterno in associazione mafiosa), Luigi Tuccio, Walter Curatola, Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Sebastiano Vecchio e Pasquale Morisani, tutti ex amministratori del Comune sciolto.

I motivi che portarono allo scioglimento

Appalti a ditte in odor di mafia; infiltrazioni della 'ndrangheta nelle società miste Multiservizi e Leonia; assessori, consiglieri comunali e funzionari legati da amicizia o vincoli di parentela a boss e pregiudicati: sono alcuni degli elementi che portarono allo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria per contiguità mafiosa. Rilievi che rappresentano la sintesi del lavoro svolto dal gennaio al luglio 2012 dalla Commissione d'accesso antimafia nominata dall'allora prefetto Luigi Varratta e condensati in poco più di 200 pagine dal suo successore, prefetto Vittorio Piscitelli, nella relazione inviata al ministro dell'Interno dell'epoca Annamaria Cancellieri. Un'ampia parte della relazione era dedicata alla situazione delle società miste, la Multiservizi e la Leonia, finite al centro di inchieste giudiziarie per la loro gestione che, secondo gli inquirenti, era di fatto in mano alle cosche della città. Riguardo alle municipalizzate, il gip di Reggio Calabria, nell'ordinanza che portò in carcere, nell'ottobre 2012, il direttore operativo della Leonia e 7 presunti affiliati alla cosca dei Fontana, scrisse: ''Si può ritenere, senza tema di smentite, come le società miste hanno rappresentato uno dei poli di attenzione della 'ndrangheta, finendo con il rivelarsi strumento (l'ennesimo) mediante il quale la criminalità organizzata ha infiltrato (sarebbe meglio, forse, dire l'ha fatta propria) l'economia cittadina. Con la prima aggravante che ciò è avvenuto in un settore, come quello dei servizi pubblici, destinato alla collettività e con l'ulteriore aggravante rappresentata dall'incapacità (a voler essere ottimisti) del socio di maggioranza (Comune di Reggio Calabria) di controllare, nel corso degli anni, cosa accadesse in seno alla società mista''.

Da Scopelliti e ex sindaco appello a voto

La fine del commissariamento del Comune di Reggio Calabria ed il ritorno al voto è stato chiesto, a più riprese nelle ultime settimane, dal governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e dall'ex sindaco Demetrio Arena, e, più in generale, da tutto il Nuovo centrodestra. Il ministro dell'Interno e segretario del Ncd Angelino Alfano, l'8 febbraio scorso, intervenendo ad una iniziativa a Reggio Calabria, aveva detto ai giornalisti: "Ho detto a Giuseppe Scopelliti che su Reggio Calabria valuterò con la massima correttezza e prudenza istituzionale quanto è necessario fare". Lo stesso Alfano, quando era segretario nazionale del Pdl, scrisse la prefazione ad un instant-book di 50 pagine dal titolo ''Reggio Calabria - La democrazia sospesa'', voluto dal Pdl per confutare le tesi di uno scioglimento definito ''ingiusto e scaturito da una relazione fallace, piena di errori, clamorose inesattezze e violente quanto ingiuste accuse a cittadini onesti''. Già all'indomani della decisione del Consiglio dei ministri dal Pdl si era sollevato un coro di critiche e di polemiche. Tanto che lo stesso Alfano, l'11 ottobre 2012, aveva dichiarato che ''il provvedimento assunto dal Governo nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri, riguardo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, penalizza e condanna un'intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte di Paese''.

Commissari chiamati evitare dissesto

Evitare la dichiarazione di dissesto finanziario. E' questo il principale obiettivo della terna commissariale, presieduta dal prefetto Gaetano Chiusolo, che governerà la città di Reggio Calabria per altri sei mesi dopo la decisione di oggi di prorogare il commissariamento dell'Ente deciso nel 2012 per contiguità mafiose. I tre commissari, che nei mesi scorsi avevano chiesto la proroga del loro mandato, hanno già presentato un piano di rientro dal deficit che però è stato bocciato dalla sezione regionale controlli della Calabria della Corte dei conti. I giudici contabili, nella motivazioni della loro decisione, hanno sottolineato, tra l'altro, "l'insussistenza del presupposto sostanziale per l'accesso alla procedura di riequilibrio, essendo riscontrabili gli estremi della più grave situazione finanziaria reclamante l'immediata debita dichiarazione di dissesto finanziario". Per la Corte dei conti, nonostante le indicazioni inserite nel piano di rientro del debito dalla terna Commissariale siano state "rigorose e onerose", con tagli ai servizi anche di tipo essenziale e l'aumento massimo delle aliquote, è comunque insufficiente l'impostazione per il risanamento del bilancio di Reggio Calabria. La terna commissariale potrà adesso ricorrere contro la decisione.

Ex sindaco: "Proroga penalizza città"

"Non vi è dubbio che la prosecuzione della gestione commissariale penalizza la città di Reggio Calabria". Lo sostiene, in una dichiarazione, Demetrio Arena, che era sindaco di Reggio Calabria quando, nell'ottobre del 2012, il Consiglio dei Ministri sciolse il Comune per "contiguità mafiosa". "Avevamo espresso in tempi non sospetti - aggiunge - l'opinione che sarebbe stato meglio andare a libere elezioni, anteponendo gli interessi della città a logiche di natura elettorale. Reggio Calabria avrebbe avuto bisogno di un'Amministrazione liberamente eletta, forte e determinata, capace di affrontare l'emergenza, di completare le numerose opere strategiche incomplete e quelle già finanziate e di governare il percorso della Città metropolitana. L'attuale gestione ha dei limiti evidenti ed i tre commissari che si stanno impegnando allo spasimo sono stati chiamati a svolgere una 'missione impossibile'". "Anche il ministro Alfano - dice ancora Arena - aveva avuto modo di dichiarare che avrebbe preferito la democrazia. Ma le logiche perverse di una legge inadeguata e iniqua hanno imposto una decisione che è stata caldeggiata e perorata dal Pd a livello nazionale nonostante le sporadiche dichiarazioni di facciata degli esponenti locali del partito. Se Alfano non avesse accordato la proroga sarebbe stato tacciato di partigianeria. Oggi certamente qualcuno speculerà dicendo che il ministro non ha avuto a cuore le sorti della città. Tutto ciò rappresenta in maniera emblematica i limiti e la debolezza della politica".

Udc Calabria: "Urgente ridare parola a cittadini"

"E' urgente ridare la parola ai cittadini e ripristinare le ordinarie dinamiche democratiche, soprattutto in città grandi ed importanti del Mezzogiorno come Reggio Calabria - afferma il segretario regionale della Calabria dell'Udc, Gino Trematerra - la mafia si combatte con l'intelligenza investigativa e l'efficienza delle forze dell'ordine ampiamente dimostrate in Calabria, ma anche con l'agibilità delle istituzioni democratiche e la libera partecipazione dei cittadini attraverso organi legittimamente eletti di governo delle città. La proroga di altri sei mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria avrà senz'altro avuto motivi ragionevoli, ma è auspicabile, anzi direi urgentissimo, fare in ogni modo per ridurre i tempi e consentire ai reggini di scegliersi presto sindaco e Consiglio comunale. Una città come Reggio, tra le più simboliche dell'Italia del Sud, non può tollerare oltre questa fase emergenziale di sospensione delle prerogative democratiche".

Imbalzano: "Profondo dissenso su proroga"

"Esprimo profondo dissenso per l'inopinata decisione del Consiglio dei Ministri di prorogare di altri sei mesi il commissariamento del Comune di Reggio. Una determinazione che trovo illogica sul piano dei possibili risultati e che cozza oggettivamente contro i veri interessi della città - afferma, in una dichiarazione, il Presidente della commissione Bilancio, Attività Produttive e Fondi Comunitari del Consiglio Regionale, Candeloro Imbalzano. Dopo 18 mesi di purgatorio si vuole ancora impedire ai cittadini reggini di esercitare il loro sacrosanto diritto a scegliersi amministratori legittimati dal consenso popolare, restituendo la città alla normalità democratica". Tutti coloro che in queste settimane hanno "tifato" per questo provvedimento, che senza alcun dubbio penalizza pesantemente la comunità reggina, saranno chiamati presto a fornire risposte non di comodo alla stragrande maggioranza dei commercianti, degli artigiani, dei piccoli imprenditori e del terzo settore che stanno scontando sulla loro pelle, nonostante il forte impegno della terna Commissariale alla quale va il nostro apprezzamento, questa prolungata paralisi amministrativa. Altrettanto plausibili spiegazioni dovranno fornire alle famiglie reggine che, pur in presenza di poderosi trasferimenti finanziari ancora inutilizzati da parte della Regione, sono sottoposte ad insopportabili livelli di tassazione locale, pur continuando a fruire di servizi del tutto inadeguati. Da parte nostra confermiamo la disponibilità a fornire qualsiasi praticabile contributo in questi ulteriori sei mesi per affrontare alcune delle tante emergenze della città: dall'avvio delle procedure sulla costituenda Zona franca urbana da noi proposta e fortemente voluta, così come sul futuro dei tanti lavoratori delle società miste. Resta il forte rammarico per l'atteggiamento negativo delle forze politiche di centro-sinistra che, per meri interessi di bottega politica anche a causa delle lotte intestine in corso, hanno scelto cinicamente l'opzione di costringere la città a sopportare un ulteriore, prolungato periodo di gravi disagi".

 

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