Crapis (SEL) critico su ultime vicende della sanità lametina

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Lamezia Terme – Riceviamo e pubblichiamo la nota del coordinatore cittadino di Sel, Giandomenico Crapis, critico sulle ultime vicende che hanno riguardato la sanità lametina. “Alcuni recenti fatti accaduti nel settore della sanità locale, anche drammatici, - scrive Crapis - ci offrono lo spunto per ritornare sui suoi problemi, problemi annosi  che il duo Talarico-Scopelliti negli ultimi 5 anni non solo non ha risolto ma ha finito per gravemente peggiorare. Basti un esempio banale: se per avere siringhe o cateteri o altri presidi c’è da attivare un giro tortuoso di autorizzazioni che passa per Soverato e Girifalco  per poi rimbalzare su Lamezia vuol dire che qualcosa non quadra e che qualcuno sta giocando con la salute dei cittadini”.

“La riammissione di Corea in ostetricia – continua - ha riaperto, intanto, la ferita dei primari mancanti, non perché quelli che ne fanno le veci non siano magari all’altezza (e alcuni lo sono) ma perché dopo avere strombazzato ai quattro venti nel 2011 che i concorsi si sarebbero fatti e i vincenti sarebbero stati ‘giovani e preparati’, di tutte queste promesse non è rimasto nulla. I primari sono l’anima di un reparto, in passato ne abbiamo avuti che hanno dato lustro alla sanità lametina, e non investire su guide preparate e capaci è un errore strategico che alla lunga si paga. Lo smantellamento del nosocomio cittadino, è inutile negarlo, è sotto gli occhi di tutti: come se non bastasse nelle prossime settimane andranno via anche Andricciola (Cardiologia), la Mancini (anestesia) e Canepa (neonatologia), un fatto che rischia di rendere più fosche le tinte del racconto sulla sanità lametina”.

“Ed anche il caso recente in ostetricia – aggiunge - di una madre che ha avuto necessità di parecchie trasfusioni, che ha perso il bambino e che rischia la vita, per una emergenza nella quale la disponibilità di sangue è fondamentale, solleva con rabbia la domanda di come sia stato possibile pensare di debellare uno dei centri più qualificati del nostro ospedale come il Centro Trasfusionale. Un presidio che è stato ed è essenziale su un territorio così popoloso come il lametino, cioè una buona metà dell’Asp di Cz, oltre che un riferimento sicuro per l’intera struttura ospedaliera. Anche per questo la richiesta del comitato ‘Salviamo la sanità’ di discutere di ciò in consiglio comunale non solo è sacrosanta e va assolutamente sottoscritta, sperando che i responsabili politici di queste scelte non si sottraggano ancora una volta al pubblico confronto, nella massima assise istituzionale”.

“Di fronte a scelte scellerate di riduzione lineare di posti letto, di chiusura o ridimensionamento drastico di reparti anche importanti, di blocco dei turnover di medici e paramedici, - si legge ancora nella nota - ci si consola o con la risibile difesa di eccellenze come la porfiria che non hanno nessuna ricaduta sulla risposta quotidiana alla domanda di salute, o con i soliti miraggi, come quelli del centro Inail, che ogni tanto riappaiono nel deserto della sanità lametina quando le sete di cure si fa più viva, per poi scomparire nel nulla. E sorprende rispetto a tutto questo la sovrana indifferenza dei responsabili, uno dei quali oggi è condannato a sei anni ma rimane imperterrito al suo posto, forse a governare il disastro: non un sussulto, non un dubbio, non un interrogativo (auto)critico. Il silenzio. Anche di fronte ai numeri, come quelli incontrovertibili che dicono che nel lametino ci sono solo un quinto dei posti letto dell’intera area provinciale e che a Lamezia vengono assegnate solo un quinto delle risorse dell’Asp, Scopelliti e Talarico non fanno una piega.  Anni di denunce, di questioni sollevate, di sollecitazioni fatte con le ‘buone’ o con le ‘cattive’: il risultato è zero, quando non arriva la replica sgarbata del dirigente aziendale alla voce dei malati (leggi risposta Mancuso a Tolomeo). Così non va, caro Talarico. – conclude - E’ bene che te ne rendi conto, magari in un ultimo spasimo di lucidità politica, visto che stiamo parlando dell’ospedale della tua città. Prima che sia troppo tardi”. 

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